Speciale Science+Fiction: incontro con Joe Dante
Dopo l’incontro con Ruggero Deodato, siamo ben lieti di raccontarvi un altro incontro organizzato dal Science+Fiction di Trieste. Con un regista mitico, creatore di mostri e personaggi rimasti nella storia, acido e tagliente in ogni suo film. Stiamo parlando di Joe Dante, a cui è stato consegnato ieri sera il Premio Urania alla carriera. Il
Dopo l’incontro con Ruggero Deodato, siamo ben lieti di raccontarvi un altro incontro organizzato dal Science+Fiction di Trieste. Con un regista mitico, creatore di mostri e personaggi rimasti nella storia, acido e tagliente in ogni suo film. Stiamo parlando di Joe Dante, a cui è stato consegnato ieri sera il Premio Urania alla carriera.
Il regista ha selezionato per il festival alcune sue opere significative, ossia Gremlins 2, Salto nel buio, Matinée, La seconda guerra civile americana e Homecoming, oltre ad una chicca della sua collezione privata (un montaggio di alcuni trailer creati da lui per alcuni film distribuiti dal suo maestro Roger Corman). Il pubblico e noi di Cineblog lo abbiamo incontrato, per una intervista che ripercorre titoli e passaggi fondamentali della sua carriera. Inoltre, Dante non ha peli sulla lingua, e dice la sua sulla questione dei remake, sugli Studios, e persino sull’amico e collaboratore Spielberg…
Nel 1978, per Piraña si ritrovava nel cast attori come Kevin McCarthy o Barbara Steele: com’è stata questa collaborazione?
Era il mio secondo film, ero ancora inesperto, ma avevo un cast incredibile. Penso che spesso dei bravi attori possano fare lavorare bene anche un regista.
E della collaborazione con Pino Donaggio?
Sono stato molto fortunato a lavorare con lui, è davvero grande. Con me ha fatto due film (Piraña e L’ululato, n.d.Cineblog), e i loro successi sono dovuti anche alla sua musica.
Ha mai visto i sequel di due suoi bellissimi film, ossia Piraña paura e L’ululato 2?
Piraña paura di Cameron è stato distrutto dal produttore Ovidio Assonitis… De L’ululato esistono credo sette sequel, ma io mi sono fermato al secondo.
Cosa pensa dei remake?
Penso che manchi la fantasia, anche se a volte ci ritroviamo ad amare dei rifacimenti migliori degli originali. Comunque non condivido questo trand. Ad esempio: si sentiva davvero bisogno di un rifacimento di The Wicker Man?
Che ci dice della collaborazione con Dick Miller?
L’ho conosciuto quando lavorato assieme a Roger Corman e siamo diventati amici. E’ un attore dinamico. L’ho fatto sempre lavorare con me, anche in piccole parti, e ci sarà anche nel mio prossimo film. Anche se ormai si è semi-ritirato…
Homecoming è una fortissima miscela di horror e politica. Ha avuto difficoltà da parte della Showtime nel farlo? Imprint di Miike ad esempio non fu proprio trasmesso…
L’episodio di Miike non fu accettato perché troppo controverso, era una situazione diversa dalla mia. Io comunque sono stato fortunato, non ho avuto alcun problema. La libertà era assoluta, a parte il limite di tempo e il budget non elevato.
A cosa attribuisce l’insuccesso di Gremlins 2?
Ecco un esempio di sequel migliore del primo! Una ragione del suo insuccesso è quella che la Warner Bros. ha aspettato 6 anni per fare il sequel, e poi me lo ha chiesto di farlo in modo velocissimo. Tra l’altro il film uscì il 15 giugno assieme a Dick Tracy, la cui data di distribuzione fu spostata all’ultimo per non competere contro Batman, e non ce l’ha fatta…
Ad inizio carriera eri nel team di Corman: cos’hai imparato da lui?
Ho lavorato assieme a lui dal ’74 al ’79. Da lui ho imparato moltissimo, innanzitutto ho imparato a montare i trailer: fu lui ad insegnarmi la tecnica di montaggio. E mi ha insegnato che quando giri un film, l’unico momento in cui ci sono degli impedimenti è dal “ciak, azione!” fino allo “stop”.
Lei è un regista molto caustico, il che potrebbe accomunarlo a Carpenter, a differenza di uno Spielberg o di un Zemeckis…
Infatti mi definiscono il “lato oscuro di Spielberg”, e Gizmo quello di E.T.! Evidentemente, rispetto a Spielberg, abbiamo avuto esperienze simili, ma cambia la nostra visione del mondo: la sua è più rosea. Forse ha ragione lui, visto dove sta.
Com’è il mondo del cinema oggi per i giovani filmmaker?
Diverso rispetto a ieri: ci sono più opportunità, più soldi, però noi all’epoca potevamo permetterci di sbagliare. Oggi gli Studios non vogliono rischiare. Io sono finito negli Studios per caso, non sono un regista di serie A: spesso i film di serie B sono più efficaci. Devo dire comunque che fino agli anni ’90 sono stato fortunato, eccezion fatta per Explorers, messo tre mesi prima che io lo finissi in sala dalla produzione.
Preferisce le sceneggiature già pronte o un soggetto originale? Visto che ad Hollywood c’è sempre meno coraggio ed originalità, tra sequel e remake, il mondo della letteratura anche di science fiction avrebbe ancora molti autori e opere da sfruttare…
Dipende. Matinée lo abbiamo scritto noi e lo abbiamo curato da soli, ad esempio. Molti scrittori non sono stati ancora sfruttati nel cinema, forse perché le tematiche della fantascienza sono troppo intellettuali per il pubblico. I film come 2001: Odissea nello spazio sono rarissimi, e oggi i film di fantascienza sono davvero semplici, vedi Minority Report (appena appare sullo schermo, capisci chi è il cattivo della situazione). Mi piace il primo Matrix, è interessante, poi sono arrivati gli altri due…
Parliamo della tecnica che unisce attori e cartoni animati.
Looney Tunes Back in Action mi ha dato l’opportunità di imparare ad usare questa tecnica, che però ormai è vecchia rispetto a quelle usate per Beowulf. Tra l’altro Ray Winstone nella realtà non è così bello e spettacolare… Un altro esempio di tecnica avanzatissima è quella di 300, che però non è per niente realistico. Probabilmente sono stati i videogame ad abituare il pubblico a questo, e gli Studios coi soldi possono fare quello che vogliono. Ma credo che il pubblico voglia anche una bella storia.
Preferisce i film doppiati o sottotitolati?
Sono cresciuto in un periodo in cui in America i film stranieri venivano tutti doppiati. Poi però dagli anni ’70 iniziarono ad essere sottotitolati. Ma visto che questo è un paese che non ama leggere, la gente non accettò più i sottotitoli. Ormai nelle grandi città americane non si vedono proprio più film europei! L’ultimo, raro caso di film doppiato fu Pinocchio, e fu un flop… non solo per il doppiaggio!