Abel – Il figlio del vento: nuove clip in italiano del film con Jean Reno
Abel – Il figlio del vento: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film drammatico con Jean Reno nei cinema italiani dal 29 settembre 2016.
Aggiornamento di Pietro Ferraro
Il prossimo 29 settembre Adler Entertainment porta nei cinema italiani la fiaba animalista Abel – Il figlio del vento, un lungometraggio che miscela fiction e documentario di cui oggi vi proponiamo 5 clip in italiano con scene tratte dal film diretto a quattro mani da Gerardo Olivares e Otmar Penker e interpretato da Jean Reno, Tobias Moretti e Manuel Camacho.
La trama di Abel – Il figlio del vento ci racconta della tenera amicizia tra un piccolo di aquila scacciato dal suo nido e un ragazzino di nome Lukas che soffre per la dolorosa perdita della madre. I due s’incontreranno, cresceranno e supereranno insieme la dolorosa separazione che li accomuna fino al momento in cui Abel ormai adulto dovrà tornare al suo mondo.
Abel – Il figlio del vento: trailer italiano del film con Jean Reno
Dopo la tappa al Giffoni il prossimo 29 settembre debutta nei cinema italiani Abel – Il figlio del vento, la fiaba animalista di produzione spagnola, realizzata tra fiction e documentario, diretta a quattro mani dai registi Gerardo Olivares con Otmar Penker.
Il cast vede protagonista la giovane rivelazione spagnola Manuel Camacho che torna a collaborare con Olivares dopo il campione d’incassi spagnolo “Entrelobos”, il veterano Jean Reno e l’attore austriaco Tobias Moretti (Il commissario Rex).
La trama ufficiale:
L’aquilotto più forte è destinato a scacciare dal nido il fratello più debole: questo è solitamente ciò che accade quando due piccoli di aquila si trovano a condividere lo stesso nido. Spesso accade anche tra gli uomini che, a ferirli, siano proprio le persone più vicine. Lukas, infatti, soffre a causa della freddezza che il padre mostra nei suoi confronti successivamente alla dolorosa perdita della moglie, morta nel tentativo di salvare il piccolo Lukas da un incendio. Il bambino porta sulle sue giovani spalle il peso della morte della madre. La storia della nostra aquila ha inizio nel nido in cui è nata. L’aquilotto primogenito scaccia il fratello più debole dal nido condannandolo a morte certa una volta caduto nel bosco. Ma il destino dà una mano al cucciolo: Lukas trova l’aquilotto, lo chiama Abel e decide di prendersene cura in segreto, offrendogli tutto l’amore e la compagnia che gli sono invece negati a casa. Sarà pronto Lukas, quando arriverà il tempo di restituire Abel alla natura selvaggia dalla quale proviene, a cominciare una nuova vita?
Abel – Il figlio del vento in antreprima al Giffoni 2016
Abel – Il figlio del vento porta la grande storia d’amicizia tra un ragazzo e un aquilotto al Giffoni 2016
Le “Destinazioni” della 46esima edizione del Giffoni Film Festival contemplano anche la presentato in anteprima nazionale di Abel – Il figlio del vento (Brothers of the Wind/ The Way of the Eagle, Austria 2015) di Gerardo Olivares e Otmar Penker, con il cast che conta il sempre gradito Jean Reno e l’aquilotto che anima la straordinaria storia d’amicizia e speranza del film.
La storia sceneggiata da Joanne Ready parte dalla lotta per la sopravvivenza di un giovane aquilotto, allontanato dal nido dalla rivalità del fratello primogenito e dell’incontro con Lukas ( Manuel Camacho), il timido dodicenne orfano di madre con un padre cacciatore e distante (Tobias Moretti) che lo trova e chiama Abel, allevandolo in un rifugio segreto con l’aiuto del guardaboschi Danzer (Jean Reno), fino al momento nel quale dovrà aiutarlo a spiccare il volto verso le più alte vette alpine.
Per sapere se Abel tornerà da Lukas che continuerà ad aspettarlo per anni, dobbiamo aspettare ancora qualche giorno, perché il Abel – Il figlio del vento prodotto da Terra Mater Factual Studios, sarà proiettato in anteprima nazionale al Giffoni Film Festival sabato 16 luglio, alla presenza del giovane protagonista Manuel Camacho e del regista Gerardo Olivares.
Per venderlo nelle nostre sale dobbiamo invece pazientare fino al prossimo 29 settembre, quando Adler Entertainment lo distribuirà al cinema, mentre Mondadori porterà in libreria il volume omonimo tratto dal film.
Abel – Il figlio del vento: Note di Produzione
L’inizio
Abel il figlio del vento è il risultato di un’entusiasmante fusione tra un lungometraggio e un documentario sulla natura e della collaborazione di due grandi professionisti: Otmar Penker, luminare nel campo delle riprese e della fotografia in ambienti naturali e soprattutto alpini, e Gerardo Olivares, acclamato regista di numerosi film. Nel 2011, Otmar Penker (Prince of the Alps) e Gerald Salmina (Mount St. Elias) decidono di combinare la loro esperienza nell’ambito delle riprese naturali a un copione destinato ad un lungometraggio. L’idea principale era di girare un’avventura tra le Alpi Europee che avesse come protagonisti un’aquila e un uomo.
In numerosi anni di carriera come regista specializzato in riprese nella natura mi è capitato spesso di lavorare con le aquile, ma mai come protagonista – anche perché le riprese che prevedono la presenza di aquile necessitano di molto tempo e di onerose risorse finanziarie. Visto che non ci sono molti film ben girati che prevedono la presenza di aquile reali, ci è venuto spontaneo pensare a questo rapace come protagonista della nostra emozionante avventura. – Otmar Penker
Ci siamo messi subito in moto, abbiamo contattato Red Bull Media House e abbiamo scelto la casa di produzione Terra Mater Factual Studios. Il passo successivo è stato quello di coinvolgere nel progetto Walter Koehler, grande esperto nella produzione di documentari sulla natura.
Conoscevo già Otmar e Gerald e la loro passione in questo campo. Attraverso Terra Mater Factual Studios avevo in programma di espandere l’impresa nel campo della produzione cinematografica. Questo film mi è sembrato perfetto per mettere in pratica tale progetto. Sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato facile amalgamare insieme due generi differenti – un film con risvolti drammatici e un documentario sulla natura. – Walter Koehler
Le riprese della flora e della fauna nel loro ambiente naturale
Per girare un film con queste particolari caratteristiche è stato necessario instaurare un approccio inusuale alla produzione. Solitamente il primo passo nella creazione di un film è la stesura della sceneggiatura, ma in questo caso è stato necessario partire dagli aspetti che riguardavano le riprese nella natura, soprattutto per via della grande quantità di tempo necessaria a Otmar Penker alla realizzazione delle riprese della vita selvaggia degli animali nel loro habitat. Abbiamo cominciato quindi a girare le scene nella natura anche se la sceneggiatura era ancora in una prima fase di stesura. Nel 2011, Penker assieme a una piccola troupe ha iniziato a girare nel più grande parco nazionale dell’Austria – Parco Nazionale Alti Tauri – le scene riguardanti la storia dell’aquila.
La sfida principale durante la fase di preparazione delle riprese è stato definirne la fattibilità tecnica e logistica, per due ragioni: in primo luogo, stavamo girando nel bel mezzo della natura e le riprese che coinvolgevano le aquile necessitavano di centinaia di chili di equipaggiamento che dovevano essere trasportati sul set; in secondo luogo, per raggiungere il set dovevamo camminare attraverso il poco praticabile territorio alpino per ore, arrivando spesso a raggiungere i nostri limiti fisici. – Otmar Penker
Lo sviluppo della storia e le nuove tecniche di ripresa
A gennaio del 2012, il produttore e autore di fama internazionale Joanne Reay (Everybody Loves Sunshine, DxM) ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura del film. Il centro dal racconto doveva prendere spunto dal fenomeno del “Cainismo”: si tratta di un comportamento diffuso in natura e osservato spesso nei rapaci che consiste nella lotta tra i piccoli appena nati per affermare chi tra di loro è il più forte e adatto a sopravvivere e a portare avanti la specie. Questo comportamento è tipico ad esempio delle aquile reali: quando le uova di una covata si schiudono, il più forte cerca di annientare il più debole gettandolo al di fuori del nido e condannandolo a morte certa. Questo è il destino dell’aquilotto più debole, a meno che qualcuno non intervenga in suo soccorso. Da qui è venuta l’idea di inserire nella trama di Abel il figlio del vento l’inaspettato intervento da parte di un umano che, per fatalità, si imbatte nell’aquilotto precipitato dal nido e decide di prendersene cura. Questo evento sarà fondamentale per la vita dell’aquilotto, ma anche la vita del suo salvatore prenderà grazie al rapace una piega inaspettata.
La prima volta che ho sentito parlare del film era il 2012, quando mi fu chiesto di impostare una prima bozza di sceneggiatura. L’idea mi ha affascinato fin da subito per la sua originalità. Da scrittore, devo ammettere che non mi era mai capitato che mi venisse proposto un progetto così stimolante e impegnativo allo stesso tempo: dovevo creare una narrazione per protagonisti umani che potesse essere intrecciata con una storia proveniente dalla realtà della natura, ovvero il ciclo di vita di un’aquila reale. – Joanne Reay
Volevamo che a emergere fosse l’incredibile relazione che si instaura tra un umano e un animale selvatico. Che si vedesse la magia di questo evento, la comunione di spiriti che si viene a creare tra i due protagonisti nonostante i diversi linguaggi e mondi di provenienza. – Gerald Salmina
Per realizzare al meglio una storia così unica e mantenere intatta l’autenticità dello scenario naturale, abbiamo dovuto sviluppare nuove tecniche di ripresa. Per farlo ci siamo avvalsi della collaborazione di Franz Schüttelkopf, Paul Klima, Michael Holzfeind e altri falconieri provenienti dall’associazione di falconeria Adlerarena Landskron. Tra i vari metodi sperimentati, abbiamo realizzato delle riprese aeree attraverso il volo in tandem di aquile e veicoli aerei ultraleggeri e abbiamo fatto uso di cannoni sparaneve per simulare una valanga. Le riprese più complesse sono state sicuramente quelle riguardanti le prime fasi di vita delle aquile. Per evitare il più possibile di disturbare i rapaci e di essere invadenti, abbiamo deciso di trasferire per un anno un esemplare femmina di aquila e i suoi piccoli, provenienti dalla falconeria, all’interno di una voliera rimodellata appositamente per ospitare le riprese e in cui potevano essere ripresi da una telecamera fissa. Dopo un primo momento necessario alle aquile per prendere confidenza con la telecamera, la loro vita all’interno del set appositamente ricreato è continuata senza problemi e le telecamere hanno potuto riprendere da vicino la routine quotidiana della famiglia di rapaci.
Questo progetto mi ha immediatamente colpito e ho iniziato da subito a sviluppare idee per realizzare le differenti riprese. – Franz Schüttelkopf
Attraverso questo stratagemma siamo riusciti e catturare immagini incredibili, mai viste prima, tanto che perfino Franz è rimasto stupito dai risultati ottenuti. Franz, con il suo modo tranquillo e prudente di lavorare, è stato fondamentale per la riuscita delle scene che avevo in mente. – Otmar Penker
Dovevamo trovare un modo per riprendere in alta definizione e da vicino il volo delle aquile e realizzare le fotografie aeree.
Volevamo riprendere le aquile mentre sorvolavano le vette delle Alpi e i canyon delle Dolomiti, luoghi a cui solamente questi magici animali – non a caso chiamati “Re delle Alpi” – possono accedere. – Gerald Salmina
E’ stato necessario molto impegno, pazienza ed esercizio per far sì che le aquile si abituassero a volare fianco a fianco con gli elicotteri dotati di un sistema di telecamere Cineflex. Le aquile sono state abituate al contatto ravvicinato con oggetti volanti attraverso l’uso di veicoli aerei ultraleggeri. Il pilota dell’elicottero cercava di volare vicinissimo al rapace, mentre Salmina riprendeva assieme al suo staff la scena, sperimentando metodi differenti per riuscire a cogliere i movimenti imprevedibili tipici di un uccello in volo. Tutti questi elementi, comprese le condizioni metereologiche, sono state studiate approfonditamente e il montaggio è stato realizzato in modo impeccabile per ottenere le magnifiche riprese aeree che vediamo in Abel il figlio del vento.
In realtà l’obiettivo del regista era ancora più ambizioso: voleva che le immagini fossero girate anche dal punto di vista dell’aquila.
Non volevo semplicemente installare una telecamera sulla schiena dell’aquila. La mia idea era di trovare la giusta prospettiva che mostrasse le emozioni dell’animale durante il volo e per farlo volevo filmare un primo piano dell’occhio dell’aquila e il momento in cui dal suo becco fa esplodere nell’aria il suo richiamo. – Gerald Salmina
Dato che non esisteva in commercio una telecamera abbastanza piccola da essere montata sulla testa dell’aquila e di offrire una risoluzione molto alta delle immagini, abbiamo deciso di crearla. Grazie al prezioso contributo del Fraunhofer Research Institute e di Andreas Gall, Direttore Tecnico di Red Bull Media House, è stata sviluppata una speciale telecamera in miniatura (HiRes).
Con l’avanzare delle riprese, si è reso necessario ingaggiare un regista idoneo al progetto. Il copione non era ancora completato e Gerardo Olivares, con la sua esperienza sia nel documentario sia nei lungometraggi, ci è sembrata la scelta migliore per portare a compimento il progetto. Inoltre, il suo ultimo progetto cinematografico, Among Wolves (2009), prevedeva il connubio di riprese impegnative in ambienti naturali e una narrazione emozionante. Il film, acclamato dalla critica e reduce da un ottimo successo al botteghino, racconta infatti la storia di un bambino cresciuto nelle terre selvagge del sud della Spagna.
Olivares si è detto da subito molto interessato alla realizzazione di Abel il figlio del vento e ha preso parte al progetto con entusiasmo. Una volta che anche il regista è salito a bordo del progetto, le riprese hanno preso una nuova direzione e sono state apportate alcune modifiche, ad esempio abbiamo preferito che il salvatore dell’aquila non fosse un solitario montanaro, ma un bambino alla ricerca di se stesso a seguito della perdita della madre. Il bambino protagonista avrebbe salvato l’aquila, instaurando con lei una profonda amicizia e dando inizio per entrambi a un cammino di libertà.
CASTING
Olivares non ha avuto dubbi quando si è trattato di scegliere l’attore che avrebbe interpretato il giovane protagonista, Lukas. Mentre stava girando Among Wolves aveva collaborato con un talentuoso ragazzino, Manuel Camacho, che nel film interpretava il ruolo del protagonista Marcos. Olivares ha deciso quindi di continuare la felice collaborazione creativa con Manuel Camacho anche per la realizzazione di questo film.
Avendo già lavorato con Manuel nel mio precedente film Among Wolves, avevo già in mente come impostare il lavoro assieme a lui. Manuel per me è come un figlio, ormai ci basta uno sguardo per intenderci. – Gerardo Olivares
Dopo aver confermato Manuel nel ruolo di Lukas, abbiamo pensato agli altri membri del cast e ai rispettivi personaggi che avrebbero dovuto interpretare: il guardaboschi Danzer e Keller, il padre di Lukas.
Per interpretare Danzer avevo pensato a un attore di respiro internazionale, ma che allo stesso tempo potesse essere credibile all’interno dell’ambiente europeo alpino che fa da cornice alla narrazione. Il nome di Jean Reno (Léon, I Visitatori) è stato tra i primi ipotizzati da Olviares e Köhler perché, oltre a soddisfare le due esigenze dette prima, Jean Reno possiede un timbro di voce caldo, piacevole e vitale molto adatto alla narrazione della storia. Danzer, infatti, è anche la voce narrante del film.
Gerardo è molto sicuro e deciso, sa cosa vuole, non è mai titubante ed è chiaro nel dirigere i propri attori. E’ estremamente professionale. – Jean Reno
Durante gli incontri creativi con Olivares e l’autore Joanne Reay, Jean Reno ha dato un contributo significativo allo sviluppo del proprio personaggio, dandogli un background personale che motivasse la profonda solitudine mostrata. Mentre narra le vicende del film, Danzer racconta anche della sua vita passata tra le montagne a proteggere la natura e le creature che la popolano. Attraverso la sua esperienza, Danzer aiuta Lukas a prendersi cura dell’aquilotto e a farlo crescere. In realtà sarà Danzer stesso a imparare un’importante lezione circa la bellezza della vita grazie al giovane Lukas.
A questo punto, restava da scegliere l’attore che avrebbe interpretato Keller. Volevamo un attore noto al pubblico germanofono e abbiamo pensato che Tobias Moretti rappresentasse la scelta perfetta. Moretti aveva da poco interpretato Lo straniero della valle oscura – The Dark Valley, un ruolo dark che per alcuni versi ricorda alcuni atteggiamenti che ritroviamo nel personaggio di Keller. Questo dettaglio ha catturato l’attenzione di Olivares, il quale ha voluto conoscere meglio Moretti. Walter Köhler, invece, aveva già lavorato con Moretti ad alcune produzioni ed è stato lieto di rinnovare la loro solida relazione professionale.
Nel 2011, quando iniziai a pensare agli attori che avrebbero composto il cast del film, mi vennero immediatamente in mente due nomi: il primo era Jean Reno e il secondo era Tobias. Ricordo la felicità che ho provato quando entrambi hanno deciso di prendere parte alla realizzazione di Abel il figlio del vento. Non potevo immaginare un cast migliore per interpretare i nostri personaggi in maniera così autentica. – Walter Köhler
LA FASE DI PRE-PRODUZIONE
Una volta completato il cast e definiti gli elementi della narrazione, è arrivato il momento di impostare la fase di pre-produzione. Olivares ha incaricato Oscar Duran come direttore della fotografia. Duran e Penker hanno studiato insieme quale fosse il modo migliore per girare le scene, specialmente quelle che prevedevano la presenza congiunta di uomini e animali.
A livello di regia, il film presentava tre grandi sfide.
In primo luogo, lavorare con gli animali è complesso e necessita una quantità di tempo che non è possibile definire in partenza; in secondo luogo, dovevamo affrontare il rigido clima alpino e il repentino cambio climatico e di luce; in ultimo, bisognava unire insieme in modo armonico attraverso una perfetta struttura narrativa alcuni elementi tipici di un film drammatico e altri presenti nei documentari sulla natura. – Gerardo Olivares
Per preparare le scene in cui Manuel Camacho doveva lavorare a stretto contatto con le aquile, Manuel è stato mandato alla falconeria di Landskron. Lì Manuel ha lavorato sotto la custodia di Franz Schüttelkopf, dimostrando di avere una grande affinità con i rapaci e imparando in breve tempo a gestirli. Durante il periodo di preparazione, l’insegnante di recitazione Mercedes Almarcha ha insegnato a Manuel alcune tecniche per recitare assieme ai rapaci e interagire con loro in modo naturale. Ovviamente è stato fondamentale anche che le aquile stesse prendessero confidenza con Manuel e che si sentissero a loro agio sul set. Olivares aveva già osservato, durante le riprese del film Among Wolves, l’abilità di Camacho nel creare dei legami con gli animali e anche in questo film ammette che è stato certamente molto bravo. La spontanea e intensa relazione che si instaura tra il ragazzino e l’aquila è il cuore pulsante di tutto il film.
Franz mi ha insegnato a prendermi cura delle aquile, ad aiutarle a prendere il volo e a rispettarle.
– Manuel Camacho
Le riprese sono state effettuate in un rifugio di montagna utilizzato come nascondiglio segreto da Lukas nei momenti di solitudine. Dopo essersi imbattuto nell’aquilotto, Lukas pensa che il rifugio rifugio possa essere un luogo perfetto dove allevare l’aquila e tenerla al sicuro da Keller. Per dare credibilità al film, era necessario trovare un luogo isolato, difficile da raggiungere e poco accessibile, anche se questo significava aggiungere una nuova sfida poiché, in concreto, bisognava trasportare in quel luogo tutto lo staff e l’attrezzatura necessaria alle riprese. Uno scalatore ci ha aiutato a trovare il luogo perfetto per le riprese. Una volta trovato il luogo adatto, lo scenografo Thomas Vögel ha ricostruito un modello di rifugio, lo ha smantellato e lo ha trasportato nel bel mezzo di un bosco ad un’altitudine di 2100 m e lì ha dovuto ricostruirlo nuovamente.
Abbiamo ricostruito il rifugio nella città di Vienna, successivamente è stato smantellato e trasportato nel Sud Tirolo con l’aiuto di due grandi autocarri, in seguito è stato assemblato all’interno degli studi di registrazione e poi nuovamente smantellato per poter trasportare in diversi colli gli 800 chili totali di materiale. L’eccezionale trasporto è stato realizzato grazie agli elicotteri messi al nostro sevizio da Air Service Cortina, dato che il set era raggiungibile solo a piedi attraversando un sentiero di 700 metri tra neve e ghiaccio. Una volta trasportato il tutto sul set è stato necessario assemblare il rifugio ancora una volta, lavorando spesso in condizioni atmosferiche pessime e con il vento che soffiava gelido. Nonostante l’enorme sforzo, tutto lo staff è riuscito a padroneggiare anche le peggiori situazioni con estremo coraggio. – Thomas Vögel
LA FASE DELLE RIPRESE
Dopo aver trovato i luoghi più adatti e aver assoldato una squadra di lavoro composta da austriaci, italiani, spagnoli e tedeschi, ha avuto inizio la vera fase delle riprese nell’aprile 2014 nella Defereggen Valley situata in nella zona orientale del Tirolo austriaco. Le prime scene in programma erano ambientate in inverno. La velocità era un elemento essenziale, poiché in quei giorni le temperature si stavano alzando anche nelle valli tirolesi di maggiore altitudine e la neve stava iniziando rapidamente a sciogliersi. La nostra squadra però è stata pronta e rapida nel catturare per tempo quegli ultimi spiragli di inverno .
Per girare le sequenze ambientate in estate, abbiamo spostato le riprese e tutta la squadra nella Ahrntal Valley situata nel Sud Tirolo italiano. La maggior parte delle riprese riguardavano gli interni e gli esterni del rifugio, quindi la difficoltà maggiore per la squadra si è rivelata dover raggiungere la location. Per realizzare il trasporto di tutto l’equipaggiamento e di tutte le persone abbiamo avuto bisogno di fuoristrada, funivie ed elicotteri. Ovviamente è stato necessario il supporto del Dipartimento di Logistica e di Sicurezza del Sud Tirolo per garantire la sicurezza e il corretto svolgimento delle riprese sul set alpino.
Le condizioni atmosferiche spesso si sono opposte ai nostri piani e, a causa dei numerosi e repentini temporali estivi, siamo stati costretti a modificare la programmazione delle riprese viste le conseguenti variazioni di ambiente e di luce provocate da queste ultime. Fronteggiare il clima alpino è stato una sfida impegnativa e stimolante. Tutta la squadra e i membri della produzione ringraziano sentitamente i contadini delle alpi per la cooperazione che ci è stata data e per aver permesso che le loro stalle fossero riutilizzate come rifugi per dare riparo al cast e allo staff durante gli imprevisti eventi atmosferici.
Nel mese di agosto del 2014 le riprese delle fotografia di Abel il figlio del vento erano ormai concluse. Restava da girare solamente la scena dell’epilogo, in cui Lukas è più grande di un anno e il paesaggio è ricoperto di neve. Abbiamo deciso di programmare la registrazione di quella scena nel mese di febbraio del 2015.
LA FASE DI POST-PRODUZIONE
La caratteristica migliore del film Abel il figlio del vento è certamente il connubio tra le vicende drammatiche vissute dall’uomo e la realistica e bellissima fotografia dell’ambiente naturale. Questa è la prima volta in assoluto che i due elementi vengono legati in un unico film per famiglie, quindi sia per Olivares che per Penker si è trattato di una sfida nuova all’interno di un territorio creativo mai esplorato prima.
L’idea iniziale era di affidare il film completamente alla direttrice del montaggio Karin Hartusch. Grazie alla sua visione giovane e innovativa, è riuscita a inserire insieme gli elementi principali dell’arco della narrazione. Successivamente anche Olivares ha preso parte alla stesura della trama, mentre l’intervento e l’esperienza di Penker sono stati fondamentali per rendere realistici tutti gli aspetti legati all’ambiente naturale. Entrambi i registi hanno espresso fin da subito la ferma convinzione nel voler ridurre al minimo gli effetti visivi e scenici anche per rispettare e proteggere il benessere delle creature che abitano la montagna.
Verso la fine delle riprese ha avuto inizio anche il lavoro della compositrice Sarah Class, con cui Walter Köhler aveva già lavorato in passato e aveva avuto modo di apprezzare per il suo stile epico e magico che sembrava perfetto come sottofondo alle magnifiche riprese e allo stile da fiaba del racconto. La composizione finale musicale è stata realizzata dalla Babelsberg Film Orchestra.
Ascoltare la Babelsberg Orchestra suonare il mio spartito è stata un’emozione incredibile.
– Sarah Class
La rappresentazione artistica ha raggiunto livelli altissimi inoltre, quando la produzione ha deciso di utilizzare il mixaggio dei suoni in Dolby Atmos®, una nuova tecnologia capace di creare un’esperienza uditiva a 360° per gli ascoltatori, facendoli sentire nel cuore di ogni scena.
L’ultimo pezzo mancante per arrivare a completare il progetto era la colonna sonora per il finale. Per scegliere questo delicato elemento, la produzione ha chiesto il parere di Martin Brem. Brem ha intuito immediatamente il messaggio del film – ovvero che tutti possiamo trovare la nostra via verso la libertà – e ha pensato subito a una canzone molto particolare “Freedom”, interpretata dalla cantante Rebecca Ferguson. Rebecca ha dato il permesso di usare la sua canzone per il film e ne è rimasta così colpita che ha voluto riscrivere alcuni passaggi della canzone per fare emergere la storia del giovane Lukas e ha ideato un nuovo arrangiamento acustico per rispecchiare gli aspetti naturali presenti nel film.
Abel il figlio del vento è un film speciale e unico nel suo genere grazie alla inedita fusione dei due generi per raccontare una favola sull’amicizia e sulla libertà scaturita dal magico incontro tra uomo e natura. – Walter Köhler