Halloween – The Beginning: la recensione
Halloween – The Beginning (Halloween, USA, 2007) di Rob Zombie; con Malcolm McDowell, Brad Dourif, Tyler Mane, Daeg Faerch, Sheri Moon Zombie, William Forsythe, Richard Lynch, Udo Kier, Clint Howard, Danny Trejo.“Da domani cambierà tutto. Te lo prometto”, dice Deborah Myers al figlioletto Michael, dopo l’ennesimo problema in famiglia. Aveva ragione, anche se il cambiamento
Halloween – The Beginning (Halloween, USA, 2007) di Rob Zombie; con Malcolm McDowell, Brad Dourif, Tyler Mane, Daeg Faerch, Sheri Moon Zombie, William Forsythe, Richard Lynch, Udo Kier, Clint Howard, Danny Trejo.
“Da domani cambierà tutto. Te lo prometto”, dice Deborah Myers al figlioletto Michael, dopo l’ennesimo problema in famiglia. Aveva ragione, anche se il cambiamento sarebbe stato diverso da quello che lei sognava. Con il film di Zombie, Halloween non rifà Halloween, ma ricomincia da un nuovo punto. E finisce. Halloween (sottotitolo inutile: The Beginning) nel 2007, come le parole di Deborah, cambia radicalmente rispetto al 1978.
Altri tempi, altro cinema, ma soprattutto altro regista: dallo stile del primo Carpenter si passa allo stile di Rob Zombie. Al contrario di quello che si potrebbe pensare ad istinto, con un’occhiata veloce, Halloween è un film che dentro di sè contiene più anime e più intenti. Me ne vengono in mente un paio: da una parte Rob Zombie vuole rendere omaggio ad uno degli horror più belli e importanti di sempre, dall’altra ribadisce il concetto che questo è il suo Halloween e non quello di Carpenter.
E’ un caso che molte belle idee dell’originale siano inserite nel rifacimento in modo ben diverso, cronologicamente in modo differente, o che alcune scene dell’originale siano riproposte qui da una prospettiva diversa, ogni volta più esplicita? Halloween – The Beginning è Zombie, e l’amore che esce fuori dalle immagini, più che per il film di Carpenter (che comunque resta per l’autore un capolavoro), è tutto per lui: Michael Myers.
Non che Zombie non sia affascinato e allo stesso tempo impaurito dalla figura imponente di Michael, con la sua maschera pallida e il suo coltellaccio insanguinato, la sua altezza impressionante (e il wrestler Tyler Mane è perfetto con la sua altezza: ben 208 centimetri) e il passo minaccioso, ma vista la scelta di approfondire la sua storia non può che rimanerne turbato, scosso e persino commosso.
Si noti ad esempio la scena in cui Michael dà alla sorella Laurie, che ovviamente non capisce la situazione e non vede l’ora di conficcare il coltello in schiena al mostro che la tiene segregata chissà dove, la foto con loro due da piccoli: per gli appassionati della serie, sarà indubbiamente un momento forte.
La parte più compatta, forse anche perché inedita, resta la prima, con un davvero bravo Daeg Faerch nella parte di Michael da bambino, mentre la parte centrale soffre di un montaggio troppo frammentario tra le (forse troppe) uccisioni di Michael e la disperata ricerca di Loomis del suo paziente con “gli occhi da psicopatico”. E la parte finale, comunque bella violenta, secca e tesa, soffre di qualche forzatura. E comunque non è La casa del diavolo.
I fan di Carpenter e i fan di Zombie saranno quelli che forse apprezzeranno di più la pellicola, perché vi ritroveranno le caratteristiche del secondo (la fotografia conferma l’occhio di questo regista), e poi si divertiranno a notare come vengano colmati i “buchi” del capolavoro carpenteriano (ecco dove Michael prende la maschera, ecco dove prende la tuta da meccanico, ed ecco perché nel ’78 uccideva senza alcun problema anche un cane!) e ricambiato l’ordine di alcune scene-cult (fra gli altri: Michael col lenzuolo che uccide Linda e l’assassinio del suo ragazzo, il finestrino rotto della macchina che nell’originale era quello della macchina in cui c’era l’infermiera e oggi è quello della macchina dove c’è Laurie).
Ma la cosa che continua a far venire i brividi, a distanza degli anni, anche in una salsa così diversa e violenta, è quella colonna sonora da urlo, oggi ancora più di culto. Oltre al tema principale (nel film vengono usati sia l’originale di Carpenter che la rielaborazione di Tyler Bates) vengono riutilizzati il bellissimo tema di Laurie, ben due volte (Don’t Fear) The Reaper e una versione più lenta e sensuale di Mr. Sandman. Conferma che, anche se ribadiamo che Halloween è un film di Zombie, non manca un’operazione filologica e di rispetto (di cui si potrebbe scrivere molto di più) che è da tenere in conto.
Voto Gabriele: 7
Voto Federico: 6