Gabriele consiglia: La sottile linea rossa
E pensare che Malick ha tagliato varie sequenze in cui c’erano ancora più personaggi, ancora più situazioni, ancora più silenzi e dialoghi. L’ha fatto forse perchè sapeva già che il film, così come lo vediamo lungo circa tre ore, avrebbe acceso il dibattito? Sapeva che il ritmo avrebbe fatto l’infelicità di molti spettatori? Il film
E pensare che Malick ha tagliato varie sequenze in cui c’erano ancora più personaggi, ancora più situazioni, ancora più silenzi e dialoghi. L’ha fatto forse perchè sapeva già che il film, così come lo vediamo lungo circa tre ore, avrebbe acceso il dibattito? Sapeva che il ritmo avrebbe fatto l’infelicità di molti spettatori?
Il film più bello in assoluto di uno dei più misteriosi registi di sempre, due giorni fa a Roma per una speciale conferenza sul cinema italiano, è infatti un film che non lo si può consigliare a chiunque.
Discorso snobistico? Macchè, al contrario: solo la consapevolezza di stare davanti ad una delle pellicole più difficili degli ultimi anni. Però sono convinto che chi ama il cinema dovrebbe tentare di apprezzare al massimo un film come La sottile linea rossa, uno dei film di guerra più belli di sempre. Ah, anzi: uno dei film sulla guerra più belli di sempre. La differenza ovviamente non è banale, e la definizione la si capisce guardando il film. Già la didascalia della locandina dà una chiave di lettura introduttiva: ogni uomo combatte la propria guerra.
La battaglia di Guadalcanal, sul fronte del Pacifico, vede un gruppo di soldati con le proprie caratteristiche e le proprie paure: dal soldato Witt (splendido Caviezel) che trova tra i malesiani la pace, al sergente Welsh (un cattivissimo Penn, come ai tempi di Vittime di guerra), dal colonnello Tall (Nick Nolte) che non sembra interessarsi alla vita dei suoi soldati al capitano Staros (Elias Koteas), che non vuole più saperne di vedere ragazzi mandati al macello, e si oppone.
Ma ci sono anche Adrien Brody, George Clooney, John Cusack, John Travolta, e molti altri: tutti a vivere la loro guerra. La sottile linea rossa è una sinfonia lirica di pensieri, riflessioni e paure. E radicalizza la voce off presente già nei primi due straordinari film del regista, in modo corale, quasi un flusso di coscienza che sposa la bellezza della natura e si oppone all’orrore delle battaglie e della morte. Malick sa che la guerra è fatta da uomini, da esseri umani con una psicologia e una natura da analizzare, e lo fa alla grande. Non perdendo di vista neanche per un attimo tutte le altre componenti della pellicola, confermandosi regista maestoso.
Quell’anno l’Oscar lo vinse Spielberg: sono un suo ammiratore e non m’interessa troppo dell’Academy, ma non sono d’accordo con quella scelta.
Stasera, 23.20, Rete 4