Cineblog consiglia: I cancelli del cielo
I cancelli del cielo (Heaven’s Gate, USA, 1980), di Michael Cimino. Con Kris Kristofferson, Cristopher Walken, John Hurt, Sam Waterston, Joseph Cotten, Jeff Bridges, Isabelle Huppert. Drammatico, 222 minuti.Stanotte Venerdì 30 novembre Rai 3 ore 1:35Stati Uniti, fine Ottocento. Ad Harvard è in corso la cerimonia di chiusura dell’anno accademico: tra i neolaureati ci sono
I cancelli del cielo (Heaven’s Gate, USA, 1980), di Michael Cimino. Con Kris Kristofferson, Cristopher Walken, John Hurt, Sam Waterston, Joseph Cotten, Jeff Bridges, Isabelle Huppert. Drammatico, 222 minuti.
Stanotte Venerdì 30 novembre Rai 3 ore 1:35
Stati Uniti, fine Ottocento. Ad Harvard è in corso la cerimonia di chiusura dell’anno accademico: tra i neolaureati ci sono i due amici James Averill (Kris Kristofferson) e William Irvin (John Hurt). Entrambi appartengono a famiglie ricche, ma il loro destino li porterà presto molto distanti. Averill diviene sceriffo federale nella contea di Johnson nel Wyoming, difendendo una comunità d’immigrati dall’Europa dell’est, minacciata da una potente associazione di allevatori del posto. Irvin, invece, tutela proprio gli interessi di quest’ultimi in qualità di avvocato.
Gli allevatori decidono di fare ammazzare 125 immigrati, che fanno parte di una lista da loro compilata, e ciò porta ad un forte scontro tra i due vecchi amici. Nell’elenco delle persone da eliminare c’è anche Ella (Isabelle Huppert), una giovane prostituta francese, amata da Averill. Lo sceriffo organizza pertanto gli immigrati per lo scontro decisivo con i killer degli allevatori. La battaglia, furiosa e cruenta, sarà sedata soltanto dall’intervento dell’esercito…
La vicenda narrata dal film si inserisce nel contesto storico del conflitto tra allevatori e coltivatori nelle terre dell’ovest degli Stati Uniti, dopo la Guerra di Secessione, per il controllo e lo sfruttamento del territorio. Questi scontri venivano sovente risolti con la forza, in un quadro di sostanziale assenza di un potere istituzionale in grado di far rispettare la legge, con le amministrazioni locali spesso asservite alla parte più forte.
L’inizio del film, con la cerimonia universitaria, rimanda ad un’idea di fiduciosa ed ottimistica attesa di un futuro pieno di speranza e di un generoso ed idealistico slancio giovanile (parte fondamentale del tipico sogno americano), destinato ad infrangersi contro un duro e bellicoso contesto sociale. Significativamente, il brusco stacco temporale che da Harvard porta lo spettatore nel Wyoming assume metaforicamente il significato del traumatico risveglio in una realtà di violenza e ingiustizia, dove sulle capacità individuali e sul merito prevale l’arbitrio e la prepotenza di chi detiene il potere.
Il film di Cimino rivela la dimensione disumana e barbarica della storia americana nascosta dalla trasfigurazione mitologica del Cinema western, mostrandoci le dinamiche di sopraffazione che stanno alla base della costruzione della nazione americana: come disse il regista, I cancelli del cielo è “un film sull’America che tenta di diventare America”. Questo fu ciò che, evidentemente, colpì negativamente la critica americana, che, anche in seguito al taglio di circa 100 minuti rispetto alla versione originale, continuò a “massacrare” il film. Commercialmente la pellicola non ebbe successo e portò al fallimento la casa di produzione United Artist, essendo costato circa 30 milioni di dollari dell’epoca e incassando molto meno (anche se in realtà la UA navigava già in cattive acque e probabilmente questo fu solo il colpo di grazia).
Ma, al di là delle polemiche ideologiche sottostanti il giudizio di certa critica, questo film rimane uno spettacolare affresco socio-antropologico della società della frontiera e del pionierismo, trattato con taglio malinconico ed esistenzialista, esteticamente supportato da straordinarie sequenze di massa (il ballo collettivo nei cortili dell’università, la battaglia finale). Stupenda la fotografia di Zsigmond, che rimanda all’aspetto polveroso delle vecchie foto dell’Ovest.