Criminal: recensione in anteprima
Buone premesse per Criminal di Ariel Vromen, un action che bazzica la fantascienza mostrandosi però troppo timido su entrambi i fronti
Jerico (Kevin Costner) è un pericoloso criminale detenuto presso una prigione di massima sicurezza. Quando l’agente della CIA Bill Pope (Ryan Reynolds) muore sul campo, essendo lui l’unica speranza per compromettere un attacco terroristico su scala globale, ecco che subito si pensa a Jerico. Perché? Nell’universo di Criminal esiste infatti un progetto sperimentale che consentirebbe di “spostare” i ricordi da una persona all’altra; e poiché Pope era l’unico a sapere come sventare la minaccia, o la va o la spacca.
Siamo nell’ambito della fantascienza, più e più volte bazzicata, pure di recente, basti pensare ad un altro film con protagonista Reynolds, ovvero Self/Less, d’impostazione analoga almeno in relazione alla tematica. Ma non è solo questo, dato che il film di Ariel Vromen (regista di The Iceman) in superficie resta un action il cui protagonista è la spendibile canaglia la cui parabola ne ribalta il profilo tra l’inizio e la fine. Al tempo stesso, Criminal è uno di quei film che a parlarne suscitano un naturale interesse, i cui leitmotiv insomma toccano le note giuste.Si parla infatti di un travaso di ricordi, perciò di personalità, da un agente della CIA (buono) ad un pazzo criminale (cattivo). La domanda a quel punto è: cosa può comportare tutto ciò? Il film procede su un doppio, triplo binario; la traccia principale resta la missione affidata a Jerico dall’agenzia, che consiste nello scovare l’Olandese, il terrorista, ed evitare la catastrofe. Tuttavia il “mutamento” di Jerico è non meno centrale, snodandosi non solo attraverso il compimento della missione di cui sopra, ma anche mediante il suo relazionarsi con gli affetti di Pope, ovvero moglie e figlia di quest’ultimo.
Tre binari, perciò, che sulla carta danno adito ad un potenziale notevole. Ma allora dov’è che si perde Criminal? Beh, a dispetto dei promettenti presupposti, la parabola di Jerico si risolve per lo più in un action freddo, che non riesce a realizzare tali premesse, specie sul fronte sci-fi. La famiglia di Pope rappresenta un banco di prova per il nostro, grazie al quale è possibile, anche per noi spettatori, testare la riuscita di quell’esperimento che l’ha portato a condividere ricordi e sensazioni col defunto agente della CIA.
Sensazioni, per l’appunto, non solo ricordi. Uno spunto che aprirebbe una voragine, poiché Jerico non soltanto ricorda eventi ed episodi, ma sperimenta grossomodo gli stessi sentimenti di Pope. Non avrebbe meritato maggior rilievo una trovata del genere, altro dal semplice avvicinamento alla moglie? L’impressione è che Vromen abbia dovuto assecondare a tal punto le varie nature del film da ritrovarsi con le mani legate su più fronti; finendo perciò con l’offrire un punto di vista limitato, come lo è l’azione stessa.
Così per com’è si tratta di un action il cui “classicismo” non esalta nulla, bensì impoverisce. L’incipit anzitutto, che si presta a speculazioni più significative del mero dispositivo narrativo, buono giusto per innescare qualche slancio emotivo. A quel punto appare chiaro come in realtà Criminal sia prima di tutto un action, sebbene con velleità fantascientifiche. Un’ambizione a cui non fa seguito altrettanta incisività, perché alla fine il tutto si risolve nel piluccare da tutto un po’. Spie, assassini, criminali, scienziati e chi più ne ha più ne metta. Un sogno per alcuni. Peccato che resti tale.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”4.5″ layout=”left”]
Criminal (USA/Regno Unito, 2016) di Ariel Vromen. Con Kevin Costner, Gary Oldman, Tommy Lee Jones, Alice Eve, Ryan Reynolds, Michael Pitt, Jordi Mollà, Scott Adkins, Amaury Nolasco, Antje Traue, Colin Salmon e Gal Gadot. Nelle nostre sale da domani, mercoledì 13 aprile.