Un’estate da giganti: il trailer italiano
L’estate emozionante di Zak e Seth. Dal 31 ottobre nei cinema italiani.
Uscirà mercoledì 31 ottobre il film Un’estate da giganti di Bouli Lanners, pellicola rivelazione della Quinzaine des realisateurs, dove ha vinto due premi.
È estate. Zak e Seth si ritrovano nel cottage di famiglia senza un soldo e abbandonati dalla madre costantemente assente. Come ogni anno, sono rassegnati a trascorrere l’ennesima estate noiosa. Ma quest’anno le cose cambiano quando incontrano Dany, un ragazzo del posto. Insieme, con il futuro nelle loro mani, iniziano il grande ed emozionante viaggio della loro vita.
Cineblog ha già recensito (positivamente) il film e dopo il film vi regaliamo un’intervista al regista. Nel cast: Paul Bartel, Zacharie Chasseriaud, Marthe Keller, Martin Nissen, Gwen Berrou.
Intervista al regista Bouli Lanners:
Come è nato “Un’estate da giganti”?
Volevo raccontare la storia di due fratelli che si prendono cura l’uno dell’altro, ai margini della società e lontano dalla città. L’idea che dovessero essere due giovani adolescenti è stata una scelta quasi obbligata, perché volevo parlare di quel periodo della vita in cui, trascinati da un desiderio di libertà e di cambiamento, tutto sembra possibile, anche se il confronto con il mondo degli adulti è spesso duro.
Era importante che il film fosse ambientato in luoghi immersi nella natura?
La natura dà ai personaggi un orizzonte che non sarebbe stato possibile in un contesto urbano. Il rapporto tra i due fratelli, Seth e Zack, e il loro amico Dany, è costruito al di fuori tutti di rapporti sociali. Le loro vite si snodano nel bosco come in un racconto tradizionale e la gang unita cerca di uccidere il lupo, proprio come i tre porcellini…
Vede “Un’estate da giganti” come una sorta di favola moderna?
Nelle fiabe tradizionali, i bambini si perdono spesso nei boschi e la maggior parte degli eventi si svolgono quando i genitori sono via, proprio come nel film. Presentando il film come una fiaba, ho potuto affrontare temi come l’assenza dei genitori o la mancanza di affetto in modo indiretto e raccontare in modo originale la storia di un’amicizia più forte che qualsiasi altra cosa.
Il fiume gioca un ruolo importante nel film.
I fiumi mi affascinano. Ci trascinano verso l’avventura. Ci confortano, ci fanno da madre. Permette agli eroi di fuggire da un mondo adulto non particolarmente attraente. Ho esplorato tutti i fiumi e laghi del Nord tra Francia, Lussemburgo e Germania e ho finito per scoprire quello usato nel film. Era ovvio: dovevamo girare lì! C’è qualcosa di confortante nel permettere a noi stessi di essere trascinati dalla corrente. In effetti, è così che il film finisce: si lasciano andare alla deriva in una piccola barca dicendo: “siamo diretti verso qualcosa di meglio”. Non dicono, “stiamo andando a scalare le montagne”. No, qui, si lasciano trasportare.
Un finale aperto?
Sì. Vanno via ed io ho fiducia nel loro cammino. Non mi dispiacerebbe andar via con loro. Ho sentito spesso la sensazione ed il desiderio di lasciare che il fiume mi porti via e andare lontano. Nel contesto del film, andarsene significa andare verso qualcosa di meglio. Ma lascio che gli spettatori lo interpretino come vogliono.
Sente nostalgia per l’adolescenza?
L’adolescenza è l’età di ogni possibilità, di ogni certezza. Certezze fragili, ma comunque certezze! E’ l’età che rimpiango; è l’età delle rivoluzioni. Tutte le rivoluzioni sono quelle adolescenti. E’ l’unico momento in cui è possibile cambiare. Nutre l’adulto che si formerà , è il momento in cui sono scritte le cose. Si tratta di un’età meravigliosa eppure è illuminata da una luce fioca di questi tempi. Ma forse è sempre stato così …
I suoi ricordi dell’adolescenza hanno segnato il film?
Mi ricordo che ero solito cercare rifugio nella natura. Trascorrevo la mia giornata nei boschi e dormivo nei campi.
Che parte ha l’humour ne “Un’estate da giganti”?
Porta un po’ di leggerezza, una boccata d’aria … L’ironia è necessaria, ne ho bisogno, non appena mi metto a scrivere. È uno sfogo. È sempre più facile parlare di cose toccanti o serie attraverso la lente dell’umorismo.
Come avete effettuato il casting del film?
Martin e Zacharie si imposero subito come i due fratelli. Ma eravamo ancora alla ricerca del ragazzo che avrebbe interpretato Dany. Eravamo a tre settimane dalle riprese, facevamo le prove in Lussemburgo. Ero abbastanza disperato, ma Aurelie Guichard, il nostro direttore del casting, alla fine ha trovato Paul! I tre ragazzi si sono incontrati e si sono attratti l’uno con l’altro come delle molecole; è stato evidente da subito, prima ancora delle prove. Si sono guardati e si sono capiti subito!
Ci parli della musica del film.
Mentre scrivevo la sceneggiatura, ho fatto una compilation di canzoni diverse compresa una di un gruppo folk che adoravo. Con il mio produttore, Jacques-Henri Bronckart, ho incontrato Bram Vanparys dei The Bony King of Nowhere. Ha letto la sceneggiatura, è venuto durante riprese con i suoi strumenti per crogiolarsi nell’atmosfera del film e per farsi ispirare dal set, e poi ha registrato in mezzo alla natura. L’idea era di fare dei demo e poi lavorare in studio in un secondo momento… Ma i demo erano fantastici e alla fine non abbiamo mai usato lo studio.
Perché “Giganti”?
Zack, Seth e Dany scelgono l’amicizia e fanno un sacrificio. Crescono davvero. Sono in una situazione precaria, ma decidono di non mettere nessun’altro in pericolo. Si assumono le loro responsabilità in un modo che molti adulti si sognerebbero. È in quel momento che diventano davvero giganti!