The Big Sick: recensione in anteprima
Uno dei successi del Sundance e uno dei film indie dell’anno. Un crowdpleaser su cui Amazon ha creduto sin da subito, acquistandolo per milioni e puntando agli Oscar. Ma la mancanza di personalità in cabina di regia non aiuta The Big Sick, nonostante una fantastica Holly Hunter.
The Big Sick è un film del momento e sul momento. La questione dell’immigrazione e delle differenze razziali non è nuova nel contesto americano, ma è ancora più scottante alla luce degli avvenimenti politici degli ultimi mesi. Il film di Michael Showalter (Hello, My Name is Doris, e soprattutto tanta tv come showrunner e attore: e si vede) è a suo modo un tentativo di ‘cura’ del terreno americano avvelenato da discussioni costanti e rigurgiti sul tema.
Prodotto da Judd Apatow, The Big Sick è la commedia giusta al momento giusto. Del momento, sul momento, infatti. La commedia che non vuole mai cedere al dramma, e la storia d’amore che non cede mai al melodramma. Scelte precise volute dai due sceneggiatori, Kumail Nanjiani ed Emily V. Gordon, coppia nella vita vera la cui relazione è alla base del racconto.
Kumail (interpretato dallo stesso Nanjiani, mattatore di Portlandia e soprattutto Silicon Valley) è un commediante di origini pakistane che vive a Chicago, dove per sbarcare il lunario lavora anche come autista di Uber. Una notte, dopo uno dei suoi spettacoli, incontra Emily (interpretata da Zoe Kazan). I due cominciano una relazione senza pretese basata solo su incontri fugaci, ma non ci mettono molto a capire che sono fatti l’uno per l’altra.
I problemi cominciano a insorgere quando la famiglia di Kumail vuole, per tradizione, programmare il suo matrimonio con una ragazza pakistana. Problema ancora più grande: Emily non sa niente della famiglia di Kumail e dell’attaccamento ai valori della cultura musulmana. Non finisce qui, perché il peggio deve ancora arrivare, complice una misteriosa malattia…
A ripensare alla storia vera su cui è basato, e a ripensare all’effettiva dimestichezza con il quale evita di estorcere lacrime facili, The Big Sick funziona. Il fatto che Kumail sia un commediante è una vera arma che protegge da ipotetiche derive drammatiche. La consapevolezza del ragazzo delle sue origini e del contesto in cui vive dà vita a battute e momenti, anche fuori dal palco, che ridanno vita al senso di autoironia e persino critica pungente all’America (è anche il momento giusto per ‘ironizzare’ sul 9/11).
Nanjiani e Gordon sono ben consapevoli del momento, appunto. A volte pure troppo, tant’è che certe scene sono clamorosamente buttate lì solo per rafforzare un concetto nel momento in cui fa un po’ comodo. Quando Holly Hunter (da Oscar immediato con accento ancora più marcato del solito) e Ray Romano, che interpretato i genitori di lei, si ‘svelano’ convinti anti-razzisti, vien da pensare che ci sia più di qualcosa di calcolato col bilancino. I genitori di lei, americani, sono liberal e aperti; i genitori di lui potenzialmente potrebbero anche esserlo ma la loro cultura vince sempre e comunque.
Non un gran problema, a dire il vero: pur di commedia si tratta. Ed è pur una commedia che ha a che fare con gli stereotipi, certo. Dovrebbe quindi almeno in linea teorica venire in soccorso la regia ad ammorbidire i toni e le semplificazioni: ma qui son dolori. Viviamo in un periodo fluido in cui cinema, tv, webseries e tutto il resto iniziano a confondersi. Inutile addentrarci in un discorso così ampio che svierebbe dal centro del discorso: ma qui c’è tanta ‘struttura da commedia televisiva,’ senza però il dono di poter aggiustare il tiro e amplificare il discorso in episodi successivi.
Showalter è regista impersonale, che in un contesto limitato di un paio di orette crede troppo nella presunta ‘forza’ della sceneggiatura. Il risultato, se ci si pensa, non è poi così lontano da una Mira Nair qualunque in salsa americana. A farne le spese sono anche i personaggi di contorno, oltre alla rappresentazione delle due famiglie. Per carità, non è la prima commedia che non può dedicare il giusto tempo a tutto e tutti: ma basta dirlo.
The Big Sick è stato acquistato al Sundance per circa milioni: e si intuisce immediatamente il motivo. Questo è materiale piacevolissimo, uno dei sicuri film indie dell’anno a livello di responso del pubblico e di premi (attenzione!). Scivola addosso, e forse anche per questo sta suscitando tutto questo clamore. Ma finita l’annata dei premi sarà interessante vedere se The Big Sick verrà preso come metro di paragone, positivo o meno, di un certo modo americano di fare commedie indipendenti. Più Quel fantastico peggior anno della mia vita che Sean Baker, per intenderci.
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”6″ layout=”left”]
The Big Sick (USA 2017, commedia 119′) di Michael Showalter; con Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Ray Romano, Anupam Kher. Sconosciuta la data d’uscita italiana.