CineBlog consiglia: Audition e Zatoichi
In questi giorni Takashi Miike è in concorso a Venezia con il suo atteso Sukiyaki Western Django, un nippo-western dove recita anche un certo Tarantino. Che anche questo film sia folle, non ne ho dubbi sin da subito: ma d’altronde Miike non è normale. Per fortuna, e Audition sta qui a dimostrarlo.Aoyama, vedovo da ormai
In questi giorni Takashi Miike è in concorso a Venezia con il suo atteso Sukiyaki Western Django, un nippo-western dove recita anche un certo Tarantino. Che anche questo film sia folle, non ne ho dubbi sin da subito: ma d’altronde Miike non è normale. Per fortuna, e Audition sta qui a dimostrarlo.
Aoyama, vedovo da ormai alcuni anni, decide con la complicità di un amico di cercare una giovane ragazza con cui poter stare, ed accetta di assistere alla audizioni per un nuovo film. Viene colpito dalla bellezza di Yamazaki Asami, che inviterà a cena. Ma non tutto è così facile, e l’uomo dovrà affrontare paura e dolore…
Allora: inizia come una love story drammatica, continua come un film dalle tinte sovrannaturali, e sfocia nel torture-movie. Miike ha dichiarato che voleva che lo spettatore avesse la sensazione di avere sbagliato film: e se l’intenzione principale era questa, il regista nipponico c’è riuscito alla grande. L’originalità sta soprattutto nello sviluppo della trama, che prende vie impensabili, alternando almeno due registri: quello drammatico (e sociologico) e quello horror. Che tra l’altro presenta almeno una scena crudele da antologia, proprio verso il finale.
Una storia di vendetta? Una critica al maschilismo che mette la donna ad un livello inferiore? Una rappresentazione della società giapponese? Ad ognuno la sua interpretazione. Fatto sta che Audition colpisce gli occhi e lo stomaco, ed è fra le opere migliori del regista.
Stanotte, 01.05, RaiTre
E la notte nipponica di Fuori Orario continua…
Un altro maestro del cinema giapponese in questi giorni sta presentando la sua nuova opera a Venezia, ma questa volta fuori concorso: è Takeshi Kitano con Kantoku banzai!, che si dice sia una sorta di ritorno a quel folle Getting Any? che ha divertito gli appassionati del regista e anche il sottoscritto. E già in quel film c’era un omaggio a Zatoichi, lo spadaccino cieco interpretato in decine di film da Shintarô Katsu.
Qualcuno all’uscita di questo Zatoichi si era chiesto se fosse un film commerciale o meno. Forse, vista la fama che Kitano si è (giustamente) creato nel mondo occidentale, questo suo film risulta essere il suo film più “commerciabile”, non per questo solo alimentare e privo di idee, anzi. Tra l’altro, Kitano non rinuncia alla sua poetica e non rinuncia allo spirito ironico delle sue migliori scene comiche, e anche con un film di cappa, spada e samurai resta coerente. Ce lo ricorda anche il travolgente ballo finale.
Il massaggiatore cieco e giocatore d’azzardo, che si trasforma poi in un abilissimo samurai (famoso in Giappone quanto da noi è famoso Zorro) pronto a vendicare i più deboli, è interpretato proprio da Beat Takeshi, che si diverte un mondo con un film “non suo” in partenza, ma disseminato di autocitazioni e citazioni (uno su tutti: Akira Kurosawa), con un colpo di scena finale e una battuta da annotarsi sul block notes. Non è un Hana-Bi, non è un Dolls: ma è sempre un bel Kitano.
Stanotte, 04.20, RaiTre