25 New Faces of Independent Film: ecco i nomi del cinema indie di domani
Come ogni anno la rivista americana Filmmaker Magazine svela la 25 New Faces of Independent Film, la lista dei filmmaker del cinema indie americano da tenere d’occhio. Ecco chi sono, ed ecco perché è una lista assai importante.
È sempre facile salire sul carro dei vincitori, dichiarare di provare ammirazione per un determinato filmmaker o attore sin dai suoi esordi. Filmmaker Magazine non sale sul carro altrui, ma invece scommette sui volti di domani mettendoci a sua volta la faccia ogni anno. Come? Stilando ogni estate la lista delle 25 New Faces of Independent Film, i volti del domani da tenere d’occhio.
Una vera scommessa per il futuro, che spesso e volentieri ci ha azzeccato in modo clamoroso. Citando solo tre attori, Filmmaker Magazine è stato tra i primi a captare le potenzialità di Ryan Gosling (nel 2001, anno di The Believer, ben prima di Half Nelson), Ellen Page (2005, per Hard Candy) e Rooney Mara (nel 2009 ancora una sconosciuta che prendeva parte a interessanti ma poco visti film indie come Dare e muoveva i primi passi a Hollywood).
Conoscere il cinema indie nel profondo come fa Filmmaker Magazine significa saper captare i movimenti che stanno nascendo. Andrew Bujalski, ‘inventore’ del Mumblecore con Funny Ha Ha, viene citato nella lista del 2003. Miranda July, mentre ancora lavorava a Me and You and Everyone We Know, è nella lista del 2004. Kentucker Audley, oggi onnipresente nella scena very indie, viene citato nel 2007. E Oren Peli, regista di Paranormal Activity, non poteva mancare in quella del 2008.
Alcuni registi vengono citati nel periodo di completamento del film che li avrebbe poi davvero portati alla ribalta: Patty Jenkins (2003, prima di Monster), Azazel Jacobs (2007, prima di Momma’s Man), Derek Cianfrance (2009, prima di Blue Valentine), Sean Durkin (2010, prima de La fuga di Martha), Ryan Coogler (2012, prima di Fruitvale – ancora senza Station -), o Robert Eggers (2014, prima di The Witch, miglior regia al Sundance 2015).
Altri vengono più ‘facilmente’ (ma comunque doverosamente) segnalati proprio nell’anno dei loro primi successi: Lucy Walker (2002, Devil’s Playground), Jacob Aaron Estes (2004, Mean Creek), Barry Jenkins (2008, Medicine for Melancholy), Sebastián Silva (2009, Affetti & Dispetti), Matt Porterfield (2010, Putty Hill), la protagonista di Torino 2014 Josephine Decker (2013, Butter on the Latch e in post-produzione con Thou Wast Mild and Lovely), o Ana Lily Amirpour (2014, A Girl Walks Home Alone at Night).
Ci sono invece casi davvero clamorosi, in cui la scommessa si fa davvero ardua ma vincente, perché la rivista segnala anche nomi che sarebbero saliti alla ribalta solo molto tempo dopo: Cary Fukunaga (2005, molto prima di Sin Nombre e True Detective), Craig Zobel (2007, anno di Great World of Sound, ben prima di Compliance), Benh Zeitlin (2008, 4 anni prima di Re della Terra Selvaggia), Lena Dunham (2009, Creative Nonfiction, mica Tiny Furniture, che è del 2010, e molto prima di Girls), David Lowery (2011, ben prima di Ain’t Them Bodies Saints), la coppia Rania Attieh e Daniel Garcia (sempre 2011, ben prima di H.), o Jonas Carpignano (2012, molto prima di Mediterranea).
E proprio nomi come questi bisognerebbe cercare fra i ’25 nuovi volti del cinema indie’ di quest’anno. Una lista ovviamente ricchissima e da studiare, fra cui segnaliamo subito Trey Edward Shults (regista di Krisha, vincitore del SXSW), Anna Rose Holmer (regista di The Fits, in prima mondiale a Venezia 2015), Britni West (regista di Tired Moonlight, vincitore del Slumdance), Reinaldo Marcus Green (al lavoro come produttore sull’interessantissimo Rogue; il fratello Rashaad Ernesto fu nominato anni fa), e Anthony Onah (al lavoro sul suo debutto, Dara Ju).
Ecco i ’25 nuovi volti’ del 2015.
I ’25 nuovi volti’ del 2015
Cecilia Aldarondo, regista: il suo debutto, Memories of a Penitent Heart, è un documentario privato. In post-produzione.
Khalik Allah, fotografo di strada e regista: ha diretto due documentari, Popa Wu nel 2010 e Field Niggas, quest’ultimo girato ad Harlem e in giro per festival.
Zia Anger, regista di corti: quest’anno ha diretto I Remember Nothing ed è in post-produzione sul suo ultimo lavoro, My Last Film.
Theo Anthony, regista di documentari: ha girato Peace in the Absence of War sulla vicenda di Freddie Gray. Il suo primo lavoro è il corto Chop My Money.
Pippa Bianco, regista e sceneggiatrice: ha avuto due corti quest’anno al SXSW, il doc Picturing Barbara Kruger e il narrativo Share. Ha anche scritto la sceneggiatura di Bleed for This, prodotto da Scorsese.
Andrew Hasse e Megan Brooks, montatori: dai corti a film come Cop Car con Kevin Bacon e Creative Control, Premio speciale al SXSW.
The Daniels (Dan Kwan e Daniel Scheinert), registi di videoclip: hanno vinto MTV Music Awards e sono stati nominati agli Emmy per i loro video musicali, e ora sono in post-produzione sul loro primo film, Swiss Army Man, con Daniel Radcliffe e Paul Dano.
Jack Dunphy, regista e sceneggiatore: il suo corto animato Serenity ha fatto il giro dei festival. Oggi lavora su un documentario sul padre colpito da un ictus.
Ted Fendt, regista e sceneggiatore: sta lavorando sul suo primo lungometraggio, Short Story. Tutti i suoi corti sono girati in 16mm.
Nick Berardini e Jamie Gonçalves, regista e produttore: il duo dietro al documentario Tom Swift and his Electric Rifle sul TASER, presentato a Tribeca.
Juan Pablo González, regista e montatore: il suo corto The Solitude of Memory ruota attorno al suicidio di un suo caro amico d’infanzia.
Reinaldo Marcus Green, regista e produttore: il suo corto Stop è stato presentato al Sundance, ed è al lavoro sul lungometraggio Rogue, sulla caccia all’uomo più celebre che l’LAPD abbia mai affrontato.
Celia Rowlson-Hall, ballerina e coreografa: il suo primo lungo da regista, MA, è stato presentato come work-in-progress a Tribeca ed è in post-produzione. Ha fatto anche a coreografa per The Fits di Anna Rose Holmer, anche lei in questa lista.
Anna Rose Holmer, regista e produttrice: dopo aver lavorato in film come Twilight e Tiny Furniture, ha lavorato come produttrice e ora è in post-produzione col suo primo film da regista, The Fits, vincitore di Biennale College – Cinema 2014/15 e in prima mondiale a Venezia 2015.
Viktor Jakovleski, produttore: è al lavoro sul suo primo lungo da regista, Brimstone and Glory, sul sobborgo messicano di Tultepec.
Pia Borg e Edward Lawrenson, regista di animazine e critico/documentarista: assieme hanno collaborato al corto Abandoned Goods sulla Adamson Collection, una serie di oggetti creati dai pazienti dell’ospedale psichiatrico di Netherne.
Elizabeth Lo, regista di corti documentari: il suo Hotel 22 diverrà presto un lungo sempre da lei diretto.
Shevaun Mizrahi, gaffer e assistente operatore: ha girato da sola il corto documentario Distant Constellations su una pensione in Turchia e sulla gente che ci vive.
Anthony Onah, regista e produttore: lavora al suo primo lungometraggio, Dara Ju, che è un’espansione di un suo corto omonimo del 2012.
Tayarisha Poe, regista transmediale: la sua storia multimediale online Selah, and the Spades diverrà il suo lungometraggio di debutto.
RaMell Ross, fotografo: i suoi lavori sono stati utilizzati in libri e nel New York Times. Ora lavora al suo primo documentario da regista.
Ian Samuels, regista: il suo corto Myrna the Monster integra live-action, pupazzi e animazione, ed è stato un successone sia al Sundance che al SXSW.
Trey Edward Shults, regista: il suo film di debutto, il bel Krisha. ha vinto sia il Gran Premio della Giuria che il Premio del pubblico al SXSW. Ha avuto la sua prima internazionale a Cannes.
Jimmie Fails e Joe Talbot, registi: la campagna Kickstarter per il loro debutto The Last Black Man in San Francisco ha raccolto quasi 80.000 dollari, e il film verrà girato a dicembre.
Britni West, regista, produttrice, sceneggiatrice e montatrice: il suo film d’esordio Tired Moonlight ha vinto il Gran Premio della Giuria al Slamdance.