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Venezia 2016, El Cristo Ciego: Recensione in Anteprima

Un Cile bisognoso di fede in El Cristo Ciego di Christopher Murray.

pubblicato 2 Settembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 06:15

C’è un ragazzo nel cuore del Cile che è da sempre convinto di essere una sorta di reincarnazione di Cristo, tanto da prendere e partire per aiutare un amico d’infanzia fisicamente in difficoltà. Michael, questo il suo nome, è certo di poter compiere un miracolo sull’arto menomato dell’amico, abbandonando il nido paterno per intraprendere a piedi nudi un pellegrinaggio nel deserto del Cile.

Premessa folgorante quella partorita da Christopher Murray, con il passare dei minuti incapace però di darle sostanza e credibilità. Michael Silva, chiamato ad indossare i sudici e poveri abiti del protagonista, convive da tempo con questa accecante fede che l’ha con il tempo tramutato nel folle del Paese. Tutto cambia quando l’amico di una vita, che in tenera età l’aveva inchiodato ad un albero sotto sua esplicita richiesta per avvicinarsi ulteriormente a Dio, si infortuna pesantemente ad una gamba. Il viaggio che Michael andrà ad intraprendere diventa così un vero e proprio percorso tra disperati, nella polvere e tra le mancanze di un Paese allo stremo delle forze e per questo bisognoso di fede.

Un Cile settentrionale, quello ripreso da Murray, che lascia sgomenti per la drammatica realtà sociale che proprio oggi lo caratterizza, tanto da accartocciarsi pesantemente su una forte religiosità, qui vista come chiave di salvezza da un presente industriale che ha spremuto le comunità locali.

Seminate illusioni, aspettative e scetticismo, il cammino di Silva e di Murray procede per tappe e ‘parabole’, con il giovane che lascia dietro di se’ tracce di fede a chi l’aveva persa o probabilmente mai avuta (perché Cristo è in ognuno di noi, dice lui). Ciò che disturba, facendo rapidamente perdere l’interesse nei confronti di una pellicola che rimanda continuamente a Gesù (le stimmate, i piedi scalzi, il battesimo di San Giovanni Battista, le infernali tentazioni di una donna) è la ripetitività del tutto, la disarmante lentezza che la contraddistingue e la noia, che quasi da subito assale l’inerme spettatore.

Se i desolanti paesaggi cileni non possono lasciare indifferenti, così come i non attori scovati sul posto dal regista, e in attesa di scoprire se il miracolo ‘promesso’ dal protagonista è realtà o inganno, sogno o illusione, è il non-ritmo imposto da Murray a limitare un’opera che lentamente e inesorabilmente si sgonfia.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”7″ layout=”left”]

El Cristo ciego di Christopher Murray (Cile, Francia, drammatico) di Michael Silva, Bastian Inostroza, Ana Maria Henriquez e Mauricio Pinto.