Home Festival di Venezia Venezia 2019, Babyteeth di Shannon Murphy: la meraviglia della vita dinanzi all’inevitabilità della morte

Venezia 2019, Babyteeth di Shannon Murphy: la meraviglia della vita dinanzi all’inevitabilità della morte

Lacrime e sorrisi nel film d’esordio di Shannon Murphy: Babyteeth, in corsa per il Leone d’Oro 2019.

pubblicato 4 Settembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 17:02

Un’esordiente assoluta in corsa per il Leone d’Oro alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Shannon Murphy è una delle due registe in Concorso al Lido, con un film inaspettatemente promosso tra i ‘grandi’ dal direttore Alberto Barbera. Perché Babyteeth, inutile girarci attorno, è un’opera che potremmo definire da ‘Sundance’, se non da Toronto, puntando visibilmente ad un pubblico mainstream.

Babyteeth è un ‘Romantic Cancer Movies’, genere rilanciato in grande stile nel 2015 dal fenomeno ‘Colpa delle stelle’. Protagonista Milla Finlay, adolescente gravemente malata che si innamora perdutamente di Moses, spacciatore senzatetto disconosciuto dalla madre e costantemente in cerca di farmaci, da vendere e assumere in gran quantità. I genitori di Milla lo detestano, anche perché decisamente più grande della figlia malata, ma dinanzi alla ritrovata felicità della ragazza optano per il compromesso, avallando l’insana frequentazione.

E’ un’opera prima che attraverso la morte ricorda a tutti noi quanto sia bella la vita, utilizzando i toni del sentimentalismo irriverente, questo Babyteeth che proietta su grande schermo una famiglia decisamente anomala, in cui la giovane Milla è probabilmente la più ‘normale’ di tutti. Perché nello script di Rita Kalnejais prendono forma stravaganti genitori, disarmanti vicine incinte, spiazzanti insegnanti di musica e orfanelli aspiranti violinisti. Ad unire tutti loro proprio Mollie, interpretata dalla lanciatissima Eliza Scanlen, già vista nella miniserie della HBO Sharp Objects, adolescente spremuta da una malattia che non le concede tregua. Ma è grazie all’amore, al primo vero amore, che Mollie ritrova la gioia di vivere, facendo precipitare qualsiasi concetto di morale tradizionale, sotterrato dall’avvento del marcio ma travolgente Moses, interpretato da Toby Wallace.

Dinanzi a questo colpo di fulmine la 15enne accetta il rischio di vivere una relazione impossibile perché consapevole che nulla ha più da perdere, lasciandosi andare, spogliandosi di qualsivoglia freno inibitore o preconcetto. Insieme a lei i due disfunzionali genitori, terrorizzati dall’inevitabile avvicinarsi dell’infame destino ma in cuor loro felici di aver ritrovato una figlia nuovamente viva, anche se per poco tempo ancora.

E’ un romantic-drama a tinte teen dall’indubbio impatto emotivo, quello diretto da Shannon Murphy, riuscita a far convivere umorismo e dolore con innegabile e robusta grazia. Ad essere irrimediabilmente malata è Milla, eppure nessuno dei co-protagonisti parrebbe passarsela meglio di lei, almeno dal punto di vista relazionale, ed è qui che Babyteeth si fa opera prima di pura furbizia, oscillando costantemente tra lacrime e sorrisi, eccessi comportamentali e forzature emotive.

L’australiana Essie Davis è una travolgente mamma perennemente narcotizzata dai farmaci, mentre Ben Mendelsohn è un intenso psichiatra sull’orlo di una crisi di nervi che fatica a digerire l’indigeribile, ovvero l’imminente morte dell’unica figlia, la sua costante infelicità. I genitori della ragazza non riescono a far altro che vivere il quotidiano, annaspando dinanzi all’inevitabile, da cui fuggono mentendo a se stessi.

Raccontare la malattia con leggerezza l’intento cavalcato dall’esordiente regista, in arrivo dal teatro e qui riuscita pizzicare corde inedite, tra sottile humor e cocente dolore, sfidando le regole dell’amore, della morte, della vita, della morale tradizionale e borghese. Un indie movie solo apparentemente finito non si sa come nel Concorso veneziano, quello della promettente e convincente Murphy, sperimentatrice in un genere abusato e da sempre sul baratro del ricatto emotivo, da cui la regista fugge. In parte. Perché il dramma arriva, puntuale e con tutto il suo carico di disperazione, ma senza farsi travolgere da quella melassa che solitamente affonda i film con malati cronici e innamorati. E’ meraviglioso essere vivi ed è ancor più meraviglioso mettersi a nudo per accogliere l’amore a pieni polmoni, suona questa viscerale giostra di due ore, dalla quale tanto la Murphy quanto la 20enne Scanlen scenderanno vincenti. Comunque vada a Venezia 76.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Babyteeth (Australia, 2019, drammatico) di Shannon Murphy; con Eliza Scanlen, Toby Wallace, Emily Barclay, Eugene Gilfedder, Essie Davis, Ben Mendelsohn – CONCORSO

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