Roma 2015 – Grandma di Paul Weitz: Recensione in Anteprima
Una Lily Tomlin da nomination agli Oscar in Grandma di Paul Weitz
L’attrice, oggi 76enne, indossa i ‘rozzi’ abiti di Elle, poetessa lesbica e tutta d’un pezzo a cui è da poco morta la compagna di una vita. Quasi 40 anni insieme per poi ritrovarsi sola, in compagnia di una ragazza molto più giovane di lei e dopo solo 4 mesi di ‘coppia’ già innamorata. A stravolgerle una giornata già di suo particolarmente complessa, ecco però arrivare la nipote Sage, diciotto anni appena ed un problema di non poco conto. La gravidanza. Inaspettata e da interrompere. Peccato che Sage non abbia i 630 dollari che una clinica le ha preventivato per l’operazione del pomeriggio, tanto da chiedere aiuto alla nonna squattrinata, pronta ad intraprendere al suo fianco un viaggio cittadino per racimolare il denaro necessario. Un’avventura che porterà entrambe a conoscersi meglio, riavvicinando di fatto una famiglia particolarmente divisa.
Da tempo lesbica dichiarata e da due anni moglie di Jane Wagner, con cui aveva prima convissuto per oltre trentacinque anni, la Tomlin ha qui ‘riempito’ nel migliore dei modi i vestiti di un personaggio disegnatole su misura. Perché la sua Elle è un tornado che spazza via chiunque osi intralciarle la strada, tanto isterica quando dannatamente divertente e al tempo stesso straziante. La recente perdita, la morte di quella donna con cui ha vissuto un’intera esistenza, l’ha spezzata in due, allontanandola dalla figlia e rendendola ancor più scorbutica e intrattabile di prima.
E’ un fiume in piena, questa nonna a cui nessuno può mettere i piedi in testa. Una poetessa dalla cultura e dall’intelligenza spropositata ma anche dal passato non poco doloroso, che Sage, sua nipote, scoprirà mano a mano nell’arco di un’unica giornata. Porta dopo porta, casa dopo casa, ad elemosinare qualche soldo per poter arrivare alla cifra necessaria richiesta dalla clinica. Perché nulla, ovviamente, vuol dire a quella mamma ancor più irascibile della nonna. Facile immaginare da chi abbia preso.
Cinico, malinconico ed esilarante, Grandma è uno di quei film indipendenti che solo gli americani, vuoi o non vuoi, riescono a fare. Una pellicola sui rapporti, interrotti e da recuperare, di segreti non detti e rancori mai sopiti, di affetti naufragati e da far tornare a galla. Un’opera estremamente femminile, nel sottolineare l’assoluta indipendenza di queste tre donne, mamma (Marcia Gay Harden), figlia (Julia Garner) e nonna, di fatte cresciute senza uomini. Donne forti e autoritarie, quando c’è da sposare e difendere una posizione, per un ‘road movie’ che prende vita grazie alla necessità di un aborto.
E qui, Weitz, ha il coraggio e la forza di andare fino in fondo, evitando fortunatamente quell’ammorbidimento ‘caratteriale’ che tanti altri colleghi avrebbero imposto alla rude, scorbutica ed irresistibile Tomlin. Un’attrice ‘risorta’ nel corso degli ultimi 12 mesi, prima in tv ed ora anche in sala, qui aggressiva fuori e dolce dentro, con gli amori di una vita da incidere sul proprio non più giovane corpo e quelle lacrime da nascondere agli occhi altrui, onde evitare fraintendimenti emotivi. La sua straripante Elle, scelta tutt’altro che scontata in quel di Hollywood, rimarrà fino alla fine fedele a se’ stessa senza mai abbandonare i propri difetti, neanche a dirlo adorabili una volta scoperti, pesati e digeriti. Anche perché una nonna così, tanto diretta quanto sboccata, moderna e protettiva nei confronti di chi ama, chi di noi non la vorrebbe.
[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]
Grandma (Usa, 2015, drammatico) di Paul Weitz; con Lily Tomlin, Julia Garner, Marcia Gay Harden, Judy Greer, Laverne Cox