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Aspettando “Alien: Covenant” rispolveriamo “Prometheus”

In attesa di “Alien: Covenant” che debutta nei cinema italiani l’11 maggio ripercorriamo gli eventi di”Prometheus” e la nuova mitologia introdotta dal prequel di Ridley Scott.

pubblicato 10 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 06:36

 

E’ palese che il Prometheus di Ridley Scott si è dimostrato piuttosto confuso nel suo voler essere all’interno della mitologia di Alien e al contempo allontanarsene per creare una storia di origine per l’iconico Xenomorfo e i suoi creatori.

Ora con Alien: Covenant pronto a debuttare nei cinema italiani l’11 maggio, ripercorriamo il prequel Prometheus con curiosità e una disamina su pregi e difetti di un’operazione che nonostate la bontà della messinscena col senno di poi sembra ancora molto, troppo indecisa.

 

La trama

Nel 2089 gli archeologi Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall-Green) scoprono all’interno di una grotta una mappa stellare che accomuna varie culture antiche non collegate tra loro. La coppia di studiosi interpreta questa scoperta come un invito a visitare quelle coordinate e a far luce sui precursori degli esseri umani. Peter Weyland (Guy Pearce), anziano amministratore delegato della Weyland Corporation, finanzia la costruzione dell’astronave Prometheus, un vascello scientifico che seguirà le indicazioni dei due archeologi che condurranno sulla luna LV-223.

Giunto a destinazione l’equipaggio, una volta uscito dal sonno indotto dalla stasi, sarà accolto da David (Michael Fassbender) un sofisticatissimo androide che ha vegliato su di loro durante l’intero viaggio. Approdati sul planetoide nel 2093, un team scenderà in esplorazione sulla superficie per affrontare quello che potrebbe rivelarsi l’evento scientifico più importante dell’intera storia del genere umano, capace di portare l’uomo ad un livello superiore di consapevolezza e di comprensione dell’universo stesso, rispondendo a quesiti irrisolti che da sempre circondano l’essere umano e la sua unicità. Purtroppo la ricerca dei creatori porterà alla luce un incubo biologico che partorirà mostruosità che sembrano vomitate direttamente dall’inferno.

 

Il nostro commento

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La prima domanda da porsi di fronte al Prometheus di Ridley Scott e se giudicarlo come parte integrante della saga di Alien o se trattarlo invece come una sorta di capitolo apocrifco in cui si sfruttano elementi del celebre franchise per andare in tutt’altra direzione. La risposta è che il film si pone a mezza via tra un prequel ed uno spin-off di Alien, a cui Scott ha aggiunto altri elementi in qualche modo “preparatori” a futuri sequel / prequel e quindi è di fatto impossibile ignorare i continui richiami ai primi tre film della saga, che nel corso della visione diventano una sorta di refrain, anche se è indubbio che l’intento finale di Scott è quello di creare una nuova mitologia da cui attingere e ripartire.

Il film è ambizioso ma non pretenzioso, la praticità di Scott gli permette si di lambire arditi e angusti territori filosofici, ma anche di non sconfinare mai oltre il lecito e così dopo aver accennato all’origine della scintilla creativa che ha permesso all’uomo di passare evolutivamente di livello, si pesca nella prima parte tra suggestioni new age in stile Contact e Mission to Mars, mentre nella seconda gli stranianti incubi organici e le visioni biomeccanoidi di gigeriana memoria ci riporteranno prepotentemente entro i confini del fanta-horror e della saga, con disturbanti creature aliene e qualche delucidazione sull’iconico “Space Jockey” per la felicità dei fan di lunga data dell’Alien originale.

Il film di Scott lotta ad ogni sequenza con una dualità in parte conflittuale, che pone Scott tra due fuochi, il dover seguire in qualche caso anche forzosamente un punto di riferimento imprescindibile come quello della saga da egli stesso lanciata, e il volersene in qualche modo sganciare con una narrazione di più ampio respiro, dicotomia che crea su schermo qualche inevitabile paradosso.

Prometheus risulta discreta fantascienza a patto che non si cerchi il capolavoro a tutti i costi, si accetti dal film che ponga più domande di quelle a cui riesca effettivamente a rispondere e che questa dicotomia “Alien non Alien“ non sia un limite, ma contrappunto e preambolo per un futuro viaggio verso altri lidi.

 

 

Curiosità sul film

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A seguire vi proponiamo alcune curiosità su Prometheus che spiegano nel dettaglio il percorso di Ridley Scott iniziato con il voler dare una storia di origine direttamente legata al suo “Alien” per poi cambiare idea in corsa, optando invece per un film “ibrido” che ha creato inevitabili perplessità.

  • H.R. Giger, che ha lavorato alla progettazione dell’originale Xenomorfo di Alien (1979), è stato portato a bordo per creare le diverse fasi di creazione degli alieni in un’evoluzione all’inverso.
  • Ridley Scott ha rivelato che la trama del film è stata ispirata dagli scritti di Erich von Däniken sugli antichi astronauti: “Sia la NASA che il Vaticano concordano sul fatto che è quasi matematicamente impossibile che possiamo essere dove siamo oggi senza che ci sia stato un piccolo aiuto lungo la strada. E’ a questo che stiamo guardando: stiamo parlando di dei e ingegneri spaziali.
  • Molti credono che la prole aliena che attacca l’Ingegnere sia un Facehugger gigante. Si tratta invece di un nuovo alieno denominato “Trilobite”. Uno di tre nuovi tipi di alieni creati per il film: Hammerpede, Trilobite e Deacon.
  • Il film originariamente era stato immaginato per essere un prequel diretto di “Alien” scritto da Jon Spaihts in una sceneggiatura dal titolo “Alien: Engineers”. Ridley Scott ha poi contattato Damon Lindelof per una consulenza sullo script e gli venne detto di renderlo una creazione originale  e smussare le molte parti che lo rendevano un film di Alien identificabile (incluso il fatto che fosse originariamente ambientato su LV-426, il sito del relitto dell’astronave dei primi due film). Questo cambiamento di impostazione ha portato Spaihts ad abbandonare sostituito da Lindelof che ha riscritto la sceneggiatura. Ci sono voluti altre quattro stesure (e più di un anno di tempo per la pre-produzione) per ottenere la stesura finale molto diversa dall’originale, a tal punto che tutti, cast e troupe, nelle interviste incluse nei conetnuti extra di DVD e Blu-ray parlano del film come un prequel diretto dell’Alien originale.
  • Il design dell’alieno “Hammerpede” è stato ispirato dai Cobra e da creature marine traslucide con arteri, vene e organi visibili.
  • Il nome della luna LV223 è senza dubbio un riferimento al versetto biblico Levitico 22:3 – “Di’ loro: Qualunque uomo della vostra stirpe che nelle vostre future generazioni, trovandosi in stato d’impurità, s’accosterà alle cose sante che i figliuoli d’Israele consacrano all’Eterno, sarà sterminato dal mio cospetto. Io sono l’Eterno”. Questo anticipa gli eventi del film, inclusi i destini dei membri dell’equipaggio.
  • Le bozze originali della sceneggiatura di Jon Spaihts, che facevano del film un prequel diretto di Alien (1979), includevano molti più elementi del franchise Alien. Per esempio il film avrebbe avuto luogo su LV-426, il pianetoide originario di “Alien” che includeva una misteriosa piramide. Alcuni contenitori al suo interno ospitavano Facehugger e uno di loro “insemina” Holloway (Logan Marshall-Green). Non comprendendo appieno ciò che gli è accaduto, Holloway torna sulla Prometheus e un Alien esplode dal suo petto mentre fa l’amore con Shaw (Noomi Rapace). David (Michael Fassbender) era un personaggio molto più pericoloso in questa prima stesura, lui odia i suoi creatori umani a tal punto da pianificare di aiutare gli Ingegneri ad ucciderli tutti. Shaw cerca di fermarla, ma David la immobilizza e lascia che un Facehugger la attacchi inseminandola. La creatura viene rimossa chirurgicamente prima che possa esplodere attraverso il suo petto ede espulsa dal dispositivo medico, e mentre Shaw recupera le forze per diverse ore, la creatura cresce e inizia a uccidere. Peter Weyland (Guy Pearce) appare solo all’inizio e non torna in seguito. La sua ossessione non è la vita eterna, ma il desiderio di recuperare l’avanzata tecnologia di terraforming creata dagli Ingengneri. Infine Shaw doveva combattere con la creatura che emerge dall’Ingegnere morto e il film doveva finire con una nota più ambigua, con Shaw e i resti di David bloccati sul pianeta. Il composto nero mutageno che trasforma Fifield (Sean Harris) in un mostro furiosi, così come la morte di David, erano tutti parte del trattamento originale di Spaihts. Secondo Spaihts i dirigenti della Fox hanno chiesto che gli elementi riconoscibili fossero ridotti al fine di rendere il film più indipendente e avere una propria mitologia, per cui sono state eseguite importanti riscritture da Damon Lindelof.
  • L’ultima creatura aliena che fuoriesce dal corpo dell’Ingegnere è stata soprannominata “Deacon / Diacono” a causa della sua testa appuntita, che la fa somigliare ad una mitra cattolica.