A Chiara: nuova clip e tutte le anticipazioni sul film di Jonas Carpignano
Tutto quello che c’è da sapere su “A Chiara”, il nuovo film del regista di “A Ciambra” premiato a Cannes 2021 e in uscita il 7 ottobre con Lucky Red.
Dopo l’anteprima nella sezione Quinzaine Des Réalisateurs al Festival di Cannes 2021, dove il film è stato acclamato dalla critica internazionale e insignito del premio Europa Cinemas Label, il 7 ottobre Lucky Red porterà nei cinema d’Italia A Chiara del regista Jonas Carpignano.
Trama e cast
La trama ufficiale: La famiglia Guerrasio si riunisce per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela. È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole per se stessa.
“A Chiara” è interpretato da Carmela Fumo, Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Giorgia Rotolo, Grecia Rotolo, Koudous Seihon, Pio Amato, Antonio Rotolo, Vincenzo Rotolo, Antonina Fumo, Giusi D’Uscio, Patrizia Amato e Concetta Grillo.
A Chiara – trailer e video
Trailer ufficiale pubblicato il 23 settembre 2021
Nuovi video ufficiali pubblicati il 5 ottobre 2021
Nuova clip ufficiale pubblicata il 6 ottobre 2021
Curiosità
- Il film chiude la trilogia di Gioia Tauro in Calabria iniziata con “Mediterranea” (2015) e proseguita con “A Ciambra” (2017).
- Jonas Carpignano è cresciuto tra Roma e New York. Dopo aver realizzato due cortometraggi che hanno vinto premi alla 68° Mostra di Venezia e alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2014, Carpignano ha diretto il suo primo lungometraggio, Mediterranea, selezionato dalla Semaine de la Critique nel 2015. Il suo secondo film, A Ciambra, ha debuttato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2017. Con A Chiara, il suo terzo film, torna alla Quinzaine e chiude la trilogia di Gioia Tauro in Calabria, il luogo in cui tutti e tre i film sono stati girati.
- Il team che ha supportato Jonas Carpignano dietro la macchina da presa ha incluso il montatore Affonso Goncalves, la costumista Nicoletta Taranta, lo scenografo Marco Ascanio e il direttore della fotografia Tim Curtin. Goncalves, Taranta e Curtin hanno tutti già collaborato con Carpignano per A Ciambra.
- “All’inizio non avevo affatto in mente l’idea di fare un trittico” – spiega il regista Jonas Carpignano – “Ma ben presto ho capito che volevo realizzare tre film su tre aspetti di questa città. Il primo era la comunità africana, il secondo, questa comunità rom un tempo nomade, ma divenuta completamente sedentaria e insediata a Gioia Tauro. Infine, la ‘Malavita’, le persone coinvolte nell’economia sotterranea creata dalla mafia.”
- Andando oltre i facili stereotipi e l’opacità dei pregiudizi, in questo terzo capitolo il regista firma un racconto di formazione dolceamaro, mantenendo l’ambientazione calabrese e rivolgendo la macchina da presa verso Chiara (interpretata dalla magnetica Swamy Rotolo, qui al suo esordio sul grande schermo), una ragazza di 15 anni dalla vita apparentemente normale, divisa tra amici, palestra e una famiglia affettuosa. Quando suo padre (Claudio Rotolo) parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che lo hanno spinto a lasciare la città. Inizia così il percorso di crescita di una giovane donna caparbia e volitiva, che si mette in cammino per trovare la propria bussola morale, fino a tracciare un percorso definito in equilibrio tra bene e male, conquistando così il proprio posto nel mondo e, soprattutto, la propria libertà.
- “Per me ‘A Chiara’ è molto più un film sulla famiglia di quanto non lo sia sulla mafia” – precisa il regista – “Non c’è dubbio che per numerosi aspetti la cultura mafiosa infiltri la vita quotidiana. Ma non è dominante, come pensa la maggior parte della gente e non assomiglia a quello che vedo spesso nelle fiction. Io, per esempio, non ho mai visto una sparatoria come quelle nei film in 10 anni a Gioia Tauro.”
- Le musiche originali del film sono state realizzate da Dan Romer (Luca) & Benh Zeitlin sotto la supervisione di Joe Rudge. Romer e Zeitlin hanno già collaborato con il regista Jonas Carpignano, in coppia per l’opera prima Mediterranea (2015) e Romer in solitaria per A Ciambra (2017)
Intervista al regista
Considera «A Chiara» come il terzo capitolo di un trittico iniziato con «Mediterranea» (2015) e proseguito con «A Ciambra» (2017)?
Certo. Sono arrivato a Gioia Tauro nel 2010. Due migranti africani erano appena stati aggrediti e quell’episodio ha segnato l’inizio di violenti scontri con gli abitanti della città, scontri che ho filmato in A Chjàna, il cortometraggio che ho realizzato prima di «Mediterranea». Nel frattempo, mi sono sistemato in città ed è lì che ho incontrato Pio e la comunità rom che ho filmato, più tardi, in «A Ciambra». All’inizio non avevo affatto in mente l’idea di fare un trittico, volevo solo filmare gli scontri razziali. Ma ben presto ho capito che volevo realizzare tre film su tre aspetti di questa città. Il primo era la comunità africana, il secondo, questa comunità rom un tempo nomade, ma divenuta completamente sedentaria e insediata a Gioia Tauro. Infine, la «Malavita», le persone coinvolte nell’economia sotterranea creata dalla mafia. Sapevo che avrei fatto questi tre film senza sapere esattamente quale forma avrebbero preso, ma ricordo di aver terminato il primo trattamento di «A Chiara» tre settimane prima di iniziare le riprese di «A Ciambra», nel 2016. Nei tre film, lei mostra Gioia Tauro come un laboratorio della globalizzazione. Penso che l’unico modo di raggiungere l’universale sia di essere precisi, intimi e locali. Questa città possiede qualcosa di molto particolare. C’è questa economia sotterranea, c’è una grande povertà ignorata dallo Stato e c’è l’arrivo in massa dei migranti. Prima del 2012, nessuno o quasi ne parlava. E io vivevo con Koudous Seihon, una persona che aveva compiuto quel viaggio. La sua realtà, la sua esperienza e quella dei suoi amici sono diventati la mia realtà. Con «A Ciambra» e «A Chiara», il processo è stato identico.
In «A Chiara», rivediamo i personaggi dei suoi precedenti lungometraggi.
Non ho mai voluto fare un unico grande film che raccogliesse i tre aspetti della vita di Gioia Tauro, i migranti, i rom e la mafia. Al contrario avevo voglia di essere il più preciso possibile, di parlare di individui e non di argomenti generici. E ovviamente, era scontato che i personaggi dei miei primi film, Ayiva di «Mediterranea», Pio e sua cugina Patatina di «A Ciambra», avrebbero fatto un’apparizione in questo nuovo film.
Come ha trovato Swamy Rotolo, che interpreta Chiara?
Ho avuto molta fortuna. Nel 2015 mentre preparavo «A Ciambra» abbiamo fatto un piccolo casting perché c’era una scena, alla scuola, che necessitava di alcuni figuranti. Swamy si è presentata con sua zia. All’epoca aveva nove, dieci anni. Avevo appena terminato la sceneggiatura di «A Chiara». La seconda volta che l’ho vista ho capito che era Chiara. Si dà il caso che io conosca molto bene sua zia, i suoi cugini, la sua famiglia. Durante tutti questi anni, l’ho vista crescere e non ho mai cambiato parere. Gioia Tauro è una città piccola e l’ho incontrata spesso, sul lungomare, che mangiava gelati con le amiche o una pizza con suo padre. Ho imparato a conoscerla meglio e ho riscritto la sceneggiatura pensando a lei nei panni della protagonista. Tutti i personaggi del film sono della sua famiglia.
Foto e poster