Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali: recensione in anteprima del film di Tim Burton
Malgrado le più che incoraggianti premesse, Tim Burton non riesce ad infondere la sua verve ad una storia eppure così burtoniana. Dovremmo davvero prendere sul serio l’idea che “quel” Burton potrebbe non tornare più? E, cosa non meno importate… siamo sicuri sia un bene sperarci ancora?
” content=”” provider=”youtube” image_url=”https://old.blogo.it/cineblog/f/fbf/maxresdefault-jpg-1.png” thumb_maxres=”1″ url=”https://www.youtube.com/watch?v=7XsKSwv2YYI” embed=”PGRpdiBpZD0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzAwNDkzJyBjbGFzcz0nbXAtdmlkZW9fY29udGVudCc+PGlmcmFtZSB3aWR0aD0iNTAwIiBoZWlnaHQ9IjI4MSIgc3JjPSJodHRwczovL3d3dy55b3V0dWJlLmNvbS9lbWJlZC83WHNLU3d2MllZST9mZWF0dXJlPW9lbWJlZCIgZnJhbWVib3JkZXI9IjAiIGFsbG93ZnVsbHNjcmVlbj48L2lmcmFtZT48c3R5bGU+I21wLXZpZGVvX2NvbnRlbnRfXzcwMDQ5M3twb3NpdGlvbjogcmVsYXRpdmU7cGFkZGluZy1ib3R0b206IDU2LjI1JTtoZWlnaHQ6IDAgIWltcG9ydGFudDtvdmVyZmxvdzogaGlkZGVuO3dpZHRoOiAxMDAlICFpbXBvcnRhbnQ7fSAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzAwNDkzIC5icmlkLCAjbXAtdmlkZW9fY29udGVudF9fNzAwNDkzIGlmcmFtZSB7cG9zaXRpb246IGFic29sdXRlICFpbXBvcnRhbnQ7dG9wOiAwICFpbXBvcnRhbnQ7IGxlZnQ6IDAgIWltcG9ydGFudDt3aWR0aDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O2hlaWdodDogMTAwJSAhaW1wb3J0YW50O308L3N0eWxlPjwvZGl2Pg==”]
Cosa significa essere speciali? Ma soprattutto, perché mai lo si dovrebbe essere? Come se lo si potesse scegliere, peraltro. Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali prende le mosse dall’omonimo romanzo di Ransom Riggs, e come molti potrebbero cogliere già dalle premesse, si tratta di una storia molto burtoniana. Un Tim Burton qui chiamato al riscatto, se vogliamo, non tanto dopo il buon Big Eyes, ma alla luce di due Alice in Wonderland e un Dark Shadows che denotano un presunto deperimento della vena autoriale di un regista che però è stato anche capace, recentemente, di sfornare il delizioso Frankenweenie, ingiustamente privato di un Oscar nel 2013, poi andato a Ribelle – The Brave.
Jake (Asa Butterfield) è un adolescente che vive a Miami. Un giorno riceve una strana telefonata dall’adorato nonno, che farfuglia alcune cose su una chiave ed intima al nipote di non venire a trovarlo. Jake però non l’ascolta, e di corsa si precipita in soccorso dell’uomo che a conti fatti l’ha cresciuto. Giunto in loco il nonno non c’è: lo troverà poco fuori dall’appartamento, in mezzo alla boscaglia. Con gli occhi cavati. Non bastasse tutto ciò, di lì a poco scorge anche una bizzarra ed inquietante figura, che con fare minaccioso gli si avvicina per poi darsela a gambe.Dispiace parecchio prendere atto di come Burton fatichi ad infondere quel quid tipico di certi suoi lavori, dapprima schiavo di sé stesso, ora invece alla palese ricerca di una forma diversa ma affine, che sia insomma congeniale al suo stile così saturo e sopra le righe. Burton c’è essenzialmente nei tratti di due personaggi, Jake per l’appunto, ed Emma; tutto parte dagli occhi, che nell’ultimo lavoro del regista si erano fatti carico di veicolare il Burton che tutti conoscono, dilatati all’inverosimile, un invito a vedere più che a guardare. Speciale anche qui fa infatti rima con mesto, perché questa è la condizione dei due ragazzi sopracitati, entrambi segnati da qualcosa, un malessere che li incupisce. Troppo poco, però, anche perché a tale malinconia Burton non riesce ad affiancare il calore che contraddistingue i suoi personaggi.
Gli speciali sono protetti dalle cosiddette Ymbryne, esseri umani capaci di trasformarsi in uccelli, con in più altre peculiarità. Quella di Miss Peregrine (Eva Green), una di loro, consiste per esempio nella capacità di manipolare il tempo: i suoi ragazzi speciali sono infatti rimasti intrappolati nel 3 settembre 1943, ventiquattr’ore che si ripetono costantemente poiché la sera di quel giorno lì una bomba avrebbe dovuto abbattere la lussuosa villa dove abita insieme questi ragazzini dotati di doni alquanto particolari: c’è chi ha il fuoco nelle mani, e chi ha una forza sovrumana, chi è leggera come l’aria e chi è un tutt’uno con uno sciame d’api. Ma non tutti possono entrare in questo mondo parallelo che si è venuto a creare, solo gli “speciali” per l’appunto, e Jake, anche se non si sa perché, è uno di loro.
I problemi emergono in relazione al racconto: qui Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali mostra il fianco ad una tenuta tutt’altro che bilanciata, mostrando il fianco a critiche serie in relazione al mancato equilibrio rispetto allo sviluppo della vicenda. Da un certo punto in avanti, ingarbugliato in questo passaggio tra dimensioni ed epoche, tra l’entra ed esci di “buoni” e “cattivi”, si rischia davvero di perdere la bussola: teen-romance, lotta tra Bene e Male, il prescelto etc. Sembra quasi che Burton ponga le basi per un nuovo fenomeno alla Hunger Games, Divergent et similia, con la differenza però che lui ai suoi personaggi ci tiene molto di più rispetto alla media, il che, alla luce di quanto appena evidenziato, diventa un limite; con un villain, interpretato da Samuel L. Jackson, che peraltro non attecchisce più di tanto.
Come in tutti i film di Burton, compresi i meno riusciti, qualcosa di familiare, riconducibile al retaggio del nostro c’è sempre; ciò che col tempo pare stia tristemente venendo meno sono le atmosfere, ma soprattutto il mood di certe sue opere capitali, come una fiamma che va poco alla volta spegnendosi. E quando non hai questi elementi, questi punti di riferimento ai quali aggrapparti, allora o ti affidi ad una sorta di usato garantito, come in Big Eyes, oppure nemmeno l’eleganza ed il fascino di un contesto così fortemente intriso di note à la Burton riescono a colmare le lacune su fronti non meno decisivi come la storia ed il modo attraverso cui ci viene proposta (peraltro si notano dei tagli di montaggio volutamente stranianti, che però non sono sicuro sortiscano gli effetti auspicati).
È una situazione complicata, nella quale incappano solo quei cineasti che hanno lasciato un segno, e Tim Burton è senz’altro uno di loro. Solo che adesso è solo, con i suoi mostri e le sue paure. Ma anche se in fondo si tifa per lui (e di conseguenza per tutti coloro che sono legati a certi suoi film, sottoscritto incluso), serve una reazione ben più decisa, alla quale si deve continuare a credere. Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali non rappresenta ancora la risposta che Burton sta cercando, sebbene i presupposti fossero più che incoraggianti. O magari è colpa nostra, di tutti, che continuiamo a pretendere che il regista di Edward mani di forbice continui a fare film su mondi e personaggi riguardo ai quali ha forse già detto tutto. Anche perché se nemmeno una battaglia con dei simpatici scheletri che prendono vita riesce a fare breccia come dovrebbe, allora è evidente che c’è qualcosa che non va: poco incide purtroppo quanto profondo sia il suo desiderio di restare bambino, speciale per giunta, come i protagonisti di Miss Peregrine.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (Miss Peregrine’s Home For Peculiar Children, USA, 2016) di Tim Burton. Con Eva Green, Asa Butterfield, Samuel L. Jackson, Judi Dench, Rupert Everett, Allison Janney, Chris O’Dowd, Terence Stamp, Ella Purnell, Finlay MacMillan, Lauren McCrostie, Kim Dickens, Milo Parker, Ella Wahlestedt, Pixie Davies, O-Lan Jones, Aiden Flowers e Raffiella Chapman. Nelle nostre sale da giovedì 15 dicembre 2016.