Non si ruba a casa dei ladri: Recensione in Anteprima
La ‘Roma ladrona’ di Mafia Capitale degli ultimi anni incrocia i fratelli Vanzina con Non si ruba a casa dei ladri.
Al centro della trama Antonio, onesto imprenditore napoletano da tempo nella Capitale che viene involontariamente rovinato da Simone, disonesto politico con le mani in pasta tra appalti truccati e mazzette. Il caso vuole che Antonio e sua moglie, finiti in rovina e senza più un soldo, accettino un lavoro da ‘domestici’ a casa di un ricco cafone, neanche a dirlo proprio Simone, scoprendo solo successivamente il suo decisivo coinvolgimento nel fallimento della loro azienda. Invece di denunciarlo, però, Antonio e signora escogitano un ‘colpo’ per sottrarre i 5 milioni di euro depositati in una banca svizzera da Simone e consorte, rubando così a casa dei ladri.
Prima la spicciola e populina critica al Sistema Italia, che grazie a Mafia Capitale ha raschiato il fondo di un barile che si pensava abbondantemente sfondato, per poi cambiare completamente obiettivo e tramutarsi in una comedy da rapina molto poco originale e dagli scontati risvolti. Carlo ed Enrico Vanzina confermano ancora una volta, purtroppo, di aver imboccato una fase decisamente calante di una ricca e prolifica carriera iniziata addirittura 40 anni fa. Dichiaratamente ispiratisi a In nome del popolo italiano di Dino Risi, La Congiuntura di Ettore Scola, ad American Hustle di David O. Russell, a Sette uomini d’oro di Marco Vicario e perché no persino a I Soliti Ignoti di Mario Monicelli, i due Vanzina hanno provato a trattare con leggerezza il dramma quotidiano della crisi economica, alimentata anche, se non soprattutto, dal malaffare politico che divora il Bel Paese, scivolando però sui soliti luoghi comuni legati ai vizi dell’italiano medio.
Caratterizzazioni con lo stampo, neanche a dirlo, con Massimo Ghini politico cafonal che ruba a destra e a manca, Manuela Arcuri sua coatta e ignorante compagna e Stefania Rocca elegante e solo fino ad un certo punto onesta signora di un Vincenzo Salemme inaspettatamente in tono minore. A salvarsi, come al suo solito, Maurizio Mattioli, credibile e drammaticamente divertente anche dinanzi ad un ruolo minore, da lui perfettamente calcato. Curiosa la presenza in un ruolo secondario legato al ‘controcolpo’ finale di Lorenzo Balducci, figlio di quel Angelo Balducci anni fa finito nello scandalo appalti “Grandi Eventi”.
Realtà e finzione cinematografica che si incontrano, per una politica criminale che i Vanzina hanno evidentemente portato alla luce fuori tempo massimo. Tre sindaci si sono passati le chiavi del Campidoglio dai tempi di Mafia Capitale, per una rivisitazione in salsa comedy che nulla di nuovo racconta, ampliando il già ricco menù di cliché nazionali sulla corrotta politica italiota. ‘Omaggiato’ persino il tristemente celebre party a tema Roma Antica di ‘alemanniana’ memoria, Non si ruba a casa dei ladri è un film così deboluccio nella scrittura da non riuscire neanche accidentalmente a raggiungere il doppio intento sperato, vedi far ridere rimarcando le sistematiche criticità di un (Bel) Paese che proprio non è in grado di uscire dal tunnel di una brutta, sporca e cattiva politica. Eppure Carlo ed Enrico Vanzina, ed è qui che crolla la mascella, lo ritengono uno dei loro film più riusciti. Se non il migliore di tutti.
[rating title=”Voto di Federico” value=”4″ layout=”left”]
Non si ruba a casa dei ladri (Ita, commedia, 2016) di Carlo Vanzina; con Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri, Maurizio Mattioli, Teco Celio, Lorenzo Balducci, Liliana Vitale, Barbara Ramella, Ralph Palka, Fabrizio Buompastore – uscita giovedì 3 novembre 2016.