Il grande dittatore: al cinema restaurato con il richiamo all’umanità di Chaplin
L’umanità, richiamata a risvegliarsi dalla critica sociale velata di ironia e sarcasmo di Chaplin torna al cinema restaurata e nella nostra recensione
“…L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
In tempi di discorsi sterili, guerre fredde, calde e riscaldate che non lesinano dittatori sanguinari, vili sostenitori, intolleranza e moltitudini condizionate, l’accorata preghiera rivolta all’umanità dal piccolo barbiere ebreo, salito sul podio e nelle vesti del ‘somigliante’ dittatore Adenoid Hynkel, può sembrare ingenua e fin troppo romantica.
Forse senza per questo inficiare il valore e il coraggio che assunse la retorica elevata a lezione morale, a chiusura del film di Charlie Chaplin che parodiava Hitler, Mussolini e la violenza dei totalitarismi all’inizio della seconda Guerra Mondiale, mentre i signori appena nominati godevano del ‘rispetto’ e degli interessi di buona parte dell’opinione pubblica (non solo statunitense) che gli permise di vergare con il sangue le pagine più buie della nostra storia.
[quote layout=”big” cite=”Charlie Chaplin]”Mentre ero a metà del Dittatore cominciai a ricevere allarmanti comunicazioni da parte della United Artists. L’ufficio Hays li aveva avvertiti che stavo per cacciarmi nei guai. Anche quelli della sede inglese erano molto preoccupati all’idea di un film antihitleriano e dubitavano che lo si potesse proiettare in Gran Bretagna. Ma io ero deciso a tirare avanti, perché Hitler doveva essere messo alla berlina. Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare Il Dittatore; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti. Ma ero ben deciso a mettere in ridicolo le loro mistiche scemenze sulla purezza del sangue e della razza. […] Altre lettere preoccupatissime mi furono spedite dall’ufficio di New York, per implorarmi di non fare il film, dichiarando che non sarebbe mai stato proiettato né in Inghilterra né in America. Ma io ero deciso a portarlo a termine, avessi anche dovuto noleggiare personalmente le sale da proiezione”[/quote]
Un coraggio analogo a quello di Ernst Lubitsch che in piena guerra strilla al mondo intero Vogliamo vivere! (To Be or Not to Be), manifestato con analogo sarcasmo da Charlie Chaplin prestando lo stesso volto e due animi profondamente diversi a Il grande dittatore.
La dialettica del doppio incarnato dal piccolo barbiere ebreo senza nome che eredita il coraggio insieme alla mimica di Charlot e il ‘somigliante’ grande dittatore Hynkel di Tomania, al quale ‘ruba’ la parola, nel primo vero film sonoro di Chaplin che saluta per sempre il vagabondo.
Un combattente anonimo della prima guerra mondiale, rimasto ferito e smemorato per un ventennio che torna inconsapevole a fare il barbiere nel ghetto ebraico, rastrellato dall’odio persecutorio del folle statista con una fisiognomica che non lasciava dubbi su chi la ispirava.
Due anime della stessa umanità, richiamata a risvegliarsi dalla critica sociale velata di ironia e sarcasmo, incredibili nonsense e monete nei budini, missili ribelli, “duetti” con Napoloni/ Mussolini, danze eloquenti. Dal Chaplin-Hynkel che danza/gioca con il (palla)mondo al ritmo melodioso dei violini del preludio del “Lohengrin” di Wagner, fino a quando gli esplode tra le mani al culmine della megalomania, e nel cambio di scena Chaplin-barbiere fa la barba ad un cliente a ritmo con la Danza Ungherese n. 5 di Johannes Brahms.
Scene memorabili sui balletti del potere e le danze del mondo che continuerà ad ignorare ancora per molto tempo la portata e gli orrori perpetrati dal regime nazionalsocialista.
Il ritmo di un film aperto dalle azioni militari della Prima Guerra e concluso da un monologo di conquista che si attesta tra i propositi più belli e utopici da pronunciare alle soglie della guerra e orrori indicibili.
Un film sopravvissuto al tempo e alle sue imperfezioni, senza mai smettere di far riflettere sulla portata della nostra follia e umanità, oggi più di ieri che torna al cinema in versione restaurata originale, con sottotitoli in italiano, in collaborazione con la Cineteca del Comune di Bologna che da anni digitalizza, cataloga e porta avanti il delicato e complesso restauro della sua opera con il Progetto Chaplin e il laboratorio L’Immagine Ritrovata, come già successo per The Gold Rush – La febbre dell’oro o Tempi Moderni.
“Mi dispiace. Ma io non voglio fare l’imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.
In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato.
L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne, bambini disperati.
Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.
A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima!
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l’amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà!
Ricordate,
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia, siate tutti uniti!”.
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Il grande dittatore (The Great Dictator, USA/1940) di Charlie Chaplin (126′) con Charlie Chaplin (Adenoid Hynkel/il barbiere), Paulette Goddard (Hannah), Jack Oakie (Benzino Napaloni), Henry Daniell (Garbitsch), Reginald Gardiner (Schultz), Billy Gilbert (Herring), Maurice Moskovitch (Mr. Jaeckel). Di nuovo in sala per Il Giorno della Memoria con Bim e il Cinema Ritrovato, nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, dall’11 gennaio 2016, tutti i lunedì e martedì del mese.
Il grande dittatore: curiosità
«Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale» (titoli di testa)
Il film diretto, prodotto con la United Artists e interpretato da Charlie Chaplin, è stato in produzione dal 1 Gennaio 1939 al 2 Ottobre 1940, mentre le riprese andate aventi negli Stati Uniti dal 09 Settembre 1939 al 02 Ottobre 1940, hanno toccato la califoniana Agoura Hills e Los Angeles, dalle Santa Monica Mountains a Hollywood.
I personaggi del film sono evidenti caricature dei personaggi reali, anche nel nome, come
Adenoyd Hynkel (Astolf Hynkel nel doppiaggio del 1988), il fui (führer nella versione originale), Tomania (or. Toimania) – Adolf Hitler, dittatore della Germania
Bonito Napoloni (Benzino Napaloni), duce di Batalia (Bacteria) – Benito Mussolini, duce d’Italiam Garbitsch – Joseph Goebbels, Herring – Hermann Goering, Segretaria di Hynkel – Eva Braun, Signora Napoloni – Rachele Mussolini, Ostria (Osterlich) – Austria.
Il Chaplin-Hynkel danza con il (mappa)mondo al ritmo melodioso dei violini del preludio del “Lohengrin” di Wagner, fino a quando questo gli esplode e nel cambio di scena Chaplin-barbiere fa la barba ad un cliente a ritmo con la Danza Ungherese n. 5 di Johannes Brahms.
La sequenza della “danza” col mappamondo ha richiesto tre giorni di lavorazione, mentre quella del discorso finale, che sembra scritto parola per parola, è stata improvvisata da Charlie Chaplin e realizzata in un paio d’ore.
Dopo “Tempi moderni” Paulette Godard torna a recitare al fianco di Chaplin nei panni di bella e battagliera ragazza ebrea Hannah, un personaggio al quale Chaplin tanto da darle il nome della madre.
L’irlandese Jack Oakie veste la divisa di Napaloni, assurdo dittatore di Bacteria parodia di Mussolini che discute di politica estera facendo volare torte, finiscono a bocca aperta su un divano per ingestione da mostarda inglese.
Il grande dittatore è uscito per la prima volta nelle sale USA il 07 Marzo 1941 (USA).
A causa del potere nazifascista che ne proibì la distribuzione, il film è stato vietato in quasi tutta l’Europa dal 1940 al 1945, nonostante questo, pur affrancata dalla censura, la pellicola è stata proiettata a Londra già nel 1941, quando i rapporti con fra Inghilterra e Germania erano ormai belligeranti.
Bim lo ha distribuito per la prima volta nelle sale italiane Italia il 09 Ottobre 1946
col titolo “Il dittatore”, con 25 minuti di tagli e la voce di Chaplin doppiata da Gianfranco Bellini per entrambi i personaggi. Il titolo è stato cambiato ne “Il grande dittatore” a partire dalla riedizione del 1961, ma privato di alcune scene, come quella con la paffuta moglie di Napaloni (ogni riferimento a Mussolini è palese) per non urtare la suscettibilità della signora Mussolini.
Nel nuovo doppiaggio del 1972, Oreste Lionello da voce a Hitler, mentre nel 2002 il film è stato ridistribuito integralmente e restaurato dalla BIM con le scene censurate doppiate di nuovo in italiano.
Tra premi e riconoscimenti ricevuti nel corso del tempo, si contano cinque candidature al premio Oscar nel 1941, compresi miglior film e miglior attore per Chaplin. Nel 1997 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 2000 l’American Film Institute lo ha inserito al trentasettesimo posto nella classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.
Come film tra i più celebri della storia del cinema resta protagonista di citazioni e omaggi in numerose opere cinematografiche, oltre ad ispirarne altre come “La vita è bella” (1998) di Roberto Benigni.
[quote layout=”big” cite=”George Orwell]«Più che in qualunque trovata comica, credo che il fascino di Chaplin stia nella sua capacità di riaffermare la verità – soffocata dal fascismo e anche, fatto piuttosto comico, dal socialismo – che vox populi è uguale a vox Dei e che i giganti sono vermiciattoli» [/quote]
Il grande dittatore: poster
Via | Il Cinema Ritrovato – Kinopoisk