Courmayeur 2012: Hitchcock – la recensione (Fuori Concorso)
Come promessovi, tocca al biopic di Sacha Gervasi, delicata trasposizione dal libro Alfred Hitchcock and the Making of Psycho, di Stephen Rebello. Film che ripercorre sommariamente il periodo immediatamente a ridosso della produzione di uno dei capolavori indiscussi del maestro della suspense, quello Psycho che per Hitch e per sua moglie comportò dei rischi molti alti.
Gervasi si trova qui alla sua prima prova in un film di narrazione, dopo essersi speso per anni in documentari e sceneggiature. Probabilmente stanno tutti qui i limiti di una pellicola che tenta di far luce su uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi, dandole un taglio un po’ approssimativo.
Hitchcock indugia sulla figura del suo protagonista smitizzandolo, e questo non dispiace. D’altra parte parliamo di un personaggio dalla battuta facile, che difficilmente si prendeva sul serio. Qui viene però fuori uno dei più rilevanti punti interrogativi della vigilia: che ruolo avrà l’imponenza di un personaggio come Alfred Hitchcock? Pregio, difetto o entrambi?
Il film si apre bene, esibendo un humor nero decisamente appropriato. Un buon modo per dare inizio alle danze, introducendo il suo protagonista, il quale assiste ad un quasi comico omicidio mentre sorseggia un tè. Non è ancora il tempo di entrare nel vivo della vicenda, ma ci viene offerta una pista su dove Hitchcock voglia andare a parare.
Il tono della prima parte è quasi favolistico, andamento suggerito ed enfatizzato da temi musicali spensierati, quasi gioviali. Dato il segmento biografico preso in esame, gli eventi, avulsi da quello che sarebbe realmente accaduto dopo, raccontano le avvisaglie di una disfatta. La carriera di Hitchcock è al top, e dopo aver firmato il suo 007 ideale (Intrigo Internazionale), nessuno può seriamente mettere in discussione la sua influenza sulla storia del cinema. Eppure è altrettanto difficile trovare qualcuno disposto a credere che quel paffuto personaggio sia ancora in grado di tirar fuori dal cilindro qualcosa di grande.
Dalle stelle alle stalle, Gervasi dà inevitabilmente per scontato che la storia di Hitchcock la si conosca, almeno per sommi capi. Ed in fondo la resa dell’intera operazione giace proprio su tale componente, ossia l’interesse ed il fascino che tale personaggio suscita a priori rispetto al film. Certi rimandi, certe scontate citazioni, finiscono col portare avanti un discorso che diversamente farebbe troppa fatica a reggersi da solo.
Per i “profani“, se così possiamo definirli, si tratta di qualcosa di ben diverso. Perché in fondo Hitchcock altro non è che un film tendenzialmente romantico, il cui centro è regolato dalla relazione tra il grande regista e la moglie Alma (Helen Mirren). Eccolo il vero protagonista, l’indiscusso termometro di questa pellicola. È esattamente il rapporto tra i due a dettare i tempi, influenzando i ritmi non solo della produzione di Psycho che viene fittiziamente descritta, ma anche quelli del film al quale assistiamo noi come spettatori.
Hitchcock ci parla di una coppia in crisi, paventando l’ipotesi che all’epoca si fosse a un passo dal perdere definitivamente uno degli autori più amati e che più ha influenzato il medium cinematografico. Tali promettenti premesse si scontrano però con una progressione spesso divertente, tuttavia asettica. D’altro canto la definizione di biopic tende ad essere fuorviante, se si pensa al risibile lasso di tempo preso in esame.
Quella messa in scena è la tragedia spirituale di un’artista che in pochissimo tempo rischia di perdere tutto ciò che gli è più caro: la sua carriera, la sua reputazione e sua moglie, alla quale, col senno di poi, le prime due sono strettamente collegate, se non addirittura subordinate. Straordinaria la Mirren, il cui personaggio tende in alcuni frangenti addirittura a sovrastare la figura del marito. Un Anthony Hopkins di alto livello, che opera una trasformazione piuttosto fedele, specie per quanto attiene alla voce. Un po’ meno autentico, invece, certi specifici elementi inerenti all’aspetto, nonché espressioni tipiche di Hitch; probabilmente inimitabile da questo punto di vista, data sostanzialmente la particolare conformazione del suo volto e della sua bocca.
Nulla comunque che incida in negativo; da questo punto di vista la recitazione è pressoché impeccabile, come quasi sempre accade con attori di origini britanniche. Alle estemporanee fiammate di Hopkins, l’altrettanto brillante Mirren oppone una tenuta da vera signora, producendosi in un exploit di pregevole fattura nell’ambito di un monologo che precede le ultime fasi. Il tutto invogliando ad una serie di domande, formanti un mistero: chi o cosa è Hitchcock? Inteso come simbolo, prima ancora che come persona.
Quel che resta è un film un po’ scostante, che non riesce ad oltrepassare la soglia del seppur sincero amore nei riguardi della persona alla quale è indirettamente o meno dedicato. La battuta, a dire il vero leggermente forzata, che chiude il film, pone fine in maniera un po’ goffa a una pellicola certamente gradevole ma che nonostante tutto non riesce a spiccare il volo.
Voto di Antonio: 6,5
Voto di Gabriele: 4
Hitchcock (USA, 2012). Di Sacha Gervasi, con Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, James D’Arcy, Jessica Biel, Michael Stuhlbarg, Toni Collette, Michael Wincott, Danny Huston, Kurtwood Smith, Ralph Macchio e Richard Portnow. Nelle nostre sale dal 21 Febbraio. Qui trovate il trailer italiano.