Halloween: 23 curiosità e storia del film horror di John Carpenter
La notte delle streghe: cosa c’è di meglio che recuperare il film di Halloween per eccellenza? Leggi tutte le curiosità sul film di Carpenter e sulla saga.
Il film perfetto da vedere ad Halloween? Sarà pure la cosa più banale al mondo, ma se dovessi sceglierne uno non farei mai a cambio con niente e mi terrei il capolavoro di John Carpenter. Va bene il tema ad hoc, ma Halloween – La notte delle streghe ha ormai il sapore della festa di Jack-o’-lantern’: claustrofobico, buio, freddo e inquietante. In America, per l’occasione, è tornato nelle sale. Noi possiamo ripescarci la nostra vecchia vhs… ok, dvd e Blu-ray, e godercelo sotto il piumone. Mentre là, fuori casa, continua ancora ad aggirarsi l’Ombra della Strega… Iniziamo con un po’ di curiosità del film.
– La prima sceneggiatura, The Babysitter Murders, si sviluppava in più giorni. Per ragioni di budget ed economia, si è deciso di ridurre il tutto ad un solo giorno: quello più terrificante di tutti, Halloween, è stata la scelta definitiva. Anche per il titolo.
– Il budget del film è di 320.000 dollari, e all’epoca si portò a casa 47 milioni di dollari negli Usa. Halloween divenne il film indipendente più redditizio di sempre.
– Com’è nata la maschera di Michael Myers? Visto il budget contenuto, la troupe comprò una maschera di William Shatner / Kirk in Star Trek: la verniciarono di bianco, le tagliarono i capelli, e le allargarono gli occhi. L’effetto è terrificante per semplicità ed effetto.
– Tommy Doyle, il bambino a cui Laurie fa babysitting, tornerà appena nel sesto capitolo della serie, ormai cresciuto: è interpretato da Paul Rudd.
– Scelto nel 2006 dal National Film Preservation Board tra i 25 film americani da preservare e conservare nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
– È il primo film di Jamie Lee Curtis: fu pagata 8.000 dollari.
– Laurie Strode è il nome della prima fidanzata di John Carpenter.
– Michael Myers era il nome del distributore europeo del film precedente di Carpenter, Distretto 13: le brigate della morte. Carpenter ha voluto chiamare così il killer per “ringraziarlo” del successo.
– Kyle Richards, che interpreta Lindsey Wallace, la bambina, è la sorella di Kim Richards, che in Distretto 13 è la bimba a cui sparano ad inizio film.
– Tra i vari attori papabili per la parte di Sam Loomis c’era anche Christopher Lee, che rifiutò. Anni dopo disse che fu l’errore più grande della sua carriera.
– P.J. Soles (Lynda), scelta grazie al suo ruolo precedente in Carrie di De Palma, frequentava Dennis Quaid all’epoca delle riprese. Così Carpenter e la produttrice Debra Hill lo volevano per il ruolo di Bob, il ragazzo di Lynda. Ma Quaid era impegnato in un altro progetto e venne chiamato John Michael Graham.
– Donald Pleasence ebbe solo 5 giorni di riprese per 20.000 dollari. Appare sullo schermo solo 18 minuti.
– Pleasence confessò a Carpenter che l’unica ragione per cui accettò d’interpretare il Dr. Loomis era perché la figlia Angela aveva amato tantissimo Distretto 13. Poi tornò comunque ad interpretare il personaggio nei sequel, visto il successo.
– Esiste una versione tv di Halloween più lunga: questo perché la prima volta che fu trasmesso non raggiungeva la durata necessaria per riempire lo spazio richiesto. Carpenter, contro la sua volontà, girò quelle scene durante la produzione di Halloween II.
– Questa non potete non saperla…. Considerato il “nuovo Psycho” dalla critica, vede come protagonista Jamie Lee Curtis, figlia di Janet Leigh, gloriosa protagonista del capolavoro di Hitchcock.
– … ma forse questa vi è sfuggita. Il nome del Dr. Sam Loomis deriva da quello dell’amante di Marion / Janet Leigh in Psycho. Era interpretato da John Gavin.
– Il nome di Michael Myers non viene mai citato per intero nel film. Nei titoli di coda viene chiamato The Shape, l’ombra…
– Nick Castle, che interpreta Michael, si trovava sul set solo per assistere alle riprese. Carpenter lo scelse poi per la parte del killer, anche se quello che si vede in viso nella scena del combattimento con Laurie è Tony Moran.
– Il film che Laurie guarda assieme a Tommy e Lindsey in tv è La cosa da un altro mondo. Quattro anni dopo, nel 1982, Carpenter avrebbe diretto il suo remake, La Cosa.
– La magnifica colonna sonora è composta ovviamente da Carpenter stesso, ma nei credits appare come opera della Bowling Green Philharmonic Orchestra. Il regista è cresciuto a Bowling Green, nel Kentucky.
– Canzone cult. La canzone che si sente alla radio quando Laurie ed Annie sono in macchina è Don’t Fear the Reaper dei Blue Öyster Cult. Nel reboot di Rob Zombie viene utilizzata due volte come omaggio.
– Il film è ambientato in Illinois a fine ottobre. Le riprese sono state però effettuate in primavera a South Pasadena, ridente cittadina della contea di Los Angeles. Leggenda vuole che, vista la mancanza di foglie autunnali, il cast dovette dipingerne un bel po’… a mano.
– E facciamo anche il bodycount: siamo a 7, animali compresi. Gli esseri umani sono: la sorella Judith; il camionista; Lynda, Bob ed Annie.
Il pianosequenza iniziale: la soggettiva del killer
Halloween Night, 1963. Si apre così la leggenda di Halloween. Un pianosequenza di 4 minuti in soggettiva. In realtà nel mezzo ci sono 3 stacchi, e per girare la scena ci son voluti ben 2 giorni. Magie del cinema, che in questo caso ci offre uno shock non da poco: noi spettatori ci siamo identificati non soltanto con un serial killer, ma anche con un bambino. Geniale e crudele Carpenter, che ambienta il suo film tra le villette a schiera di Haddonfield: come a voler ribadire che le mostruosità più terribili avvengono tra le mura di casa, sempre e comunque.
John Carpenter ha assolutamente istituzionalizzato la soggettiva del serial killer, e su questo non c’è alcun dubbio. È poi sicuramente il primo che l’ha usata in modo così elegante, distaccato, freddo e – vista la rivelazione – geniale. Prima di lui, tuttavia, ci sono almeno un paio di precedenti notevoli. Il primo è Reazione a catena di Mario Bava, tutto giocato tra soggettive e pseudo-soggettive, anche del serial killer.
Ma l’episodio più importante, e che tra i fan dell’horror un po’ incrina l’importanza della sequenza d’apertura di Halloween, è l’inizio di Un natale rosso sangue di Bob Clark. Che comincia in modo davvero simile al film di Carpenter, con la stessa idea di un killer che si avvicina pian piano ad una casa. Il tutto, per di più, durante una festività. Vero anche che l’horror vive di rimandi e idee rubate…
Una curiosità: le mani che si vedono, e che dovrebbero essere di Michael bimbo, sono quelle di Debra Hill.
La saga originale e i film di Rob Zombie
Non c’è dubbio che Halloween abbia fatto partire una miriade di epigoni che hanno tentato di cavalcare l’onda del suo successo, ad iniziare dallo stesso Venerdì 13. Ma dopo il capolavoro di Carpenter sono arrivati anche altri sette sequel, ed un reboot con tanto di seguito.
Il signore della morte (Halloween II) di Rick Rosenthal (1981): la pellicola inizia esattamente dov’era finita la precedente, con il Dr. Loomis che spara vari colpi di pistola contro Michael, che però scompare. Scritto da Carpenter stesso, ma diretto senza la forza dell’originale da Rosenthal, è uno slasher innocuo prodotto per cavalcare l’onda del capostipite. Ma è godibilissimo e parecchio claustrofobico, grazie all’ospedale che fa da ambientazione. Perfetto da vedere subito dopo il primo capitolo nella notte di Halloween.
Halloween III – Il signore della notte di Tommy Lee Wallace (1982): il film che fa infuriare gli appassionati della saga. Perché? Manca Michael Myers e non c’entra nulla con i film di Carpenter & co. Una mossa pubblicitaria che forse ha fatto odiare la pellicola più del dovuto. Fiaba nera e cattivissima, tra maschere di Halloween, spot pubblicitari e frammenti di roccia di Stonehenge.
Halloween 4: il ritorno di Michael Myers di Dwight H. Little (1988): ci vogliono un po’ di anni – e i successi dei sequel di Nightmare e Venerdì 13 – per far tornare Michael in sala. Il killer è stato per dieci anni in coma all’Isituto Mentale Richmond. Quando viene trasferito allo Smith’s Grove, si risveglia e riesce a fuggire, per tornare ad Haddonfield ad uccidere Jamie Lloyd (interpretata da Danielle Harris, che ritornerà nel remake di Zombie nel ruolo di Annie Brackett), la nipotina di sei anni che dovrebbe essere la figlia di Laurie Strode, ormai morta. Slasher medio(cre), per fan della saga.
Halloween 5 di Dominique Othenin-Girard (1989): per anni misteriosamente inedito in Italia. Jamie e Michael ora sono collegati da poteri extrasensoriali… Sulla scia del quarto capitolo, ma forse con un po’ più di tensione e violenza. Siamo sempre in terra di film per soli completisti, comunque. Attenzione all’ingresso del Dr. Morte nel finale.
Halloween 6: La maledizione di Michael Myers di Joe Chappelle (1995): sequel nato sotto una cattiva stella (è dedicato alla memoria di Donald Pleasence, morto dopo le riprese, ed ha avuto problemi produttivi), è una robaccia che anche i fan odiano. A ragione. Ci sono comunque tutti: Michael, Jamie e il figlio (!), il Dr. Morte, gli eredi degli Strode, e Tommy Doyle cresciuto. Tra astrologia e magia celtica, si tenta di dare una spiegazione alla follia omicida di Michael. Letale.
Halloween – Venti anni dopo di Steve Miner (1998): Miner è uno specialista dei sequel delle saghe dell’orrore (suoi i capitoli 2 e 3 di Venerdì 13). Sbattendosene di alberi genealogici e spiegoni imbarazzanti, dirige l’ideale capitolo terzo (e conclusivo) di una trilogia che comprende ovviamente i primi due episodi. Laurie Strode è viva e vegeta, si chiami Keri Tate, si è rifatta una vita e fa l’insegnante. Idea banale e scontata: ma a suo modo funziona. Josh Hartnett e Michelle Williams sono la next generation. Piccole parti per Janet Leigh e Joseph Gordon-Levitt.
Halloween: La resurrezione di Rick Rosenthal (2002): torna il regista del capitolo n. 2, ma il risultato è fra quelli peggiori dell’intera saga. Nonostante l’idea trash che Laurie, nel finale del precedente episodio, abbia decapitato il Michael sbagliato (!), il prologo è la cosa migliore della pellicola. Il resto trasporta Michael all’epoca del Grande Fratello: non ne sentivamo il bisogno.
Halloween: the Beginning di Rob Zombie (2007): un film diviso a metà. Puramente zombiana la prima, con l’allegra famigliola marcia che coltiva un serial killer in casa. Omaggio al film originale, invece, la seconda parte. Un film controverso, parecchio discusso e criticato per come tenta di dare una spiegazione alla follia di Michael attraverso una lettura sociologica. Ma è la poetica e la filosofia di vita di Zombie, da La casa dei 1000 corpi. Attenzione a certi passaggi che “rivisitano” addirittura i punti di vista dell’originale.
Halloween II di Rob Zombie (2009): un horror folle e sotto acido. Completamente sballato, ma incompreso e bistrattato con troppa facilità. Rivisita a suo modo anche l’originale Halloween II, ma è un oggetto unico. Sangue ovunque, apparizioni di una Sheri Moon Zombie “fantasmagorica”, una sottile tristezza che permea tutto. Un giorno lo riscopriremo.
Il trailer originale
Halloween: 23 curiosità e storia del film horror di John Carpenter