Torino 2012 – Smashed: recensione in anteprima del film con Mary Elizabeth Winstead e Aaron Paul
Mary Elizabeth Winstead alcolista in via di guarigione trova il ruolo della carriera e sorprende nel riuscito Smashed. Leggi la recensione in anteprima di Cineblog.
Dopo essere stato presentato e premiato al Sundance Film Festival di quest’anno, arriva per la prima volta in Italia, al 30. Torino Film Festival, Smashed. Si tratta davvero di un bel film, e di un ritratto parecchio riuscito dell’alcolismo e soprattutto del percorso che bisogna fare per uscirne. Un ritratto molto più onesto di quanto alcuni detrattori di certo cinema indie potevano pensare. Questo grazie ad uno script scritto con arguzia e ad una protagonista superlativa.
Quando uscirono i primi responsi sulla pellicola dal Sundance, in molti l’avevano paragonato ad un altro bel film indie sempre battezzato dal festival di Redford, ovvero Half Nelson con Ryan Gosling. La pellicola narrava la dipendenza dalla droga di un professore del liceo, che veniva aiutato da un’allieva ad intraprendere il percorso verso la disintossicazione. I punti di contatto con Smashed non mancano affatto: anche qui la protagonista è una maestra (delle elementari), ed è afflitta da una dipendenza.
Però Smashed, rispetto al rarefatto Half Nelson, è un film a suo modo ancora più lineare, che segue un percorso molto “semplice” di presa di coscienza del problema e ne scruta le conseguenze. Perché la protagonista decide di smettere con l’alcol abbastanza presto nel film, e tutto quel che viene dopo sono le conseguenze della sua decisione di entrare in terapia. Smashed, quindi, decide di raccontare le problematiche di una persona che dà un taglio alla sua dipendenza, ma avrà per forza di cose tantissimi problemi, sia nella vita personale che lavorativa.
Kate Hannah sta per toccare il fondo. Un giorno, prima di entrare a scuola a tenere una lezione, tira giù uno shot di whiskey, e vomita a scuola davanti a tutti. Un alunno le chiede se è incinta, e lei, per nascondere la sbornia, mente rispondendogli di sì: una truffa che potrebbe costarle la carriera, ma allo stesso tempo salvarle la vita. La soluzione l’ha avuta tra le mani, e non è riuscita a dire la verità.
Le cose per la ragazza diventano sempre più difficili, anche perché la Signora Barnes, la preside della scuola, è convinta che stia davvero aspettando un bimbo. Finché Dave, il vice-preside invaghito di lei e impacciato con le donne, intuisce il suo problema e le confessa di essere un dipendente da alcol e droga in fase di recupero. La convince a seguire un programma in 12 mosse ideato da una certa Jenny. C’è un solo problema: Charlie, il marito di Kate, è ancora un alcolizzato, e la ragazza fa fatica a stargli accanto e allo stesso tempo a stare lontana dall’alcol…
James Ponsoldt, qui al suo secondo lungometraggio di finzione, scrive la sceneggiatura assieme a Susan Burke, e svolge bene il suo compito. Il percorso di Kate è credibile e verosimile, e la dose di commedia è ben dosata all’interno di uno script molto misurato. Talmente misurato che viene da pensare che si potrebbe non essere mai davvero coinvolti all’interno di questa vicenda: finché nelle battute finali non vengono meravigliosamente tirate le fila del discorso, e si capisce il senso del film. Non si può infine non uscire dalla sala un po’ sorpresi per la capacità dei due autori di affrontare un tema così delicato.
Smettere di bere è la cosa più facile di un cammino che è soltanto all’inizio: perché la parte più difficile deve ancora venire. “Non ti fidare: possono cambiare”, dice la madre (spietata) di Kate a Charlie, parlando proprio di quelle persone che, da un momento all’altro, decidono di dare un taglio alla propria dipendenza e si “trasformano”. Ma Kate sa che il suo cambiamento la trasformerà radicalmente, ed è disposta ad affrontare tutte le difficoltà che troverà lungo il cammino.
Certo, vivere queste difficoltà è poi un’altra cosa, visto che di mezzo ci sono tutti i disastri combinati al lavoro (quella bugia sulla gravidanza è un macigno immenso) ed una relazione ormai in bilico e difficile da mandare avanti. Graziato da attori bravissimi, tra cui l’Aaron Paul di Breaking Bad, Octavia Spencer, Nick Offerman e persino una ritrovata Megan Mullally (la Karen di Will & Grace), Smashed è però un film che appartiene in modo rilevante alla sua splendida protagonista: una Mary Elizabeth Winstead nel ruolo della carriera.
La ragazza, che finora aveva pian piano dimostrato un certo talento ma non aveva mai trovato il ruolo adatto con cui esplodere, dà dimostrazione di saper reggere una parte difficile ed ingombrante, a rischio overacting. Tra commedia e dramma, ma anche dolori umanissimi e momenti molto delicati, la giovane attrice ci regala un personaggio forte, problematico e deciso allo stesso tempo, carico di quelle sfumature che appartengono soltanto ai bei personaggi interpretati alla grande. Guardatela soltanto nella scena in cui si presenta al gruppo degli Alcolisti Anonimi, poi ne riparliamo.
Voto di Gabriele: 7.5
Smashed (USA 2012, commedia 91′) di James Ponsoldt; con Mary Elizabeth Winstead, Aaron Paul, Octavia Spencer, Nick Offerman, Megan Mullally, Mary Kay Place, Kyle Gallner, Bree Turner, Mackenzie Davis, Patti Allison – Qui il trailer.