Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek: Recensione in Anteprima
Ritorno in patria per Ferzan Ozpetek con Rosso Istanbul, dal 2 marzo al cinema.
Un viaggio emotivo, quello intrapreso dal protagonista Orhan Sahin, di ritorno a Istanbul dopo 20 anni di assenza volontaria. Editor con un passato da scrittore, viene richiamato in Turchia da Deniz Soysal, celebre regista pronto ad esordire in qualità di romanziere e bisognoso d’aiuto. Qui, sulle sponde del Bosforo, Orhan conosce familiari ed amici di Deniz, protagonisti del suo stesso romanzo, rimanendo intrappolato nella storia di un altro e in una città a lui ormai quasi sconosciuta.
Anime demolite dallo scorrere del tempo e anche per questo in costruzione, come la Istanbul di oggi che pulsa di trivelle perennemente in azione. I rumori del traffico e dei lavori in corso, delle sirene della polizia, degli scontri in strada, delle navi che solcano lo stretto e dei gabbiani che lo sorvolano. La Istanbul ripresa da Ozpetek è viva e in evoluzione, con il sonoro autentico co-protagonista di una pellicola dai tempi dilatati e dall’ipnotica eleganza, con il bellissimo tema musicale di Giuliano Tavani e Carmelo Travia che si amalgama alla rumorosa quotidianità cittadina.
‘Chi vive troppo nel passato non riesce a vedere il presente’, rimarca più volte il regista, mentre la storia si fa noir dei sentimenti e lo scorrere del tempo, plasticamente rappresentato da un negozio di orologi, scoperchia drammi mai dimenticati e guarisce ferite a lungo rimaste dolenti. Ozpetek, coadiuvato da Gian Filippo Corticelli nella splendida fotografia in cui trionfa il colore rosso (c’è in ogni frame), inquadra una Istanbul solo apparentemente nostalgica, perché ponte verso un futuro incerto e politicamente ambiguo. Tutto è sospeso, come se si vivesse in una bolla di sapone, mentre scorrono le immagini dei curdi in fuga e delle madri del sabato, che piangono figli scomparsi anni e anni prima. L’assenza, che si fa centrale all’interno della trama, diventa al tempo stesso presenza nei confronti del protagonista, pronto a specchiarsi in una famiglia altrui per ritrovare se stesso, tanto da ‘sostituirsi’ a chi è scomparso.
Ozpetek indugia sugli sguardi dei suoi attori, tutti straordinariamente bravi, mostrandoci la Istanbul di oggi attraverso gli occhi di Halit Ergenç, per poi ribaltare il punto di vista e scavare nel suo animo, ancora oggi combattuto a causa di un passato indimenticato. E’ un Ferzan diverso dal solito, quello che prende vita in questo undicesimo film, ma non per questo meno affascinante e malinconico. C’è comunque parte del suo cinema, al suo interno, tra accese discussioni attorno ad una tavola di cibo imbandita, gravosi lutti (la scena del lavaggio del corpo è magnifica), forti figure femminili (le provocatorie zie, l’affettuosa madre, l’amica un tempo amante) e amori incapaci di prendere vita a causa di realtà preesistenti, per un’autobiografia romanzata che diventando cinema assume contorni meno netti e più interpretabili. “Le separazioni sono per chi ama con gli occhi. Chi ama col cuore non si separa mai“, ricorda il regista, ma i cambiamenti sono un qualcosa di tangibile, di universalmente riconosciuto, e nel film prendono forme diverse abbracciando tutto e tutti, mentre i tanti suoi protagonisti ne prendono atto. Ozpetek, la cui regia è il vero punto di forza del film, mantiene un ritmo pacato e forse persino troppo rallentato, ma l’intimo Rosso Istanbul matura con il passare delle ore lasciando quesiti irrisolti e dubbi a cui rispondere, per quella che si può definire la sua opera più temeraria e straniante dopo l’incompreso Cuore Sacro.
[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]
Rosso Istanbul (Turchia, 2017, drammatico) di Ferzan Ozpetek; con Halit Ergenç, Tuba Büyüküstün, Nejat Isler, Mehmet Günsür, Cigdem Onat, Serra Yilmaz, Zerrin Tekindor, Serif Sezer, Cemre Ebuzziya – uscita giovedì 2 marzo 2017.