Nelle pieghe del tempo, Ava DuVernay prima donna afroamericana a dirigere un film da 100 milioni di dollari
Mai nessuna donna di colore aveva diretto un film da 100 milioni di dollari. Fino ad oggi.
Ovvero Kathryn Bigelow nel 2002 con K-19, costato 100 milioni e autentico flop in sala con appena 65,716,126 dollari incassati in tutto il mondo, e Patty Jenkins con l’imminente Wonder Woman, le cui riprese sono da poco terminate. Con la DuVernay siamo quindi saliti ad appena 3 donne regista con così tanti soldi tra le mani, in un mondo, Hollywood, ancora oggi governato dagli uomini. La regista ha pubblicamente ringraziato la Disney per la fiducia dimostrata e l’opportunità data, esprimendo però anche tutto il proprio disappunto per questo chiaro limite produttivo. Ma qualcosa sta cambiando. 3 donne hanno diretto film da 100 milioni negli ultimi 15 anni, Ava compresa, con la Marvel che ha già annunciato di volere una regista per l’atteso Captain Marvel.
Protagonista de Nelle pieghe del tempo la giovane Meg Murry, che sta avendo un momento difficile. Suo padre, l’astrofisico Dr. Jack Murry, è misteriosamente scomparso. Il suo giovane fratello, Charles Wallace, un genio, è infastidito e sminuito ed è considerato uno stupido perché non rivolge la parola a nessuno al di fuori della sua famiglia. Meg non va d’accordo con i suoi coetanei, con gli insegnanti, con i suoi fratelli gemelli di 10 anni, e persino con se stessa. In questa situazione infelice giunge una sconosciuta, la misteriosa Signora Cosè, che veste in un modo molto strano, e le sue amiche la Signora Chi e la signora Quale. Esse portano Meg, Charles Wallace e il loro nuovo amico Calvin O’Keefe su strani, nuovi altri pianeti, preparando i ragazzi per una missione il cui obiettivo è salvare il Dr. Murry dal malevolo “IT” sul pianeta Camazotz. Il tutto è possibile proprio grazie al TESP-ACT, che permette loro, per l’appunto, di viaggiare tra le pieghe delle varie dimensioni spazio-temporali.
Fonte: Collider