30 giorni di buio: foto e curiosità
L’uscita di 30 Giorni di Buio, il nuovo horror prodotto da Sam Raimi, è definitivamente fissata per venerdì 8 febbraio. 30 Days of Night è interpretato da Josh Hartnett, Melissa George, Danny Huston, Ben Foster e Mark Boone Junior, è diretto da David Slade su sceneggiatura di Steve Niles e Stuart Beattie e Brian Nelson,
L’uscita di 30 Giorni di Buio, il nuovo horror prodotto da Sam Raimi, è definitivamente fissata per venerdì 8 febbraio. 30 Days of Night è interpretato da Josh Hartnett, Melissa George, Danny Huston, Ben Foster e Mark Boone Junior, è diretto da David Slade su sceneggiatura di Steve Niles e Stuart Beattie e Brian Nelson, basata sui fumetti di Steve Niles e Ben Templesmith.
Siamo nell’isolata cittadina di Barrow, in Alaska, che ogni inverno resta avvolta dalle tenebre per 30 giorni. Qui un gruppo di crudeli ed affamati vampiri attende questo mese per cibarsi. Spetterà allo sceriffo Eben (Josh Hartnett), alla ex moglie Stella (Melissa George), e ad gruppo di sopravvissuti fare tutto il possible per resistere fino alla prossima luce del sole.
30 giorni di buio (30 days of night)
30 Days of Night ha iniziato il suo cammino verso le sale cinematografiche con la pubblicazione dei fumetti di Steve Niles e Ben Templesmith. La miniserie, che consta di soli tre libri, ha rappresentato una svolta nella carriera di entrambi. Grazie all’approccio innovativo e ad una nuova interpretazione della leggenda sui vampiri, l’opera di Niles e Templesmith è stata salutata come un revival della comicità horror.
Il produttore Rob Tapert confessa:
“Ci siamo innamorati dell’idea dei vampiri che giungono a Barrow, in Alaska, nel momento in cui il sole tramonta e non si fa più vedere per un mese. Si tratta di un progetto che ci ha veramente elettrizzati perché trasmette quell’intensità e quell’orrore che io da ragazzo adoravo vedere al cinema e che apprezzo ancora oggi. Per Sam Raimi e me, 30 Days of Night è un ritorno alle nostre comuni radici di La casa.”
Il regista David Slade invece spiega:
“Molto prima di essere coinvolto nella realizzazione del film, avevo già comprato la prima edizione del libro. Adoro i fumetti di Ben Templesmith, soprattutto l’immagine di Eben che guarda fuori della finestra e vede i vampiri per la prima volta. Dopo aver diretto il mio primo film, ho incontrato un dirigente della Columbia Pictures che ha accennato al fatto che erano loro ad avere i diritti su quei fumetti. E io gli ho detto: Aspetti un momento, io mi farei tagliare un braccio pur di dirigere un film tratto da questa storia!”
Josh Hartnett interpreta Eben lo sceriffo di Barrow:
“E’ stato divertente e impressionante, una storia semplice ma pura. Ho apprezzato soprattutto il fatto che fosse incentrato sui personaggi perché se sono interessanti, riesci facilmente a seguirli anche quando la storia passa ad un livello soprannaturale. (…) Prima di accettare il ruolo ho incontrato David Slade in un bar che frequento da quando avevo ventuno anni e quindi è un luogo a me molto familiare. Mentre stavamo andando via, ha fatto un paio di foto del bar e me le ha mandate via mail un paio di giorni dopo. La maniera in cui aveva ripreso quel bar rendendolo assolutamente minaccioso lo aveva letteralmente trasformato al punto che io non riuscivo a riconoscerlo. E allora mi sono detto: ‘Questo regista farà qualcosa di veramente spaventoso.’”
Danny Huston interpreta Marlow, il capo dei vampiri:
“30 Days of Night rappresenta una maniera assolutamente pura di fare cinema e vi spaventerà da morire. Inoltre, si tratta di un film molto stilizzato dal punto di vista del design, nel senso che i vampiri non sono vampiri normali come quelli ai quali siamo abituati! (…) Provo una forte compassione per un personaggio come Marlow. Abbiamo lavorato sempre di notte e quindi mi sono calato un po’ nello stato d’animo e nelle abitudini di un vampiro; tornavo a casa dal set quando era ancora buio e rifuggivo la luce del sole. Le unghie, i denti, gli occhi e le protesi erano alquanto scomodi da indossare ma al contempo mi hanno reso estremamente sensibile alla condizione di vampiro e quindi sono giunto alla conclusione che essere un vampiro è veramente dura.”
La fotografia:
Il direttore della fotografia Jo Willems ha cominciato a studiare e a prendere come riferimento il fumetto sin da quando ha cominciato ad immaginare come fotografare e illuminare 30 Days of Night. La grafica, i colori ed il modo stesso in cui erano disegnati i vampiri hanno tutti richiesto dei bozzetti molto approfonditi e dettagliati proprio per arrivare a quei disegni e quel look immaginato e desiderato da Slade. Willems sottolinea che il look del film differisce per certi versi da quello dei fumetti ma che comunque conserva le atmosfere, create da Templesmith perché se avessero utilizzato i disegni di Templesmith così com’erano, il film sarebbe risultato troppo stilizzato. Alla fine, Willems ha ottenuto una fotografia leggermente fredda, che da’ quasi sul blu e che conferisce alla pelle dei vampiri una lucentezza quasi argentea.
La scenografia:
Una delle maggiori difficoltà affrontate dallo scenografo Austerberry è stata progettare e realizzare la cittadina di Barrow, Alaska, situata in un paesaggio desolato e remoto e che diventa il terreno di caccia dei vampiri. Per Austerberry, doveva diventare un altro dei personaggi del film, e per questo era necessario instillare una profonda sensazione di spavento ed isolamento. Solo due set corrispondono a delle location esistenti per il resto è stato tutto ricostruito dai collaboratori di Austerberry. Creare una finta Barrow per il film ha concesso ai realizzatori maggiori libertà e la cosa interessante è che hanno ricostruito completamente da zero la via principale della città, Rogers Avenue, sistemandola in un enorme piazzale che circonda una base dell’aeronautica. Per ricostruire la città è stato necessario il lavoro di 45 falegnami.
Un ingrediente fondamentale è stato naturalmente il sangue. Quando i vampiri attaccano, il rosso diventa la tinta dominante e per il film sono stati utilizzati circa 4.000 litri di sangue finto. Nel momento culminante del film, quando la città brucia, i realizzatori hanno utilizzato 5 tonnellate di gas propano per appiccare le fiamme.
Gli Stunt
Come gli altri settori, la squadra degli stuntmen di Allan Poppleton ha dovuto affrontare il duro compito di trovare l’equilibrio tra quanto previsto dai fumetti e la rappresentazione di un mondo reale da portare sullo schermo.
Sin dall’inizio, Slade voleva che i vampiri facessero solo ciò che possono fare gli esseri umani. Non sono state usate nessun tipo di imbracatura con fili sospesi. Quando un vampiro deve saltare da un tetto all’altro, salterà veramente da un tetto all’altro.
Per quanto riguarda i salti sui veicoli o contro gli edifici sono tutti autentici, non ci sono fili, corde o cose simili!
Per l’addestramento, gli uomini di Poppleton si sono affidati ad una tecnica che si chiama ‘metrica del volo, e che comprende diversi esercizi concepiti proprio per fargli acquistare velocità. Inoltre, Poppleton ha collaborato con i reparti costumi e scenografie per assicurarsi che i costumi ed i set fossero in grado di sopportare le acrobazie e i numeri spettacolari dei suoi stuntman.
Le protesi fornite da Weta Workshop hanno rappresentato un’ulteriore difficoltà. Le unghie lunghe rendevano piuttosto difficili le prese. Inoltre, ogni attore o stuntman indossava un paradenti su misura, in maniera da evitare un morso accidentale alle labbra durante una sequenza acrobatica.
Trucco ed effetti speciali
Reinventare i vampiri al cinema ha richiesto la collaborazione di un laboratorio specializzato nella creazione di protesi e creature varie, in grado di realizzare qualcosa di assolutamente innovativo. Per 30 Days of Night, i realizzatori hanno scelto i tecnici premiati con l’Oscar del Weta Workshop che hanno accettato il non facile compito di realizzare per il cinema la visione di Ben Templesmith.
La cosa più importante sono stati naturalmente i denti. Infatti, i vampiri di questo film non sono delle semplici creature dotate di due piccole zanne acuminate ma delle macchine divoratrici inventate da Templesmith. Ogni vampiro è dotato di un numero superiore ai 32 denti che compongono la dentatura umana. I denti più graziosi sono quelli della ragazzina vampiro interpretata da Abbey-May Wakefield.
I vampiri sono inoltre dotati di lunghissime unghie che sono state una vera sfida per moltissime ragioni. Innanzitutto, il metodo solitamente usato per indossare le unghia finte – una super colla che si fissa alle vere unghie degli attori – sarebbe il metodo più semplice ma poteva risultare inaffidabile.
I vampiri del film hanno una carnagione giallastra e alquanto malaticcia. Hanno utilizzato una speciale pittura per il corpo, chiamato “inchiostro per tatuaggi” preso a Latona in Australia. Il supervisore al trucco della Weta addetto al set Davina Lamont ha mischiato la tonalità appropriata di “color morte” con un po’ di polvere opalescente e in questo modo siamo riusciti a distribuire con il pennello la tinta sulla pelle, conferendo al tutto un aspetto molto morbido e naturale, impossibile da ottenere in altro modo. All’inizio delle riprese, ogni attore trascorreva almeno 90 minuti al trucco ogni mattina, ma una volta messo a punto il procedimento e siamo riusciti a farlo in soli 45 minuti.
Ma il compito di Acevedo non è finito con la realizzazione delle protesi. Acevedo si è anche occupato di tutte le piccole o grandi modifiche necessarie per migliorare l’aspetto dei vampiri, facendoli sembrare diversi e soprattutto più raccapriccianti e spaventosi degli esseri umani.
“Ho scattato delle fotografie agli attori completamente truccati e quindi con la carnagione opalescente, le lenti a contatto rosse e nere e poi le ho trasferite su PhotoShop. David aveva pensato di allontanare un po’ gli occhi, facendoli sembrare creature dell’aldilà. E quindi, a partire dalla fotografie, ho distanziato maggiormente gli occhi, li ho rimpiccoliti del 20% e poi li ho girati leggermente verso il basso. Quando David ha visto il risultato e ha approvato il mio lavoro, ho passato le foto così modificate a Charlie McClellan, il supervisore agli effetti speciali visivi della DigiPost, che ha usato il software per gli effetti speciali Inferno per fare lo stesso lavoro sugli occhi degli attori per ogni singola inquadratura.”
(Si ringrazia l’ufficio stampa per il materiale fornito)