Agnès Varda, muore a 90 anni la regista di “Cleo dalle 5 alle 7”
Stroncata da un male, muore a Parigi Agnès Varda, dopo aver presentato il suo ultimo lavoro meno di due mesi fa alla Berlinale
Muore a 90 anni, attiva ancora fino a davvero poco tempo fa, Agnès Varda. Dieci anni fa, concludendo la recensione di Les plages d’Agnès, Roger Ebert evidenziò quanto segue: «non credo che anche solo uno dei suoi film sia stato fatto assecondando alcuna prospettiva commerciale. Sono stati fatti a fronte dell’amore per questa forma d’arte, assemblati con ciò che le è capitato tra le mani e che le sembrava utilizzabile. Ora, a 80 anni, lei può camminare all’indietro con più serenità di molti di noi, perché non inciamperà».
Di recente, dopo la morte di un’altra grande figura del Cinema mondiale, ossia Jonas Mekas, un certo ragionamento si è affacciato alla mente: per quanto tristi possano rivelarsi notizie del genere, com’è che adesso viene ancora più voglia di vedere/fare/amare film? Stessa cosa si può dire della Varda. Ritengo sia il lascito più significativo per chi, come coloro che abbiamo appena menzionato, hanno votato la propria esistenza a quella cosa che chiamiamo Cinema, ciascuno in maniera del tutto personale.
Agnès Varda, peraltro, con Mekas condivideva questa definizione di pioniera, già a partire da quel suo primo lungometraggio anticipatore della Nouvelle Vague, La Pointe Courte (1955). Dopodiché Cléo de 5 à 7, e siamo nel ’62, fino ai suoi più recenti lavori, Visages Villages (2017) e Varda par Agnès, presentato proprio nel corso dell’ultima Berlinale. E sebbene definizioni quali «film testamento» ci lasciano perplessi, specie in questo caso, non si può tuttavia fare a meno di pensarlo, dato ciò di cui tratta, quale opera adatta a chiudere un’intera filmografia. Riposi in pace.