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Venezia 2015, Viva la Sposa di Ascanio Celestini – Recensione in Anteprima

Venezia 72, Ascanio Celestini nella sezione Giornate degli Autori con l’opera seconda Viva la Sposa

pubblicato 6 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 13:21

Cinque anni dopo La pecora nera, precedentemente già realizzato per il teatro e poi diventato libro, Ascanio Celestini torna alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli Autori, provando a bissare lo straordinario successo ottenuto da quel lontano debutto di ‘finzione’. In corsa per il Leone d’Oro, il film vinse il Premio Speciale della Giuria al festival Annecy cinéma italien e il Ciak d’Oro 2011 come Miglior Opera Prima, per poi ricevere una candidatura ai Nastri d’argento per il miglior regista esordiente. Che ci fosse grande attesa, per quest’opera seconda scritta, diretta e interpretata da Celestini era quindi particolarmente scontato.

Interamente girato in una Roma quasi sconosciuta, di periferia, tra le strade del Quadraro sporche e prive di speranze, Viva la Sposa ha trovato produttori acclamati come i fratelli Dardenne, spaziando tra Francia e Belgio passando per Rai Cinema e Fandango. Una sorta di ‘cavallo vincente’ su cui puntare tutto, questo Celestini che aveva fatto centro al primo colpo, per poi ritrovarsi con un animale sciancato e arrancante a corsa conclusa. Un’opera teatrale nell’impostazione e surreale nella sua evoluzione, tanto da prendere con il passare dei minuti la via dell’assurdo, dell’incomprensibile, del gratuito.

Celestini indossa i sudici panni di Nicola, teatrante per bimbi che passa le proprie giornate attaccato alla sambuca. Non fa altro che bere, Nicola, in questo chilometro romano in cui incrociare personaggi atipici e colorati. C’è Sasà che truffa le assicurazioni, come quel padre accidentalmente morto in un incidente; Salvatore, il dolce adolescente figlio di Anna, prostituta che non ne conosce il padre; Sofia, la donna storicamente amata da Nicola che sogna di scappare in Spagna con una sua amica; l’abbruzzese carrozziere e il parcheggiatore notturno; ma soprattutto, sullo sfondo di un’Italia grigia, fredda e piovosa, un’americana celebre che gira in lungo e in largo il Bel Paese perché in viaggio di nozze. Vestita da sposa.

Ci sono film che sulla carta vorrebbero rappresentare in immagini un preciso racconto, una dettagliata idea, riuscendoci, ed altri che purtroppo rimangono legati alle intenzioni iniziali. Viva la Sposa è purtroppo uno di quest’ultimi, per quanto sconnesso e trascinato, ridondante ed eccessivo, incompleto e a tratti indifendibile. Celestini perde quasi subito la bussola del racconto durante il suo atipico ‘road movie’ capitolino, seminando volti inconsistenti e retoriche nonché fastidiose mezze verità. Basti pensare alla ‘polizia violenta’ che improvvisamente irrompe sulla scena, prima semplicemente tramite alcune fugaci immagini da telegiornale (con annesso pistolotto bacchettone della Rohrwacher) e a seguire con un’immprovvisa svolta criminale che renderà l’intera operazione ancor più discutibile. La bionda ed eterea sposa del titolo, invece, non è altro che la rappresentazione della ‘speranza’ in un’Italia alla canna del gas, in grado di riprendere fiato dinanzi al suo banale passaggio per poi tornare ad arrancare una volta girato l’angolo.

Il burattino inanimato perché perennemente ubriaco interpretato da Ascanio non è altro che un uomo alla deriva, ancorato al ricordo di uno spettacolo teatrale padre mai realizzato insieme al padre e all’immagine sbiadita di un amore ormai vecchio di 20 anni, anche se ancora pulsante. Tedioso e impalpabile dal punto di vista contenutistico, anche se evidentemente convinto di averci concesso chissà quali stralci di realtà quotidiana, Viva la Sposa sembrerebbe quasi parodiare un’opera politicamente impegnata e di estrema sinistra, pensata e realizzata per scatenare un certo tipo di critica avversa. Riuscendoci appieno. Uniche note liete l’inconfondibile tocco fotografico di Luca Bigazzi, gli inediti scorci di una Roma il più delle volte taciuta e nascosta e la partecipazione straordinaria di Barbara Valmorin, già diretta da Ascanio ne La Pecora Nera. Ricordato persino lo spettro dell’Aquila, città fantasma dal lontano e mai dimenticato terremoto del 2009, Celestini barcolla letteralmente per le strade di una Città Eterna perennemente in bilico tra il pasoliniano spinto e Mafia Capitale, perdendo presto la direzione da prendere. Una triste verità che nell’incredibile finale si fa spazio concedendosi un’immagine tanto curiosamente suggestiva quanto spaventosamente gratuita, che di fatto motiva il perché Viva la Sposa, a differenza della precedente opera del regista, non concorra per il Leone d’Oro. Nulla è casuale.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4″ layout=”left”]

Viva la Sposa (Ita, drammatico, 2015) di Ascanio Celestini; con Ascanio Celestini, Alba Rohrwacher, Salvatore Striano, Francesco De Miranda, Corrado Invernizzi – uscita in sala: 22 ottobre 2015.

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