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Star Trek Beyond: recensione in anteprima

Spettacoloso il giusto, Star Trek Beyond si lascia completamente alle spalle Into the Darkness tornando velatamente alle origini. Peccato solo che all'”oltre” di cui al titolo preferisca per lo più il bazzicare territori familiari e rassicuranti

pubblicato 20 Luglio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 08:52

Il capitano Kirk (Chris Pine) sta attraversando un periodo alquanto delicato: lo spazio sconfinato, lungi dall’attrarlo come un tempo, adesso lo induce a domandarsi se il suo posto non sia altrove invece che su una nave spaziale. Vuole avere un ruolo Kirk, fare la differenza, e l’idea è che l’unico modo per riuscirci sia rimanere lì dove tutto accade, quel centro politico di potere che è Yorktown. Prima però ha un’altra missione da compiere con la sua Enterprise, che consiste in un recupero oltre una nebulosa. «L’ignoto non esiste… deve solo essere ancora scoperto».

Le premesse di Star Trek Beyond fanno quasi strabuzzare gli occhi, specie ai fan suppongo. C’è tutto (o quasi) quello che un universo di questo tipo deve veicolare: viaggi intergalattici, razze aliene che convivono sotto lo stesso tetto, organizzazioni interplanetarie, città-pianeta avanzatissime. Da lì in avanti si tratta perciò di confermare la corroborante partenza, che, piaccia o meno, ci mette anche al corrente del cambio di registro avvenuto con questo terzo capitolo della nuova saga. La conferma è infatti che Into the Darkness è stato archiviato e che Beyond, nel bene e nel male, ne è l’esatto contraltare.

Un gioco di pesi e di misure, insomma: a tal punto è stato abbracciato il rischio nel secondo, che il terzo film ha indotto a più miti consigli. Sta essenzialmente qui la netta impressione per cui Beyond consista in un episodio allargato della vecchia serie, addirittura uno spin-off anziché un sequel. Slegato quanto basta per non farsi condizionare troppo dal forte retaggio, al contempo però ossequioso verso quel passato che non riesce a fare a meno di rievocare, non soltanto attraverso la rituale dedica bensì integrando il tutto nella trama.

Star Trek Beyond vuole essere un film di personaggi; ce lo dicono i numerosi primi piani così come lo sviluppo della vicenda, che dopo l’atterraggio forzato su un pianeta sconosciuto vede ciascun membro dell’equipaggio separarsi, senza nemmeno sapere che fine abbiano fatto tutti gli altri. È un po’ un leitmotiv della saga, quello che vuole tante razze e popoli dispersi nello spazio chiamati ad unirsi e collaborare, qui riprodotto metaforicamente in piccolo. Ed in questo Beyond si mostra fedele alla vocazione politica dell’universo al quale appartiene, per quanto ne riduca le implicazioni e, come detto, sposti maggiormente l’attenzione sui protagonisti. L’abbandono dell’Enterprise, tuttavia, segna l’inizio di un altro film, non semplicemente di un nuovo atto.

Il problema sta in una parte centrale a marce decisamente forzate. La permanenza sul pianeta sconosciuto procede per inerzia e se non fosse per qualche sequenza dall’alto tasso spettacolare (3D a parte), il discorso assumerebbe toni ben più delusi e deludenti. In questo frangente Beyond contraddice sé stesso, le premesse e tutto quanto, adagiandosi su formule già viste e alle quali non si preoccupa di aggiungere alcunché di suo; il che non sarebbe un problema se le cose procedessero in maniera fluida, ma così non è. Anche perché è questa la parte del film in cui vengono concentrati i momenti più significativi, le frasi ad effetto più scontate, i passaggi più sbrigativi.

L’Oltre, promesso dal titolo ma anche dalla parte iniziale del film, viene quindi disatteso, e si resta orfani di un film la cui partenza pone al contrario le basi per la migliore iterazione dal reboot del 2009 (che invece rimane il migliore dei tre). L’humor con cui Simon Pegg infarcisce il tutto regge fino a un certo punto, nel senso che sì, funziona, strappa qualche sorriso, ma finisce col diventare troppo centrale. La vena umoristica infatti in più situazioni non serve solo quale accompagnamento ma a conti fatti mira a risolvere delle scene che Justin Lin sa esser state viste e riviste ed in relazione alle quali perciò la battuta estemporanea, per quanto divertente, sembra più che altro un modo per sviare l’attenzione.

Malgrado questo, però, è proprio lo stesso Lin ad offrire le cose migliori in Beyond. Si veda a come sfrutta in maniera visivamente sensata e scenografica la conformazione di Yorktown, composta da più anelli dalla gravità opposta, che dà adito a sinuosi movimenti di camera che quasi giocano con la vista, come ingannandola, provocando però un certo piacere come avviene con le illusioni ottiche. Così come funzionano certi scontri a fuoco, che pur non costituendo nelle intenzioni il fulcro, si impongono come momenti tra i più alti del film.

Lascia l’amaro in bocca, perciò, che non si sia riusciti a tenere l’asticella alla medesima altezza delle premesse e quindi delle ambizioni che muovono questo terzo capitolo. In tal senso Beyond non riesce ad andare oltre qualche gustoso siparietto, tratteggiando un contesto corale nel quale si resta a distanza più o meno da tutti; finanche da Spock, la cui sottotrama delega pressoché tutto alla nostalgia, mentre la new entry Jaylah (Sofia Boutella) funziona senza nemmeno bisogno di indagare su chi sia e da dove venga. Un trattamento da cui non è esente nemmeno il villain, che al netto del twist più o meno riuscito, resta comunque marginale: anche se la scelta in questo caso appare più comprensibile e per certi versi interessante. Peccato dunque che l’Oltre di cui al titolo in realtà risulti ribaltato: anziché inoltrarsi per spazi inesplorati, si opta per territori decisamente più familiari e rassicuranti.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”7.5″ layout=”left”]

Star Trek Beyond (USA, 2016) di Justin Lin. Con Idris Elba, Sofia Boutella, Zoe Saldana, Simon Pegg, Chris Pine, Zachary Quinto, Karl Urban, Anton Yelchin, Deep Roy, John Cho, Shohreh Aghdashloo, Fiona Vroom, Melissa Roxburgh, Lydia Wilson, Adam DiMarco, Priya Rajaratnam, Ashley Edner, Joe Taslim, Roxanne Fernandes, Jeremy Raymond, Lia Lam, Christian Sloan, Arlene Santana, Polina Nikolai, Jason Matthew Smith, Emy Aneke, Jodi Haynes, Rebecca Husain, Alex Rose, Anthony Shim, Harry Han, Andrea Yu, Natalie Moon, Tarun Keram, Rich Hill, Adam St, Jake Foy, Bryce Soderberg, Thomas Cadrot, Nathan Jean, Harpreet Sandhu, Edwin Rodriguez, Ian Nsenga, Jabbz Farooqi, Thomas Dezell e Chuka Ekweogwu. Nelle nostre sale da giovedì 21 luglio.