Home Festa del Cinema di Roma Roma 2019, Downton Abbey, la recensione: dalla tv al cinema nulla è cambiato, fortunatamente

Roma 2019, Downton Abbey, la recensione: dalla tv al cinema nulla è cambiato, fortunatamente

La famiglia Crawley, con i suoi servitori al gran completo, è finalmente tornata.

pubblicato 19 Ottobre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 16:06

4 anni dopo l’addio all’acclamata serie tv, diventata la più nominata e premiata di sempre tra gli show non americani agli Emmy, Downton Abbey ha fatto il suo esordio su grande schermo con l’attesissimo film, che ha riunito l’infinito cast sotto l’attenta guida di Julian Fellowes, suo creatore nonché già premio Oscar nel 2002 con lo script di Gosford Park di Robert Altman.

Diretto da Michael Engler, regista di 4 episodi della serie tra il 2014 e il 2015, il film ha sbancato il box office americano, a tal punto da diventare il maggior incasso di sempre della Focus Features: 85,532,460 dollari, contro gli 83 dell’ex primatista Brokeback Mountain. Costato meno di 20 milioni di dollari, Downton Abbey ha raggiunto i 155 totali in tutto il mondo, tanto da meritarsi un già annunciato sequel, che potrebbe vedere i Crawley proiettati “nel futuro”.

Se la sesta e ultima stagione tv era ambientata nel 1925, Downton Abbey – The Movie riprende le fila del discorso nel 1926, con i sovrani del Regno Unito, il re Giorgio V e la regina Mary, inattesi ospiti nella sontuosa tenuta dell’aristocratica famiglia Crawley. Un arrivo reale che terremoterà l’intera dimora, servitù in testa, anche perché dinanzi ad una sfarzosa serata da preparare e una ricca cena da studiare nei minimi dettagli, i domestici di Downton dovranno lasciar spazio ai camerieri ‘reali’, alimentando antipatie, intrighi, scandali.

Sono trascorsi 5 lunghissimi anni, eppure parrebbero passati soltanto pochi mesi. Tornare a Downton Abbey è un po’ come tornare a casa, per chi ha seguito e amato la serie tv britannica nel corso delle sue sei premiate e acclamate stagioni. Merito di una scrittura che è rimasta inalterata, così raffinata e ironica, brillante e ricca di sfumature. Sfruttando lo stratagemma della visita reale, Fellowes riannoda e scioglie nodi che si credevano ormai inattaccabili, aggiungendo inediti personaggi e sottotrame necessarie a creare scompiglio nello Yorkshire. Nulla di realmente nuovo è stato inventato, ma qui risiede la forza di uno show che dopo aver seminato tanto bene e tanto a lungo non poteva far altro che ripartire da una doverosa comfort zone, da tutti pretesa.

Ci si torna a chiedere che senso possa avere un simile stile di vita nel 1926, con il mondo in continua evoluzione e la crisi del ’29 paurosamente alle porte, ma Downton Abbey deve resistere al passare del tempo e ai suoi inevitabili cambiamenti, che dinanzi ad una visita del re e della regina d’Inghilterra possono e devono aspettare.

Pensionato al termine della sesta stagione, torna così al suo vecchio incarico il monarchico Charles Carson, mentre Thomas Barrow, storico ‘villain’ che aveva sorprendentemente preso il suo posto, continua a vivere sulla propria pelle l’incubo dell’omofobia, all’epoca talmente esplosiva nel Regno Unito da considerare la prigione per gli omosessuali. Se Lady Mary Talbot accarezza perplessità sul suo futuro e quello della sua stessa famiglia, e Lady Edith Pelham vive con ansia un’attesa novità, Isobel Crawley e Violet Crawley continuano amabilmente a stuzzicarsi. E’ all’84enne Maggie Smith, iconica Contessa Madre di Grantham, che Fellowes ha nuovamente concesso le battute migliori, affidandole anche il mistero più succoso dell’intera pellicola, legato all’inedita Imelda Staunton, qui Lady Bagshaw.

Nient’altro che un episodio tv più ricco nel budget e lungo del solito, quello diretto da Michael Engler, leggermente affaticato e ridondante nella parte centrale, quando i contrasti tra servitù Reale e servitù di Downton si fanno più accesi e ripetitivi, ma in grado di volare alto nello splendido finale, che si fa come al suo solito assolutamente appagante, positivo e immancabilmente romantico, tra vecchi amori mai sbiaditi e nuove coppie da formare. Il cuore di Downton Abbey, che ha pulsato per anni sul piccolo schermo conquistando milioni di fan in tutto il mondo, è tornato a battere con ritrovato e inalterato vigore, ribadendo la propria impareggiabile capacità di essere soap d’opera di eccelsa qualità. Per i fan della serie un appuntamento che non deluderà le aspettative. Per tutti gli altri, ovviamente, un ingresso in tenuta da evitare, perché solo chi conosce realmente Downton Abbey potrà rimanere ammaliato dal suo abbagliante splendore d’altri tempi.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Downton Abbey (Uk, 2019) di Michael Engler; con Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Elizabeth McGovern, Maggie Smith, Imelda Staunton

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