I diavoli: la lunga odissea del film maledetto di Ken Russell
Uno sguardo alle vicende che hanno reso I Diavoli di Ken Russell, una delle pellicole più discusse e contrastate della storia del cinema
[quote layout=”big” cite=”Italo Calvino, Le città invisibili]”L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui”[/quote]
L’inferno è in terra e I diavoli di Ken Russell sono tanto terreni da maledire per sempre le sorti di una delle pellicole più discusse e contrastate della storia del cinema, ben prima di arrivare alla 32ª edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove venne accusata di essere volgare, blasfema e inaccettabile mistificazione, faziosa culturalmente e storicamente.
Il ritratto delirante delle distorsioni della politica, della religione e dell’amore, insieme al furore visionario del desiderio maledettamente umano di potere e possesso, tocca l’apice dal talento sovversivo di Ken Russell pagandone il prezzo.
La sua caccia al maligno annidato negli istinti primordiali e incontrollabili nell’animo umano, dedito alla corruzione morale, alla vile paura, estasi mistico-erotiche e il blasfemo abbraccio tra potere religioso e politico, è infatti destinata a far schiumare bocche, sgranare occhi bramosi di sofferenza e un martirio senza fine, anche fuori dal set che si estende ben oltre le scene del film.
L’urlo infernale lanciato dal film all’ipocrita connivenza tra potere politico e autorità spirituali, palesata da eccessi storicamente documentati, amplificato dalle monumentali scenografie di Derek Jarman e della partitura sonora torbida e dissonante di Peter Maxwell Davies, fu costretto a difendersi per anni dagli attacchi avanzati da più fronti, iniziando ben prima dell’uscita ufficiale.
I Diavoli: critica e censura
Le prime controversie londinesi investono il regista al termine della lavorazione del film, girato nei Pinewood Studios, con una cronaca dal set riportata dal quotidiano italiano “La stampa” nel dicembre 1970 che non lesina “resoconti inquietanti” di ragazze nude sul set costrette a simulare “aneliti di lussuria” e inorridite dal fatto di essere state “quasi violentate”, a difesa dei quali lo stesso Russell non esito ad affermare
“Altro che pornografia! È chiaro che il film non ha falsi pudori: mostra con precisione documentaria i mali e le malizie della Chiesa cattolica nel Milleseicento. Ci sono sequenze molto spinte di sesso e di tortura, queste ultime di contorno agli esorcismi cui viene sottoposta una suora. Ma da tutto ciò emerge la figura umana e morale di Grandier, il prete che si oppose alle ambizioni di dominio della Francia di Richelieu.”
Nel gennaio 1971, le prime proiezioni private della copia non definitiva del film ricevono una lista di richieste e tagli dalla Warner Bros e dalla BBFC, il British Board of Film Classification preposto al rilascio della classificazione dei film.
Richieste rincarate da quelle avanzate dalla successiva l’8 aprile 1971 che solo dopo tagli impietosi portarono il BBFC a classificarlo con la X, il divieto di visione più alto allora consentito.
Nel Regno Unito il film esce regolarmente, seppur rifiutato in otto città, tra cui Glasgow, Cambridge e Nottingham; mentre negli Stati Uniti con un sistema di rating molto più rigido, la Warner alleggerisce ulteriormente il film di quasi 4 minuti, senza coinvolgere Russell per evitare che non venga trasmesso.
Il film scelto da selezionatori del calibro di Luchino Visconti, Federico Fellini, Vittorio De Sica e Valerio Zurlini per la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia del 1971, diretta per la prima volta da Gian Luigi Rondi, critico cattolico del quotidiano “Il tempo”, viene proiettato in prima italiana il 28 agosto 1971 e la polemica è istantanea.
Il Centro Cattolico Cinematografico, nelle parole di don Claudio Sorgi insorge con “L’indignazione è duplice: ci sdegnano le immagini, oscenamente blasfeme oltre ogni limite di sopportabilità. Ci preoccupa l’aspetto ideologico, che richiama in modo ambiguo problemi attualmente dibattuti dalla Chiesa quali il connubio con il potere politico o il celibato dei preti. Era indispensabile prendere posizione, dopo aver soppesato le eventuali reazioni in vista della circolazione del film.”
La risposta di Rondi agli attacchi ripetuti, arriverà molto più tardi nel corso di un intervento al “Corriere della sera” nel 1999 e due anni dopo, con un resoconto più dettagliato rilasciato al mensile “30 giorni” diretto da Giulio Andreotti
“Avevo una commissione che selezionava i film composta da persone come Fellini, Visconti, Blasetti, De Sica. Non era facile contraddirli, e così accettai di inserire nella Mostra il film di Ken Russell ‘I diavoli’. Piaceva a tutti, ma sapevo che era un film pericoloso dato che raccontava un episodio di monache indemoniate. Alcuni, sapendo che sono cattolico, colsero l’occasione per mettermi in difficoltà e tentare di togliermi la direzione della Mostra. E così dal laicissimo ‘Corriere della sera’ si gridò allo scandalo. Io venivo messo alla berlina perché, pur proveniente da ambienti cattolici, avevo osato proiettare un film di quel tipo. E si scrisse che il patriarca di Venezia ‘era rimasto sbigottito di fronte al film’. Telefonai subito al segretario del cardinale Luciani, chiedendogli un incontro. Viene fissato per la mattina dopo. Alle 8 il patriarca celebra la messa, e al termine mi si avvicina, mi prende le mani e mi dice: ‘Come immagina, io non mi sono affatto sbigottito, perché il film non l’ho visto. So quante persone importanti attorno a lei hanno indicato quel film. E so quanto sarebbe stato pericoloso se lei, a tutte queste persone laiche, avesse opposto un veto cattolico. Non si preoccupi, io la difenderò, anche se quando vedrò il film probabilmente dirò qualcosa. Ma la proteggerò sotto la mia porpora’. Seppi poi che fece chiamare dal suo segretario un sacerdote che si era schierato contro di me e gli disse di stare tranquillo perché ‘il cardinale intendeva difendere quella scelta’.”
In ogni Rondi rimase in sella anche nell’edizione successiva del festival veneziano, mentre l’unico a fare le spese della maledizione del film di Russell sarà il poeta e scrittore Giovanni Raboni, licenziato in tronco dalle colonne di “Avvenire” per aver difeso il film.
A pochi giorni dalle polemiche veneziane, la commissione censura il 7 settembre 1971 giudica la pellicola di “carattere artistico”, estranea “da ogni intento di commerciale pornografia” in quanto “cerca di cogliere, nella immaginazione del regista, i motivi secolari della lotta tra il bene (Dio) e il male (il diavolo).”
Il film esce nelle sale italiane in prima visione il 15 settembre 1971 con un divieto ai minori di 18 anni, ma nonostante la ressa per vederlo, nel giro di 24 ore arriva il sequestro della pellicola per ordine del sostituto procuratore di Verona che, su denuncia presentata da un dipendente di un istituto di credito, ha rilevato sequenze “estremamente oscene, anzi di pura pornografia, non giustificate né dallo scorrere del racconto, né dall’assunto ideologico.”
Il provvedimento da prassi si estende a tutto il territorio nazionale con somma soddisfazione del giornale della Santa Sede “L’Osservatore Romano”. Il 25 settembre, la Questura di Milano, città che per prima ha proiettato il film, provvede a dissequestrare la pellicola, con motivazioni a sostegno della libertà di espressione artistica del regista: “È comunque da escludere che la rappresentazione di un episodio storico, condotta nel sostanziale rispetto dei fatti documentalmente tramandati, pur eseguita secondo la personale sensibilità dell’artista, e che investa un costume religioso superato, possa essere ritenuta offensiva della religione. […] Il legislatore prescinde da qualsiasi valutazione morale e quindi un’opera d’arte, in quanto manifestazione del pensiero, è intangibile e non è soggetta alla norma penale che punisce l’oscenità”.
Dopo poco meno di un mese, un procuratore di Ancona chiede di nuovo il sequestro del film per il solo territorio cittadino, contravvenendo alle disposizioni milanesi, ma di fatto, in Italia il film resta vietato ai minori di 18 anni e nessuno ha mai richiesto la derubrica del divieto originario e il film non è mai stato trasmesso da una rete televisiva italiana.
In Svezia fu del tutto ritirato dalla circolazione.
La censura inglese non ha gradito la visione della suora indemoniata in mezzo alla cattedrale, che bacia voluttuosamente l’estremità di un osso (a forma di testicolo) di Grandier arso vivo, usato per masturbarsi, o che si trafigge una mano con un crocifisso mentre sogna di leccare le piaghe del suo bramato Grandier, per questo il pubblico inglese ha ritrovato il film originariamente proiettato in sala solo nel 1995.
La BBC2 trasmette il film il 29 maggio, all’interno di “Forbidden Weekend” dedicato al cinema proibito e introdotto dal regista Alex Cox.
Nel 1997 la Warner Bros immette sul mercato una nuova edizione in vhs del film, all’interno della collana “Maverick Directors” e, ad esclusione del passaggio televisivo della BBC, è la prima volta che la major rilascia una copia del film conforme all’uscita cinematografica inglese.
Pochi anni dopo, il critico cinematografico inglese e amico di Russell, Mark Kermode, si mette alla ricerca delle leggendarie sequenze sforbiciate nel 1971 dal BBFC. Dopo aver recuperando le bobine in un deposito inglese e messo le mani sulla ormai leggendaria scena del “Rape of Christ”, ottenuta dalla Warner l’autorizzazione al restauro e alla diffusione pubblica, Kermode propone le due sequenze all’interno di un documentario che ricostruisce per intero il travagliato iter della pellicola, “Hell on Earth”, trasmesso da Channel 4 il 25 novembre 2002 con l’annuncio:
“La visione è consigliata a un pubblico di soli adulti. Il film contiene un linguaggio molto forte, scene sessuali esplicite, e potrebbe offendere la sensibilità religiosa di alcuni spettatori.”
Dopo questo, Kermode coinvolge Russell e il montatore Michael Bradsell, per reinserite all’interno le scene del film nel “director’s cut”, terza e definitiva versione de “I diavoli” proiettata per la prima volta al National Film Theatre di Londra il 23 novembre 2004.
Dopo un paio di anni, a seguito dell’attacco sferrato alla Warner Bros dal regista Guillermo del Toro, Kermode torna a chiedere la “liberazione” del “director’s cut” del 2004 da un video sul suo blog, rivelando per la prima volta che ad essere davvero contraria alla distribuzione de “I diavoli” è la dirigenza americana e non quella inglese e portando l’argomento alla ribalta in rete e sui social network da dove si leva la campagna “#FreeTheDevils”, coninvolgendo centinaia di persone, tra cui la vedova di Russell.
Diverse versioni tagliate de ‘I Diavoli’ sono reperibili in DVD, mentre la più completa per molto è stata quella in due DVD edita dal BFI, con le scene “ritrovate” assenti dal montaggio finale ma inserite negli extra.
I Diavoli: Le scene censurate
[quote layout=”big” cite=”Italo Calvino, Le città invisibili]“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” [/quote]
I Diavoli: trama
Nella Francia cattolica del XVII secolo, l’abate Urban Grandier (Oliver Reed), capo spirituale e carismatico della cittadina fortificata e protestante di Loudun, difende la sua città dalle mire del Cardinale Richielieu che manipolando il debosciato Luigi XIII (Graham Armitage), ordina la distruzione di tutte le fortificazioni che ostacolano il consolidarsi del suo potere ‘terreno’.
La vita dissoluta del prete sarà però sfruttata dal barone De Laubardemont, inviato del cardinale per liberarsene e grazie al padre esorcista Barré e la confessione di suor Giovanna degli Angeli (Vanessa Redgrave), madre superiora nel locale convento delle Orsoline che in preda a fantasie erotiche e delirio allucinato, dopo averlo scoperto sposato con Madeleine (Gemma Jones), dichiara posseduta da lui, per accusarlo di stregoneria, condannarlo al rogo e distruggere Loudun.
I Diavoli: poster
I Diavoli: curiosità
I diavoli (The Devils) prodotto e diretto da Ken Russell nel 1971, sulla base della cronaca romanzata di fatti realmente accaduti redatta da Aldous Huxley nel 1952 con il suo “The Devils of Loudun” e del conseguente dramma teatrale di John Whiting, messo in scena nel 1961.
dall’omonimo dramma teatrale di John Whiting, ispirato al romanzo “I diavoli di Loudun” (The Devils of Loudun) di Aldous Huxley, tratto a sua volta da una storia vera.
Sullo stesso soggetto, pochi anni prima, era stato girato “Madre Giovanna degli Angeli”(1961) del polacco Jerzy Kawalerowicz.
La location principale del film è il castello di Bamburgh (Bamburgh, Northumberland, UK).
Il 23 novembre 2004 fu proiettato al National Film Theatre di Londra l’unica versione esistente integrale del film, nel quale sono state reintegrate due scene da sempre censurate e oltretutto credute perse da tempo. La prima scena vede un gruppo di suore “possedute” che violenta un Cristo in croce fino ad un orgasmo collettivo. La seconda scena vede Giovanna masturbarsi con l’osso semicarbonizzato di Grandier tiratole da Laubardemont.
Il giovane scenografo Derek Jarman disegnò interamente la cittadina protestante di Loudun, irta di spesse mura difensive nella Francia del 17° secolo, affrontando un lavoro massacrante, lasciandosi ispirare dai libri di Ledoux e Boulée, dalla illustrazione sulle carceri di Piranesi e il bianco accecante dei set muti de “La Passione di Giovanna d’Arco” (1027) di Carl Theodor Dreyer.
Il desiderio del regista di scenografie più futuristiche o anacronistiche, spinse Jarman ad ispirarsi a quelle visibili nel “Metropolis” (1927) di Fritz Lang per le sue scenografie anti convenzionali.
Il ruolo di Giovanna fu da principio offerto a Glenda Jackson che rifiutò la parte, perché stanca di recitare nei panni di donne sessualmente nevrotiche nei film di Russell.
Le cicatrici che si vedono sul volto di Oliver Reed non erano un effetto speciale ma l’effetto di 36 punti di sutura che l’attore si era procurato in una delle sue leggendarie scazzottate al pub.
Mentre ci si preparava a girare la scena finale di demolizione delle mura, un tecnico fraintese un gesto del regista ed innescò gli esplosivi prima che le mdp fossero pronte a girare. Si dovette ricostruire il blocco distrutto.
Il film fu bandito dall’Italia per diverso tempo, mentre gli attori Vanessa Redgrave che Oliver Reed furono addirittura dissuasi a rimetterci piede con la minaccia di tre anni di carcere.
La Warner Brothers non si dichiarò interessata al progetto della Director’s cut auspicato da Ken Russell.
“I Diavoli 2” (Blue Blood) diretto da Andrew Sinclair nel 1973 e interpretato da Oliver Reed non ha nulla in comune con il film di Ruffell, in realtà fu solo una strategia della distribuzione italiana per pubblicizzare un film di Reed.
I Diavoli: trailer originale
Via | Wikipedia – Kinopoisk