Ghost in the Shell: cosa ci dicono i primi 14 minuti
Un quarto d’ora… troppo poco per tirare le somme, appena sufficiente per poter tirare un provvisorio sospiro di sollievo. Se non si sono fatti prendere troppo la mano, Ghost in the Shell potrebbe quantomeno non deludere
Che poi non siamo nemmeno sicuro si tratti dei primi 14 minuti, perciò diciamo di aver assistito genericamente ad un quarto d’ora della trasposizione live action di Ghost in the Shell, prima manga poi anime spartiacque. Per forza di cose, poco il materiale a nostra disposizione, specie per trarre ciò che più c’interessa, ovvero la tenuta di tale operazione in termini di tematiche. C’è il personaggio di Juliette Binoche che a dire il vero appronta una sorta di spiegone, quasi che ci si stesse prendendo la briga di illustrarci in soldoni di cosa tratta Ghost in the Shell. E passi.
D’altro canto, lasciando stare polemiche un po’ fini a sé stesse come il discorso relativo alla scelta della protagonista, whitewashing e sciocchezze simili, un’avvenente caucasica in luogo di un’asiatica, anzi giapponese (Rinko Kikuchi anyone?), meraviglierebbe alquanto qualora la complessità della fonte venisse non dico mantenuta ma anche solo riproposta in forma più attenuata. Mi pare, questo, l’approccio più sano, se non altro per non farsi il sangue acqua e darsi alla visione con un atteggiamento positivo e propositivo. Considerato peraltro che di spunti interessanti ve ne sono.
Il quarto d’ora a cui abbiamo assistito ci catapulta in questo mondo futuristico visivamente molto aderente all’ambientazione di Ghost in the Shell, saturo di ologrammi, luci al neon e strade attraverso cui si procede con un ordine innaturale ai nostri occhi. Il Maggiore si muove per lo più sulle vette di un grattacielo, perciò delle strade e di chi le bazzica sappiamo ancora poco. Gli appassionati riconosceranno immediatamente i riferimenti, e questo, va detto, dimostra quantomeno una certa attenzione da parte della produzione: vengono infatti messe in scena sostanzialmente parti tratte sia dalla serie TV che dal primo film di Mamoru Oshii. Quanto al primo rimando, effettivamente come privarsi di quel passaggio in cui le geishe sintetiche vengono manovrate in remoto a fini terroristici? Quanto al film del ‘95, facciamo prima a rimandarvi a questo video.
Sappiamo però che ai puristi, se così vogliamo chiamarli, non basteranno certo quattro effetti speciali ed una generale continuità visiva per dirsi appagati. Purtroppo c’è chi ha cassato quest’operazione già all’epoca dell’annuncio, figurarsi quando avranno la prova che questa è una rivisitazione di Ghost in the Shell per un pubblico, per così dire, meno di nicchia che però merita di conoscere il fenomeno e che, magari, sarà portato ad approfondire dopo aver visto il live action.
Ad ogni buon conto, Scarlett Johansson non sfigura affatto, e al di là di qualsivoglia logica commerciale che ne giustifichi la presenza, va altresì rilevato che Motoko Kusanagi nel film, nella serie TV e nel manga di giapponese ha solo il nome, mentre l’aspetto è, come da tradizione, occidentale; per cui, quella che sembra una modifica sostanziale, finanche un tradimento, un senso ce l’ha eccome. Ma diamo la parola a due giovani giapponesi, maestre del buon senso a dispetto dell’anagrafe.
Il mood che questo seppur breve giro ci ha restituito perciò non va accantonato, anzi, ci rincuora nella misura in cui i margini per un prodotto almeno dignitoso ci sono. Ammetto di non essere stato particolarmente colpito dalla notizia a suo tempo, ed evidentemente è bene riservarsi l’ultima parola a film visto nella sua interezza. È interessante però notare come certe intuizioni siano invecchiate molto bene e riescano ad affascinare anche un pubblico più avulso a certo genere di produzioni. E poi, diciamolo, i quesiti incredibili sollevati dal Shirow Masamune sono ancora ben lungi dall’essere stati affrontati, sembra piuttosto che li si sia evitati o che semplicemente non sia ancora l’ora.
Se Ghost in the Shell 2017 sarà uno spettacolo abbastanza convincente per tornarci, approfondendo quelle criticità che nessuno come questa saga ha saputo sviscerare, sarà già un risultato notevole. Non si chiede dunque di avere fiducia in questa trasposizione in sé bensì nella fonte: se la reputiamo, come la reputiamo, così potente, c’è da credere che il fantasma sotto il guscio riuscirà a farsi strada malgrado quest’ultimo, che non sembra nemmeno così trascurabile come ad alcuni piace credere. Ghost in the Shell approderà nelle nostre sale giovedì 30 marzo 2017. Aspettatevi per quello stesso giorno la nostra recensione.