Home Curiosità La Isla Mínima: il thriller di Alberto Rodríguez al cinema

La Isla Mínima: il thriller di Alberto Rodríguez al cinema

A caccia di serial killer nel profondo sud della Spagna con il thriller di Alberto Rodríguez

di cuttv
pubblicato 13 Novembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:06

Dal profondo sud della Spagna arriva al cinema La Isla Mínima, e il thriller che scorre lungo le Rive del Guadalquivir nel 1980, e dietro la scomparsa di due sorelle adolescenti, durante una festa del piccolo borgo adagiato sulle rive del fiume.

Ad indagare sulla loro scomparsa arrivano da Madrid due detective della omicidi, diversi per stile e metodo come Juan (Javier Gutiérrez) che Pedro (Raúl Arévalo), costretti a mettere da parte le loro divergenze per risolvere dare la caccia al serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi, tra paludi e risaie, lo sciopero dei lavoratori locali e il traffico di droga.

Il thriller, diretto da Alberto Rodríguez e sceneggiato con Rafael Cobos López, è prodotto da Atípica Films, Sacromonte Films e Atresmedia Cine e ha già vinto 10 premi Goya, tra cui miglior film e miglior regia, insieme al premio speciale della Giuria e al miglior attore protagonista del San Sebastian. Dopo aver riscosso gran successo in Spagna e in Francia, La Isla Mínima arriva anche nelle nostre sale italiane, distribuito da Movies Inspired, dal prossimo 3 dicembre.

La Isla Mínima: Note di Regia

La genesi
La isla mínima nacque alcuni anni fa, in una mostra fotografica che ero andato a visitare con Alex Catalán, direttore della fotografia e mio buon amico. Atín Aya, il fotografo di Siviglia, si era dedicato a catturare le ultima vestigia di uno stile di vita che era esistito per secoli nelle paludi del fiume Guadalquivir. Molte delle fotografie erano ritratti di abitanti del posto e mostravano un misto di rassegnazione, diffidenza e durezza che erano parte di quei volti congelati nel passato e che, con la meccanizzazione del lavoro, molto probabilmente non avrebbero avuto un futuro duraturo. La mostra rifletteva la fine di un’era, di un’epoca. Questo è stato il mio primo contatto con La Isla, un paesaggio crepuscolare, adatto a un western di fine secolo. Per alcuni mesi, durante il 2009, con Rafael Cobos abbiamo giocato con la possibilità di scrivere un “noir”, traendo ispirazione dal romanzo di Bolaño 2666 e da film come Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda, e altri: Memories of Murder, Chinatown, Giorno maledetto, ecc. Come fonte di ispirazione avevamo anche tutto quello che le paludi evocavano in noi, un magico e misterioso luogo in cui la ricchezza e il potere hanno vissuto spalla a spalla con il dolore e la tristezza di personaggi che sono il risultato di un passato politico e sociale. Con tutte queste informazioni a disposizione abbiamo iniziato a scrivere la storia. Abbiamo deciso di ambientarla nel 1980, un anno di grandi tensioni politiche in Spagna, una tensione che doveva essere percepita in sottofondo, come un digrignare di denti.

Le riprese
Le paludi ci sono sempre apparse come un immenso, duro territorio; magnetico, ma davvero inospitale e crudele. E sono esattamente così.
È stato un film difficile da fare, molto fisico per ciascuno dei membri della troupe. Il raccolto del riso ci ha costretto ad anticipare le riprese. Le temperature hanno toccato tutti gli estremi con massime di 42° in tarda estate e minime di -2° alla fine di novembre. Ogni passo che abbiamo fatto, vista la vastità del territorio interessato, è diventato un incubo logistico.

Il cast
Penso che ciò di cui sono più orgoglioso sia l’essere riuscito a proteggere tutti gli attori dalla “durezza” delle riprese, solo una delle enormi difficoltà che abbiamo dovuto affrontare ogni giorno. Sono davvero soddisfatto del lavoro svolto da Raúl e Javier per lo sforzo, l’intensità durante le prove, la concentrazione e la creatività nell’interpretare i propri ruoli. Penso che le interpretazioni siano fantastiche. Ho menzionato Raúl e Javier, ma il resto del cast è altrettanto degno di nota: Nerea Barros e Antonio de la Torre, Salva Reina, Manolo Solo, Jesús Castro, Jesús Carroza, Mercedes León, Juan Carlos Villanueva, Ana Tomeno, ecc., così come gli altri 44 attori coinvolti nel film.

La storia
La isla mínima è una fiction dall’inizio alla fine. Il film ci parla della scomparsa di due ragazze. Trovare persone scomparse continua a essere uno dei lavori più comuni per gli investigatori della omicidi. Ancora oggi è uno dei loro compiti principali: cercare e trovare esseri umani che sono scomparsi, seguendo le tracce come se si trattasse di fantasmi.
L’idea era quella di creare gli eventi del film basandosi sulla routine quotidiana dei poliziotti di quasi quarant’anni fa. Grazie ai consigli di due agenti ancora in servizio, abbiamo potuto studiare molti documenti di prima mano che poi ci sono serviti per costruire la trama. Ecco come siamo venuti a sapere che i metodi della polizia sono cambiati enormemente con gli anni: prima, le indagini erano molto meno scientifiche, i mezzi a disposizione erano inferiori, in alcuni casi, o mancavano del tutto (molti poliziotti ci hanno detto – dopo aver letto lo script – che era strano che ogni agente avesse la propria stanza in motel, cosa che sarebbe stata considerata uno spreco di risorse…).
Alla fine ottenemmo una trama forte che trascinava la storia ma avevamo bisogno di integrare maggiormente i personaggi, così abbiamo deciso di ispirarci a eventi reali che erano avvenuti in quegli anni. Nel caso del personaggio di Pedro abbiamo utilizzato la vera storia di un poliziotto che venne ammonito e si ritirò dall’incarico perché espresse la sua repulsione verso alcuni militari che erano a favore di un rovesciamento del governo. Non dobbiamo dimenticare che la storia si svolge nel 1980.
A conti fatti, La isla mínima è un film che rivela un tocco classico, per quanto riguarda le indagini e lo sviluppo dei personaggi, ma con uno sfondo che è torbido, fangoso, denso e impenetrabile… come le vere paludi nelle quali è ambientato.
La isla mínima è la pellicola con cui mi sono avvicinato di più al fare cinema di genere, ma allo stesso tempo possiede una sua identità che lo rende differente, speciale.