Vicini del terzo tipo: la recensione di Cineblog
Cineblog recensisce per voi Vicini del terzo tipo, ultimo film con Ben Stiller, diretto da Akiva Schaffer
Antonio Guzman è morto. Non importa chi o cosa lasci Antonio Guzman, perché non è la sua storia quella ci riguarda. Questa storia parla di come un gruppo di improvvisati tutori della quiete pubblica, loro malgrado, dovranno riuscire a respingere una minaccia meno comune del classico killer invasato di turno. Ecco Vicini del terzo tipo.
Siamo a Glenview, Ohio. Qui la vita di Evan Trautwig (Ben Stiller) procede magnificamente: ha fondato tanti circoli, che lo appassionano e che segue con religiosa osservanza. È un tipo molto cordiale, adora l’ambiente in cui vive nonché le sue abitudini, ed è pure direttore presso un centro commerciale della catena Costco. Insomma, uno a cui evidentemente non va tutto bene.
Ancora peggio andrà dal momento in cui, all’interno del suo punto vendita, si consuma l’efferato omicidio di Antonio Guzman. Esatto, sempre lui. Ma dato che già sapete che non è il protagonista di questo film, passiamo direttamente a ciò che viene dopo. Ci sono quattro strambi individui che, senza davvero comprendere loro stessi perché, si mettono a guardia del vicinato. Certo, non è tutto, ma è così che comincia.
Massacrato dall’altra parte dell’Oceano, The Watch (titolo originale del film), non approda certo dalle nostre parti con i favori del pronostico. E a dire il vero non ci meraviglia più di tanto che molti addetti ai lavori abbiano fatto fatica non a digerirlo quanto anche solo a masticarlo. Non stupisce, certo, ma nemmeno ci persuade più di tanto.
Qualcuno ha osato (sic) definire questo film un prodotto. Niente di male, se non fosse che tale dicitura è stata adoperata in tono sprezzantemente dispregiativo, quasi come se la definizione in questione fosse di per sé marchio d’infamia. Da qui le nostre perplessità. Perché sì, Vicini del terzo tipo è decisamente un prodotto. Probabilmente però non uno dei peggiori, come si scrive altrove, dove ci si scaglia in maniera animosamente astiosa e furibonda contro The Watch: come se il solo fatto che questo film sia approdato al cinema avesse comportato automaticamente il rogo di tutta la cinematografia mondiale da cent’anni a questa parte.
Toni a parte, comunque, più o meno tutti concordano con l’inconsistenza di Vicini del terzo tipo. Eppure, al di là dei legittimi pareri personali, se inquadrato in un certo modo possiamo farci una vaga ragione del perché di questo film, cosa abbia spinto a girarlo insomma. Ergo, come mai non sia tutto così pesantemente nero.
Non si parla qui di originalità o estro di qualsivoglia natura, espressioni che a dire il vero non appartengono alla pellicola in oggetto neanche alla lontana. Nondimeno, aggiustando un po’ il tiro e cambiando leggermente la prospettiva, Vicini del terzo tipo assume una consistenza (non spessore, mi raccomando) che è tutto sommato altra cosa rispetto alle vesti strappate di alcuni nostri colleghi americani.
In The Watch mancano, è vero, quei due/tre episodi che in pellicole di questo genere tendono ad essere ricordati con relativo piacere, per quanto assurdi e ridicoli. Ma ciò non significa che non goda di alcuni suoi momenti. Ben Stiller non è certo quello di Tutti pazzi per Mary o di Zoolander, ma certe sue espressioni riescono ancora a strappare qualche sorriso. La verve volutamente idiota di Vince Vaughn, da esagerato buontempone, ricorda in maniera tutt’al più opaca quella profusa in film come Dodgeball o Due single a nozze, ma anche qui riesce dignitosamente nel ruolo dell’inetto senza pensieri. Jonah Hill fa sorridere, se non altro per certe sue pose da ebete, che fanno il paio con quell’improponibile acconciatura da skinhead dell’ultim’ora che gli è stata appioppata.
Abbiamo pure cameo interessanti come quello Ronald Lee Ermey, l’ex-sergente Hartman di kubrickiana memoria, ancora veracemente incazzato nonostante siano trascorsi venticinque anni da quando si beccò una fucilata in pieno petto. Oppure quello di Billy Crudup, nemmeno accreditato, personaggio davvero inquietante: quindi, in un contesto dove tutto è pressoché illogico, in qualche modo ben integrato.
E sì che Vicini del terzo tipo sconfina nella sagra del luogo comune in più e più occasioni. Torniamo velocemente alla descrizione di Evan: non si tratta di un immaginario riciclato e forzato inerente a certi profili che orbitano attorno all’area dei sobborghi americani? Altroché! Ma allora è bene venire a patti con la natura di un’operazione del genere.
The Watch ricrea il più classico degli scenari da bassa fantascienza, quello dell’invasione aliena in un piccolo e sperduto centro urbano di provincia, infarcendola essenzialmente di episodi che camminano per conto proprio, legandosi laddove bisogna dare un minimo di coerenza alla narrazione. Alcuni di questi effettivamente imbarazzanti, come il book fotografico e goliardico con l’alieno messo al tappeto con un nano da giardino; altri più riusciti, come la ramanzina al giovane lanciatore di uova presso la centrale di polizia o la disputa sul logo del gruppo di vigilantes appena formatosi.
Ma più in generale capita di sorridere per certe improbabili stravaganze, che non elevano noi né il mezzo attraverso cui questa pellicola si esplicita, ma che può comunque intrattenere nell’ottica della trita e ritrita “visione senza troppe pretese”, espressione che pecca di banalità ma che di tanto in tanto agevola la procedura.
E se poi qualcuno fa notare, come nello scritto sopra citato, che The Watch si rivolge essenzialmente ad un target demografico piuttosto specifico, beh… non possiamo che compiacercene: così si scopre (magari con un po’ di ritardo) che anche negli USA continuano a sfornare il loro corrispettivo dei nostri cinepanettoni – ci riferiamo ai contenuti, dato che a livello tecnico lo scarto rimane evidente. E visto che è al vil danaro che si allude, sarà ancora una volta il pubblico a stabilire se certe operazioni siano ancora da portarsi a termine o meno. In certi contesti sono questi gli esiti che contano, ci dicono. Bene. Per quanto ci riguarda, riteniamo sia difficile uscire dalla visione di questo film più o meno vuoti di quanto non lo si fosse appena entrati. Il cinema didattico-moralista sta altrove, questo è sicuro.
Voto di Antonio: 5,5
Vicini del terzo tipo (The Watch, USA, 2012). Di Akiva Schaffer. Con Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill, Richard Ayoade, Rosemarie DeWitt, Will Forte, Mel Rodriguez, Doug Jones, Erin Moriarty, Nicholas Braun, R. Lee Ermey, Joe Nunez, Liz Cackowski, Johnny Pemberton, Sharon Gee e Eric Goins. Nelle nostre sale da oggi, 8 Novembre.