Orson Welles a Venezia 2015 – Il mercante di Venezia, Otello, Shakespeare & sigari
Orson Welles inaugura la Preapertura della Mostra di Venezia 2015 con i suoi personaggi e dipinti shakespeariani, insieme alla proiezione di due capolavori veneziani ritrovati e restaurati
La Biennale di Venezia e la sua Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si preparano ad riportare nella città lagunare ogni genere di stimolo, riflessione e personaggio illustre, anche quelli che continuano a vivere nelle loro opere, come Shakespeare vicino al suo quattrocentenario dalla scomparsa e Orson Welles giunto al suo primo centenario della nascita.
Saranno, infatti, Il mercante di Venezia e il Moro di Venezia, con quell’Otello che non ha mai parlato italiano alla kermesse lagunare del 1951, a inaugurare la 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (2 – 12 settembre 2015), nella serata di Preapertura di martedì 1° settembre, tenuta nella Sala Darsena (Palazzo del Cinema, dalle ore 20.30) del Lido di Venezia, con la doppia proiezione in prima mondiale delle versioni restaurate, del ritrovato “Il mercante di Venezia” del 1969 e della rara versione lunga in italiano dell'”Otello” del 1951.
100 anni di Orson Welles pronti a rivivere con i suoi capolavori “veneziani” e personaggi shakespeariani, come Otello, Shylock, Macbeth, Falstaff ecc., dipinti ad olio dalle stesso Welles negli anni ’60, sul retro delle scatole dei suoi sigari preferiti, in mostra al Lido con la singolare “Shakespeare & sigari”.
[accordion content=”12 studi per personaggi shakespeariani dipinti da Orson Welles
(1969-1970, olio su tavolette di legno, cm 13 x 18)
Tutti i film di derivazione shakespeariana realizzati da Orson Welles, dopo Macbeth (1948), hanno la musica di Angelo Francesco Lavagnino. A partire da Othello uscito nel 1952 ma, interrotto e ripreso innumerevoli volte per ragioni finanziarie.
In una di queste pause di lavorazione, Welles viene chiamato da Laurence Olivier a mettere in scena Othello al St James’s Theatre di Londra, dopo il debutto al Royale Theatre di Newcastle, e una piccola tournée “in provincia”, di cui è documentata almeno la rappresentazione all’Opera House di Manchester.
Lavagnino compone dunque per gli “Otelli” di Welles due differenti colonne sonore, una per il teatro e l’altra per il cinema. Seguiranno Falstaff nel 1965 e The Merchant of Venice, progetto iniziato nel 1969 e rimasto incompiuto, che avrerbbe dovuto far parte di Orson’s Bag, serie di film shakespeariani destinati al network TV CBS.
Welles, coinvolto nella produzione, attraversa uno dei suoi consueti periodi di difficoltà finanziarie, e Lavagnino – lasciandosi coinvolgere dalla passione dell’ “amico americano”, gli propone un baratto: “La colonna sonora te la faccio per amicizia, però vorrei in cambio uno dei tuoi dipinti shakespeariani”.
In quegli anni infatti, Orson Welles dipinge a olio sul retro delle scatole di legno dei sigari preferiti, i Montecristo o i Por Larrañaga, una serie di personaggi shakespeariani, continuando a coltivare la giovanile passione per la pittura che lo aveva portato a frequentare per un’estate l’Art Institute di Chicago. Ma questo riutilizzo delle scatole dei sigari, se da un lato può rappresentare un omaggio alla pittura classica su legno, d’altro canto sembra allinearsi alla condizione creativa di Welles, costretto dalle difficoltà economiche a un continuo “riciclo” di progetti, idee, set, laboratori e collaboratori.
Le 12 tavolette, oggi conservate nell’Archivio Angelo Francesco Lavagnino curato dalle figlie Alessandra, Bianca e Judica, raffigurano (seguendo l’ordine cronologico della filmografia di Welles): un Macbeth a figura intera con in mano la coppa del brindisi a Banquo, sovrastato dalla sua ombra nera riflessa sul muro; un primo piano di Otello in stile fumetto; quattro interpretazioni di Falstaff, due figure intere, un mezzo busto e un primo piano del volto rubizzo a colori accesi; due straordinari ritratti di Shylock, uno di impronta realistica, con toni freddi modulati tra la gamma dei grigi, il nero e il marrone, l’altro di taglio impressionista su sfondo rosso con delle sottolineature a nero che ne marcano i tratti; e infine quattro studi per personaggi, tra cui due letture sul rapporto tra il primo piano e lo sfondo, che ricordano il progressivo formarsi dell’immagine fotografica al momento dello sviluppo.
Come sempre in Orson Welles un enigma svelato ne apre altri da sciogliere. E questo aspetto del suo poliedrico genio rinascimentale, invita a continuare le ricerche d’archivio a caccia di altri esempi della sua straordinaria mano di pittore.” title=”Shakespeare & sigari a cura di Bianca Lavagnino e Sergio Toffetti”]
Un omaggio che viaggia nel tempo, tornando al 1951 con la prima proiezione mondiale ‘mancata’ dell’Otello, nella sua versione più lunga, con i dialoghi in italiano, curati da Gian Gaspare Napolitano e supervisionati dallo stesso Welles.
Una versione non pronta, ritirata dal concorso e mai vista a Venezia, anche se nel maggio successivo il film (Othello) ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes, ma in una versione più corta e in inglese del montaggio di almeno 1500 inquadrature, realizzate per più di due anni tra Venezia, Roma e il Marocco.
Una versione lunga e italiana, molto rara e poco vista (lontana anni luce da quella con i sottotitoli), presentata finalmente a Venezia 72, nella versione restaurata dal CSC – Cineteca Nazionale di Roma che in occasione del centenario ha pubblicato anche il volume L’Otello senz’acca. Orson Welles nel fondo Oberdan Troiani di Alberto Anile, che racconta le vicende della versione italiana dell’Otello e le vicissitudini di uno dei set più avventurosi della storia del cinema.
Un capolavoro restaurato che torna sul grande schermo veneziano in prima mondiale insieme a Il mercante di Venezia (The Merchant of Venice), l’ultimo film shakespeariano di Orson Welles, considerato universalmente perduto.
Un film ricostruito e restaurato a cura di Cinemazero di Pordenone e del FilmMuseum di Monaco di Baviera, grazie a più di metà di una copia lavoro montata e di buona parte della colonna sonora già mixata, ritrovati dal Cinemazero, con la recente scoperta della sceneggiatura originale di Orson Welles, nella collezione di documenti di Oja Kodar, presso la Special Collection library dell’Università del Michigan.
[quote layout=”big” cite=”Orson Welles, 1960]“Il ruolo che davvero sogno di interpretare è l’ebreo di Shakespeare. Io sono cristiano (non che la cosa importi), ma ho sempre sentito una certa affinità verso Shylock e vorrei raccontare questo mio sentimento al pubblico”[/quote]
Un progetto desiderato a lungo, datato 1969 e girato in costumi settecenteschi a Venezia, Asolo, Roma e sulla costa dalmata, con fondi di Welles, dopo l’interruzione dei finanziamenti del network TV CBS e messo fine all’intenzione di renderlo parte di Orson’s Bag, una serie di film di “viaggio attraverso il mondo” con Welles protagonista.
Nel 1982 Welles racconto di un furto del negativo in circostanze misteriose, altre fonti riportano della perdita di un rullo del sonoro, dopo una proiezione privata di anteprima a Roma.
Qualunque sia la verità, del film sono sopravvissuti solo dei frammenti, custoditi negli archivi di Cinemazero, presso la Cineteca del Friuli, presso la Cinémathèque Française, il Filmmuseum di Monaco di Baviera e la Cineteca di Bologna, insieme ad alcune parti dell’audio, tanto da rendere impossibile una ricostruzione del film fedele a quella nelle intenzioni di Welles.
I nuovi ritrovamenti ora lo rendono possibile, compensando alcune lacune sonore con intertitoli e registrazioni wellesiane d’epoca e presentando l’opera con l’esecuzione dal vivo (a cura dell’Orchestra Classica di Alessandria) della partitura originale e inedita de Il mercante di Venezia, scritta da Angelo Francesco Lavagnino (1909-1987) per il film incompiuto, come già fatto per i film “shakespeariani” di Otello e Falstaff di Welles.
Una partitura, appositamente trascritta dall’unica esecuzione registrata all’epoca, e mai eseguita in pubblico prima d’ora. In poche parole una sontuosa ed emozionante anteprima per Venezia 2015, con ebrei, amori e conflitti razziali di matrice shakespeariana che si prestano come minimo ad una rilettura attuale.
Foto | Courtesy Cineteca Nazionale – la Biennale di Venezia