X-Men: Dark Phoenix, la recensione: scialba chiusura in chiave femminista di una saga durata 20 anni
Sophie Turner contro tutti in X-Men: Dark Phoenix, dal 6 giugno al cinema.
8 anni dopo il prequel First Class, diretto da Matthew Vaughn, e con la Fox ormai acquisita dalla Disney, i ‘nuovi’ X-Men arrivano al loro capitolo finale con Dark Phoenix, esordio alla regia di Simon Kinberg, storico sceneggiatore della saga. Dopo aver messo mano al pessimo Conflitto finale, all’ottimo Giorni di un futuro passato e al balbettante Apocalisse, Kinberg si affida alla saga di Fenice Nera per il dodicesimo film dell’universo mutante, tornato alla Marvel dopo due decenni da battitori liberi.
L’intera pellicola, ben due volte posticipata dalla 20th Century Fox (prima novembre 2018, poi febbraio 2019, infine giugno 2019), ruota attorno al personaggio di Jean Grey, dal 2016 interpretata da Sophie Turner, celebre Sansa Stark di Game of Thrones. Introdotta negli X-Men sin da piccola, la Grey viene colpita da una potente forza cosmica nel corso di una missione spaziale di salvataggio. Un incidente che la trasforma in uno dei più potenti mutanti di tutti i tempi. Costretta a lottare con questo potere sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men, minacciando di distruggere il pianeta.
Ambientato negli anni ’90, che fortunatamente non diventano macchietta come avvenuto con gli ’80 di Apocalisse, Dark Phoenix paga immancabilmente l’uscita post-Endgame, perché il confronto con gli Avengers, anche semplicemente in chiave CG, è impietoso. Partiti con l’inevitabile prologo, che ci mostra una Jane sin da bimba incontrollabile, l’ultimo X-Men si affida anima e corpo alla scarsa espressività della Turner, novella Daenerys Targaryen nell’esplodere furente di rabbia, tramutando la famiglia di mutanti in un pericolo. Perché il devastante nemico per il Globo intero, è questa volta uno di loro.
Incapace di gestire ritmo e tensione, Dark Phoenix sbanda nella trama dinanzi al vero villain del film, interpretato da un’albina e bellissima Jessica Chastain, alieno che Kinberg dimentica per lunghissimi tratti, lasciandolo ai margini per oltre un’ora prima di ricordarsene nel finale, quando l’azione prende finalmente il sopravvento, regalando scene di ‘battaglia’ particolarmente accattivanti.
Peccato che sia troppo tardi, perché in precedenza la ricca e ampia famiglia X-Men cede battute con il bilancino ai suoi più amati personaggi, con Evan Peters/Quicksilver e Jennifer Lawrence/Mystica utilizzati con il contagocce, guardando forzatamente all’universo femminile. “Siamo sempre noi a salvare il Pianeta, dovremmo chiamarci X-Women“, sentenzia Raven nello sfidare James McAvoy/Charles Xavier, mentre Michael Fassbender/Magneto prosegue la sua infinita lotta tra bene e male e l’ombra di Wolverine, personaggio ormai appeso al chiodo da Hugh Jackman, si fa maledettamente ingombrante, causa assenza dal peso inevitabile. Kinberg, qui anche sceneggiatore, soppesa malamente action e introspezione, intimismo e spettacolarità, frenando una pellicola che di fatto nulla aggiunge di particolarmente nuovo, o anche solo necessario, al ventennale franchise Fox.
In attesa dei New Mutants di Josh Boone, incredibilmente slittati dal 2018 al 2020 causa infiniti problemi produttivi, la Fox divorata dalla Disney chiude con scarsa efficacia un ‘rilancio’ X-Men partito benissimo con Vaughn e proseguito ancor meglio con Singer, prima di incartarsi con due capitoli che tra passato, presente e futuro, hanno indirettamente motivato la fine di un’Era.
[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]
X-men – Dark Phoenix (Usa, 2019) di Simon Kinberg; con James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Sophie Turner, Tye Sheridan, Alexandra Shipp, Jessica Chastain, Evan Peters, Kodi Smit-McPhee, Olivia Munn – uscita giovedì 6 giugno 2019.