Roma 2016, Hell or High Water di David Mackenzie: Recensione in Anteprima
Prodotto da Netflix e presentato al Festival di Cannes, Hell or High Water guarda ai Coen raccontando l’America di oggi attraverso le corde del western moderno.
Toby e Tanner sono due fratelli che si sono messi a rapinare banche, tante e tutte insieme ma soprattutto appartenenti alla stessa filiale. C’è un perché, dietro queste rapine apparentemente insensate, un piano perfetto di stampo ‘vendicativo’ che vedrà i due fratelli, così diversi e così uniti, scontrarsi con un Texas Ranger arrivato a poche settimane dalla pensione. Ed è proprio al termine dell’ultima rapina programmata che i fratelli texani e il vecchio finiranno per trovarsi, cedendo spazio ad un duello ad armi spianate che farà incrociare vecchio e nuovo West.
Ci sono voluti quattro anni per vedere il meraviglioso script firmato Taylor Sheridan, inserito nella Black List del 2012 con il titolo Comancheria, diventare finalmente cinema. Sheridan, che un anno fa aveva già dimostrato di avere una magnifica mano con Sicario di Denis Villeneuve, ha attinto a piene mani dai Coen nel realizzare questa sceneggiatura che porta in scena la fine del Vecchio West e dei suoi valori, tra crisi economica e sfruttamenti petroliferi, legami famigliari da proteggere e società in rovina.
Mackenzie, che è britannico, è riuscito nell’impresa di realizzare un film che è americano nel dna, affidandosi ad un cast in stato di grazia. Straordinario Jeff Bridges, Texas Ranger imbolsito che battibecca giorno e notte con il partner metà indiano e metà messicano, così come meritano sentiti applausi Ben Foster e Chris Pine, fratelli pronti a finire in galera, per non dire all’obitorio, pur di lasciare un futuro economicamente sereno ad una famiglia da generazioni strozzata dalla povertà più estrema.
Musicato da Nick Cave, Hell or High Water si fa presto caccia tra il gatto e il topo, sfruttando sapientemente un gioco delle coppie che nel finale finirà inevitabilmente per incrociarle. Robusta, dinamica e ispirata, la regia di Mackenzie scema nel western moderno di chiara critica sociale al momento che l’America sta attualmente vivendo, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, tra strozzinaggio bancario, disoccupazione, estremismo religioso, riciclaggio legalizzato, dichiarato razzismo e violenza armata.
Il polveroso Texas dai luoghi sconfinati, dalle trivelle continuamente in azione, dagli uomini a cavallo e dalle pistole facili è indubbiamente il vero protagonista del film, che dietro una serie di rapine cela una più ampia visione legata al concetto di famiglia, tra fratellanza e paternità, e di lealtà. Due mondi, quello vecchio e pregno di valori rappresentato da Bridges e quello avido e senza scrupoli cavalcato da Foster, che si scontrano, guardandosi negli occhi mentre una mano si avvicina lentamente alla fondina.
[rating title=”Voto di Federico” value=”8.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”7″ layout=”left”]
Hell or High Water (thriller, 2016, Usa) di David Mackenzie; con Jeff Bridges, Ben Foster, Chris Pine, Dale Dickey, William Sterchi