Tokyo Love Hotel: dal quartiere a luci rosse di Tokyo al cinema
Dal quartiere a luci rosse di Tokyo al cinema, con la partitura sentimentale dell’umanità drammaticamente ironica del Tokyo Love Hotel di Hiroki Ryuichi
La partitura sentimentale delle nostre esistenze, inclini a piccoli segreti e grandi bugie, senza mai rinunciare a incomprensioni e speranza, è probabilmente simile in ogni angolo di mondo, ma l’ironico bad boy Hiroki Ryuichi ha deciso di condensarla al Tokyo Love Hotel (Sayonara Kabukicho, Giappone, 2014), con il dramma corale, niente affatto privo di ironia, delle vite che si sfiorano, intrecciano e sprofondano nel quartiere a luci rosse di Tokyo.
Il viaggio di un giorno e una notte a Kabukicho, con la cinepresa puntata sulle cinque coppie che passano per lo squallido albergo dell’amore Atlas, sotto lo sguardo stralunato e rassegnato del giovane Toru ( che lo gestisce con pigra rassegnazione, dopo essere stato licenziato da un albergo a cinque stelle.
Un universo di amanti clandestini e artiste sedotte dalle scorciatoie, escort malinconiche e clienti che s’innamorano, finti talent scout e vere attrici porno, tra fidanzati ignari, poliziotte in incognito, adolescenti scappate di casa e donne delle pulizie che non sono chi dicono di essere, sesso e tanto risate.
Tokyo Love Hotel, sceneggiato da Haruhiko Arai con Futoshi Nakano e prodotto da Gambit and Happinet , The Fool and Arcimboldo e W Field, riporta sul grande schermo la matrice indie del regista di Vibrator (2003) e It’s Only Talk (2005), dopo la pausa mainstream e la gavetta nel circuito dei pink eiga (softcore giapponesi), interpretata tra i tanti dalla bella Maeda Atsuko (ex idol della girl band AKB48, appena vista all’ultimo FEFF in Mohican comes home) e da Sometani Shota (anche lui ben noto alla platea del FEFF grazie ai due Parasyte di Yamazaki Takashi e di Tokyo Tribe di Siono Son).
Dopo aver distribuito in Italia titoli come Departures di Takita Yojiro, Poetry di Lee Chang-dong, A Simple Life di Ann Hui e Confessions di Nakashima Tetsuya, la Tucker Film porta nelle nostre sale anche Tokyo Love Hotel di Ryuichi, già presentato e accolto calorosamente al Far East Film Festival di Udine, a partire dal prossimo 30 giugno.
Tokyo Love Hotel: personaggi e interpreti
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Toru: Sometani Shota
Saya: Maeda Atsuko
Heya: Lee Eun-woo
Chong-su: Son Il-kwon
Satomi: Minami Kaho
Yasuo: Matsushige Yutaka
Kazuki: Omori Nao
Kageisha: Murakami Jun
Masashi: Taguchi Tomorowo
Masaya: Oshinari Shugo
Hinako: Wagatsuma Miwako
Rikako: Kawai Aoba
Ryuhei: Miyazaki Tomu
Miyu: Hinoi Asuka
Conversando con Hiroki Ryuichi
Per girare Tokyo Love Hotel hai fatto buon uso della tua lunga militanza nel mondo del softcore?
Quell’esperienza è preziosissima, soprattutto quando lavoro con tempi molto stretti: due settimane, in questo caso. I pink eiga venivano realizzati in tre o quattro giorni al massimo e giravamo sempre nella stanza di un love hotel, dal momento che c’erano molte scene di sesso.
Ti è mai venuto il dubbio che i personaggi potessero essere troppi?
Certo che mi è venuto! Se avessi dato lo stesso numero di scene a tutto il cast, Tokyo Love Hotel sarebbe diventato una specie di kolossal [ride], per cui ho fatto vari tagli in post-produzione.
Lee Eun-woo, quand’è arrivata in Giappone dalla Corea del Sud, non masticava nemmeno una parola di giapponese: hai avuto problemi?
No, ha fatto davvero un ottimo lavoro! Sul set avevamo un interprete e Lee, comunque, era molto preparata, così non ho dovuto faticare per farle capire le cose. Quello che l’angosciava, invece, erano le scene di nudo: non le ha accettate immediatamente. Se un’attrice coreana va in Giappone a interpretare un ruolo per cui deve spogliarsi, cosa diranno quando fa ritorno a casa?
Del resto, accadrebbe lo stesso se un’attrice giapponese andasse a lavorare in Corea e dovesse togliersi i vestiti! Quando abbiamo presentato il film al Festival di Busan, però, tutti si sono complimentati con lei.
Il nome più famoso del cast, per il pubblico giapponese, è quello di Maeda Atsuko, ex idol della girl band AKB48. L’hai scritturata personalmente?
Sì, le ho detto che Saya doveva essere lei! Da quando ha lavorato con Yamashita Nobuhiro, per Tamako in Moratorium, e Kurosawa Kiyoshi, per Seventh Code, è diventata un’attrice davvero interessante.
Con lei hai girato una straordinaria scena di pianto. È il tuo marchio di fabbrica, quello delle attrici che scoppiano in lacrime!
Ah sì? Non va bene, non va bene. Bisogna proprio che giri un film… asciutto! Detto questo, ho valutato diversi espedienti per far piangere Atsuko, ma lei ci riusciva solo quando mangiava un hamburger al kimchi. Ecco a chi va il merito! [Ride]
A proposito di attori molto amati dal pubblico giapponese: anche Sometani Shota sta attraversando un buon momento.
Un buonissimo momento, direi, e non solo in Giappone. Chi ha visto i due Parasyte lo sa: è un attore straordinario.
Tornando a Tokyo Love Hotel, devo aggiungere che sono rimasto davvero colpito dall’umorismo che ci hai messo dentro. Non che fosse assente nei tuoi lavori precedenti, anzi, solo che qui ce n’è davvero tanto.
L’intenzione era questa, sì, ma non sono stato coraggioso fino in fondo: avrei dovuto intitolarlo Mia sorella è un’attrice porno! [Ride]
La Presidente del Far East Film Festival di Udine, Sabrina Baracetti, mi ha raccontato che Tokyo Love Hotel le ha lasciato una grande energia addosso. A me è accaduta la stessa cosa.
Bene! Così almeno siete in due!
* Intervista tratta dal catalogo del Far East Film Festival 17
Via | Tucker Film – Valentina Guidi Mario Locurcio