La zona: recensione in anteprima e trailer italiano
La zona (La zona, Messico, 2007) di Rodrigo Plá; con Daniel Gimenez Cacho, Maribel Verdù, Daniel Tovar, Carlos Bardem, Marina de Tavira, Mario Zaragoza, Andrés Montiel, Blanca Guerra, Enrique Arreola, Gerardo Taracena.Città del Messico ha al suo interno una “zona” -da qui il nome del quartiere, e del film- privilegiata in cui ci abita la
La zona (La zona, Messico, 2007) di Rodrigo Plá; con Daniel Gimenez Cacho, Maribel Verdù, Daniel Tovar, Carlos Bardem, Marina de Tavira, Mario Zaragoza, Andrés Montiel, Blanca Guerra, Enrique Arreola, Gerardo Taracena.
Città del Messico ha al suo interno una “zona” -da qui il nome del quartiere, e del film- privilegiata in cui ci abita la ricca borghesia. Ci sono le villette a schiera, i giardini ridenti e curati, le famiglie perbene, le scuole migliori. Il tutto viene sorvegliato 24 ore su 24 dalla polizia privata e da decine di telecamere sparse per il quartiere. Ma dietro le mura, ci sta la dura vita della gente messicana comune.
Un giorno tre ragazzini riescono ad entrare nella Zona: cercano di derubare una casa, ma la proprietaria è sveglia. Finirà in tragedia per tutti, tranne per un ragazzino, Miguel, che si nasconde nel seminterrato della casa di Alejandro, un sedicenne il cui padre è a capo del tribunale “privato” della Zona che ha deciso di farsi giustizia da solo, cercando il delinquente e pagando la polizia affinché non cerchi il ragazzino…
Presentato a Venezia e vincitore del Leone del Futuro per la miglior opera prima, La Zona è il primo lungometraggio dell’uruguayano (ma ormai messicano d’adozione) Rodrigo Plà, dopo due corti di successo. E’ una pellicola che si può leggere sotto più livelli, iniziando dalla lettura dell’utopia che pian piano si sgretola e si traforma, per Miguel e poi per Alejandro, che vuole difendere il ragazzo, in distopia.
C’è il mondo perfetto, costruito artificialmente e controllato da un “grande fratello” interno, e c’è la classe sociale più bassa di cui non ci si deve interessare. Il muro che separa la Zona dal resto di Città del Messico ha un portone enorme da cui si può difficilmente entrare, se non con permessi, e per quanto riguarda Miguel invece è impossibile uscire.
Rodrigo Plà ci parla delle differenze di classe, dell’indifferenza dei pochi verso i molti, accentuata dalla ricerca dell’assoluto benessere e dell’egoismo. E lo fa con un meccanismo radicale quanto lo è la Zona, con le sue telecamere e la sua polizia privata. Il regista descrive l’essere umano nelle sue intenzioni più basse, convinto di poter creare un mondo di cristallo, lucido e perfetto solo dopo essersi bagnato col sangue.
Tutti gli abitanti sono d’accordo su una cosa: per preservare l’integrità della Zona, per continuare a vivere nel lusso, occorre uccidere Miguel. Comunque Plà non si dimentica di chi questa situazione non potrebbe mai sopportarla: ma accanto ad Alejandro e alla madre (“e così che lo stai educando?”, dice al marito riferendosi all’insegnamento di farsi giustizia da soli dato al figlio), ci sono solo quelli che porteranno dentro di loro un senso di colpa enorme e devono tacere.
La Zona dimostra intelligenza dall’inizio alla fine, sia nelle idee che vuole portare avanti sia nel modo in cui lo fa. Fotografia e colonna sonora sono all’attivo, e il ritmo e la tensione sono elevati: tra discorsi etici e morali che tirano in ballo l’umanità, la società, le classi, la libertà e la giustizia, ci si diverte e non poco. E tra le cose più belle dell’anno cinematografico inseriamo già la scelta finale di Alejandro.
Che sia un’opera prima, pur coi suoi lievi difetti (si poteva finire leggermente prima), non può che andare a vantaggio del film. E del regista, che ha già preparato il suo secondo lungometraggio, Desierto Adentro: vogliamo vederlo presto.
Voto Gabriele: 8
Dal 04 aprile al cinema.
Qui sotto il trailer in italiano: