Crimson Peak: recensione in anteprima del film di Guillermo del Toro
Elegante horror in salsa gotica, Crimson Peak è un film ricco di citazioni e riferimenti. È il Guillermo del Toro cinefilo che dà libero sfogo a tutto ciò che muove il suo cinema, in questo ritratto imperfetto ancorché accattivante di inizio XX secolo
Nella New York di primo ‘900 la giovane Edith Cushing (Mia Wasikowska) coltiva la propria passione per la scrittura componendo racconti di genere dalle atmosfere gotiche. Il padre è uno di quelli che hanno praticamente costruito il Nuovo Mondo: lavoratore, integerrimo, totalmente aduso ai fatti e poco alle parole, le chiacchiere. Si capisce allora perché il fascinoso Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), venuto dall’Inghilterra con l’idea di farsi finanziare la sua scavatrice, venga accolto con diffidenza.
Mister Cushing (Jim Beaver) non mena più di tanto il can per l’aia ed informa il giovane carico di un bel sorriso e tante speranze che è meglio per lui incassare questo ennesimo diniego: quella di Cushing è solo l’ultima compagnia alla quale Sharpe si rivolge al fine di racimolare i soldi che gli servono. Tuttavia c’è qualcosa di particolare in Thomas, qualcosa di sinistro che, lungi dal repellere Edith, la attrae parecchio. Tanto che, attraverso una serie di vicissitudini che è opportuno tacere, i due convolano a nozze per poi trasferirsi nella Contea di Cumbria, dove Thomas e la sorella Lucille mantengono letteralmente in vita un vecchio, fatiscente ma sfarzosissimo maniero.
Crimson Peak di fatto comincia qui, sebbene abbia già in precedenza gettato qualche seme relativo al mistero che verrà svelato solo alla fine. Guillermo del Toro adotta un registro e a quello rimane ancorato per tutto il film: prendere o lasciare. Il suo ultimo lavoro è un contenitore di citazioni che mescola più generi, legando il tutto attraverso una ricercatezza visiva che sa di espressionismo alla Powell e Pressburger. La sontuosa fotografia infatti domina in più occasioni ed è probabilmente da lei, più che da ogni altra componente, che passa la vocazione gotica di questa parabola a cavallo tra horror e thriller.Si ha difatti la costante impressione di avere a che fare con ambienti familiari, vuoi per i colori che contraddistinguo l’illuminazione degli ambienti, vuoi perché, come già ravvisato, così vuole del Toro, ossia offrire più appigli, facendo fondo al proprio bagaglio culturale di cinefilo prima ancora che di cineasta. Convince? Per lo più sì, sebbene il suo farsi opera colta presta inevitabilmente il fianco a qualche riserva in termini di fruizione; non tutti infatti coglieranno questo o quell’altro riferimento, da Hitchcock a Kubrick, passando per tutta una serie di film che sono pietre miliari ma che nondimeno possono risultare legittimamente sconosciute ai più.
Colto però è proprio il tono che il regista messicano infonde in questa sua ultima fatica; slancio marcatamente pittorico a parte, certi brani a cui ricorre si rifanno a una stagione in cui l’Opera e la Lirica significavano qualcos’altro, fornendo peraltro un elemento ulteriore al fine di collocare la storia nel periodo al quale si rifà. Pieno di riferimenti anche a livello di tematiche, come il tema del doppio, il confine tra realtà e apparenza o realtà e finzione; insomma, Crimson Peak è per certi versi un film d’altri tempi, con tutti i rischi del caso nel proporlo oggi.
Eppure non vanno sottovalutati i suoi protagonisti, su tutti la Wasikowska, che rischia sì di restare sempre più confinata ad un tipo di personaggio, ma che intanto in un simile contesto si muove con una naturalezza che non lascia indifferenti. Vittima su più fronti per via delle più trame che di volta in volta si alternano, ma anche investigatrice, a secondo del genere a cui il film si attiene in quella determinata fase. Neanche troppo prevedibile, per quanto il dipanarsi della trama non rappresenti il pezzo forte del film, che punta più al mood, quindi al ricreare un’esperienza. Meno convincente la Chastain, in un ruolo che, pur portando a casa dignitosamente, non sembra, al contrario della Wasikowska, rientrare nelle sue corde. A metà strada troviamo Tom Hiddleston, il cui Sir Sharpe ha un suo peso, certo, non a tal punto però di consentire all’attore britannico di ergersi più di tanto.
Crimson Peak passa per lo più, dunque, attraverso il canale emotivo, appagando al tempo stesso coloro che trovano meritorio uno stile denso, sia formalmente che in termini di contenuto. Croce e delizia di un lavoro che in tal senso non disdegna di essere provocatorio, ossia nel suo prendere un sentiero e seguirlo fino in fondo, costi quel che costi. Non del tutto riuscito nel consegnare quel carico di sensualità che del Toro non riesce proprio ad esplorare come si deve, mentre laddove si trova a proprio agio, ossia nella costruzione di un ambiente tetro con estemporanee esplosioni di violenza, il film recupera anche in maniera piuttosto elegante, bisogna ammetterlo. Insomma, se non tutto giusto, quasi niente sbagliato.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]
Crimson Peak (USA, 2015) di Guillermo Del Toro. Con Mia Wasikowska, Jessica Chastain, Tom Hiddleston, Charlie Hunnam, Jim Beaver, Burn Gorman, Leslie Hope, Sofia Wells e Jim Watson. Nelle nostre sale da giovedì 22 ottobre.