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La Battaglia dei Sessi: Recensione in Anteprima

La leggendaria partita tra Bobby Riggs e Billie Jean King sbarca al cinema grazie ai registi di Little Miss Sunshine.

pubblicato 14 Ottobre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 01:01

Esplosi 11 anni fa con Little Miss Sunshine, Valerie Faris e Jonathan Dayton tornano al cinema con il loro 3° lungometraggio La battaglia dei Sessi, a 5 lunghi anni da Ruby Sparks. Un progetto ad hoc per riportare alla luce la celebre partita di tennis avvenuta il 20 settembre 1973 tra Bobby Riggs e Billie Jean King.

Un evento che fece epoca, con 90 milioni di telespettatori sintonizzati davanti alla tv per vedere un 50enne ex campione di tennis, autodefinitosi ‘porco maschilista’, sfidare una 29enne campionessa in attività, da mesi in guerra con la federazione tennistica americana per riconoscere a lei e alle sue colleghe un compenso pari a quello maschile. Un anno fondamentale, il 1973, perché in 12 mesi appena si vide il primo numero del magazine femminista Ms, venne approvato il Titolo IX della Costituzione, che ratificò la parità dei diritti fra uomo e donna, e la Corte Suprema emise una storica sentenza sul diritto all’aborto, in seguito al controverso caso Roe-Wade. In un contesto simile Billie Jean King, sposata con un uomo ma in realtà attratta dalle donne (solo più tardi farà coming out, diventando anche una paladina dei diritti LGBT), diede vita non solo ad un evento sportivo, ad uno show televisivo e ad un circo mediatico voluto dal pagliaccesco Riggs, bensì ad una vera rivoluzione sociale, politica e culturale.

Dayton e Faris, eccellenti nella ricostruzione di un’epoca lontana 45 anni, utilizzano i toni della commedia per raccontare una pagina centrale nell’evoluzione dei diritti delle donne, portati in trionfo da una tennista che ebbe il coraggio di sfidare il maschilismo dominante. Lungo due ore, il film non si limita a raccontare la ‘battaglia dei sessi’, ovvero la partita che la King stravinse poi contro lo strafottente Riggs, ma anche quanto avvenuto nei mesi precedenti, con Billie Jean che ruppe con la federazione tennistica a stelle e strisce per fondare la Women’s Tennis Association (WTA), inizialmente considerata illegale, diventando la prima tennista a guadagnare oltre 100,000 dollari all’anno.

I due registi seguono l’evoluzuone privata della loro protagonista, abbagliata da una parrucchiera conosciuta quasi per caso e in grado di far vacillare il suo matrimonio con un uomo gentile, consapevole della sua natura omosessuale ma sempre al suo fianco. Femminista convinta, lesbica, insaziabile sportiva, la Billie Jean interpretata da una bravissima Emma Stone si scontra con l’arroganza, la volgarità e i modi da buffone di un Riggs perfettamente dipinto da Steve Carell. Da una parte la straordinaria forza di una donna che rivendica i propri diritti, dall’altra la becera ignoranza di uno scommettitore seriale mantenuto dalla ricca moglie che ne rimarca l’inconsistenza, la giustificata privazione.

Macchina in spalla e primi piani stretti, Dayton e Faris seguono da vicino i loro protagonisti, raccogliendo sguardi, sorrisi sinceri, occhi pieni d’amore, di paura, di speranza, di tristezza, di pura gioia. Fotografia sgranata dai colori pastello, con abiti e acconciature d’epoca, La battaglia dei Sessi vede la tennista australiana Margaret Court, interpretata da Jessica McNamee, indiretta co-protagonista. Bigotta e da sempre dichiaratamente omofoba, la campionessa anticipò la King di 4 mesi circa, giocando da numero 1 contro il cinquantacinquenne Bobby Riggs dietro un compenso di 35.000 dollari. Margaret venne sconfitta facilmente 6-2, 6-1 dal maschilista tennista, convinto di poter facilmente battere anche la King, in quel momento dietro la Court nella classifica WTA. Sottovalutati l’incontro e l’avversario, Riggs cadde vistosamente contro una Billie Jean sontuosa, e in grado di ridare fiato a tutte le donne d’America. Non erano seconde a nessuno, venne quel giorno gridato, con tanto di certificazione in diretta tv.

Didascalico e tendente al retorico nel finale, soprattutto a causa dello stilista gay interpretato da Alan Cumming, La battaglia dei Sessi diverte, sorprendentemente, e ribadisce l’eccezionale bravura di uno Steve Carell sempre più trasformista e credibile, persino in un ruolo tanto insopportabile. Vinto l’Oscar con La La Land, anche la Stone conferma la propria unicità recitativa, perché qui costretta ad interagire con un ruolo multiplo e assai sfaccettato. Quello di una donna, di una tennista, di una sportiva, di una moglie, di un’amante, di un’icona, di una guerriera, capace di battere l’universo maschile brandendo una racchetta. Dayton e Faris dedicano ampio spazio alla scoperta di se’ da parte di Billie King sempre più legata alla parrucchiera Marilyn Barnett ma in grado di amare unicamente lo sport di una vita: il tennis. Se la prima parte è necessariamente preparatoria, con la 2° la pellicola ingrana la marcia, perché il match del secolo si avvicina e il campo da gioco, finalmente, fa sua la scena, conquistando il punto, il set, l’intera partita.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

La Battaglia dei Sessi (Battle of the Sexes, Usa, 2018, commedia sportiva) di Jonathan Dayton, Valerie Faris; con Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Sarah Silverman, Martha MacIsaac – uscita giovedì 19 ottobre 2017