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Science+Fiction: terzo giorno

Terzo giorno al Science+Fiction di Trieste, che va avanti piacevolmente tra incontri e visioni di film nuovi e di culto. Il primo film che abbiamo visto ieri è stato Jadesoturi, inserito nella sezione del concorso. Cos’è questa pellicola? E’ una coproduzione finlandese e cinese, ed è costato –calcolato in dollari- quasi 3 milioni: forse il

16 Novembre 2007 13:15

Terzo giorno al Science+Fiction di Trieste, che va avanti piacevolmente tra incontri e visioni di film nuovi e di culto. Il primo film che abbiamo visto ieri è stato Jadesoturi, inserito nella sezione del concorso. Cos’è questa pellicola? E’ una coproduzione finlandese e cinese, ed è costato –calcolato in dollari- quasi 3 milioni: forse il film finlandese più costoso di sempre.

Diretto da Antti-Jussi Annila, il film vede l’unione della tradizione cinese e il più grande poema epico della Finlandia, ossia il Kalevala. Guerrieri solitari e innamorati, figli di fabbri, demoni e combattimenti della Cina di ieri si uniscono alla normalità della Finlandia di oggi, in una storia d’amore e reincarnazione. Sicuramente è un film curioso.

Molto belle le (poche in realtà) scene di combattimento, così come curato risulta l’apparato tecnico, dalla colonna sonora ai costumi. Personalmente non mi sono piaciute alcune cose: il protagonista Tommi Eronen sarà anche bravo, ma trovo che non abbia il “physique du rôle” per fare l’eroe di turno; così come mi sembra abbastanza poco indovinato Markku Peltola (l’uomo senza passato di Kaurismaki) nella sua parte. E poi il film non è che abbia tutto ‘sto bel ritmo…

Ci sono stati poi due film russi, il primo in concorso e il secondo fuori concorso.

Mechenosets, diretto dal russo Filipp Yankovsky, è uno di quei film di cui non puoi fare a meno di dire “ma com’è che qualcuno l’ha persino accolto bene?”. E’ un filmettino su un disadattato con un potere particolare (dal palmo della mano gli esce un coltello, il che lo fa diventare un simil-Wolverine), che fra rabbia e vendetta s’innamora di una ragazza e con lei decide di fuggire. Mai averlo fatto.

Il ridicolo involontario viene sfiorato molte volte, e l’incontro fra i due futuri amanti ricorda molto l’espediente usato ne L’ora di punta per far copulare Lastella e la Ardant. Con un coraggio da far invidia, il film è un susseguirsi di scene di sesso fra i due, che poi evidentemente si stufano. Inizia quindi il macello (mica tanto però!) di sangue e botte. Per non parlare di un assurdissimo (e anche interminabile) finale.

Altra musica, per fortuna, per quanto riguarda l’interessante Gadkie Lebedi diretto da Konstantin Lopushansky. Vincitore al Nightmare Festival di Ravenna, il film racconta del viaggio di uno scrittore dentro un villaggio “fantasma”, in cerca della figlia che studia in un collegio per bambini-geni, dove gli insegnanti sono degli inquietanti figuri…

Tratto da un romanzo dei fratelli Strugatsky, il film dal punto di vista tecnico credo sia inattaccabile: azzeccatissima l’idea di usare quasi sempre solo qualche solore nella fotografia (dominano le scene in rosso, che rendono il villaggio, dove piove sempre, angosciante, e il blu nelle scene soprattutto di alcuni interni), e suoni e rumori sono all’attivo per creare davvero una situazione claustrofobica e misteriosa.

La storia non è affatto male, e anche se l’idea del villaggio con tanto di bambini inquietanti richiama Il villaggio dei dannati, il fine è un altro. Qui l’orrore sta dalla parte degli adulti, ma non vale la pena svelare troppo: sperando che il film si possa vedere anche da qualche altra parte.