Alla ricerca di nuovi classici per un cinema quasi invisibile: decide il passare del tempo o lo sforzo della volontà?
C’è una grande voglia di un cinema classico, ovvero voglia di film che possano vincere premi, più che incantare ragione e sentimento
Noto la crescita di un bisogno di classici per creare un futuro al cinema. Non so se questo bisogno sia solo un’idea d’orizzonti, sulla scia della grande cinematografica; o se è un atteggiamento di frustrazione, anzi di disperazione.
Siamo tutti d’accordo nel celebrare i vario modo grandi registi come Stanley Kubrick che sono diventati subito dei classici indiscussi praticamente con tutti i loro film, da “Arancia meccanica” a “2001: odissea nello spazio”. Non ci sono dubbi neanche sugli italiani, da Rossellini e Visconti, da Antonioni a Fellini; però in certi casi sembra che un culto consolidato prenda il sopravvento su un ritorno serio a quei film per capire meglio sia le opere che gli autori, aggiornarsi.
In Italia, nel cinema siamo patriottici. Solo nel cinema e non è un caso. Sorridiamo al made in Italy della moda e della cucina ,ci mettiamo sull’attenti e ascoltiamo Fratelli d’Italia con la mano sul cuore. Segno di vecchie abitudini fascistoidi (anche)? O di voti idealistici, fare voti, per chiedere allo stellone del cinema, e di Cinecittà, la grazia di esistere?
Non so, anzi non voglio rispondere. C’è incompetenza e molto bisogno di tirare avanti comunque ai livelli degli esperti o comunque di chi decide i valori in campo, e cerca di finanziarli (burocrati, i veri produttori non ci sono quasi più). Bisogno e incompetenza che tendono a inseminare i nuovi classici come meglio possono. Magari questi arbitrari selezionatori del futuro, come dicono a Roma, ce provano; e ce magnano, anche se poco, qualche briciola.
Mi domando: Verdone è già un classico? E Argento? Bellocchio? E i Taviani? Interrogativi, a cui non so rispondere. Hanno fatto film che sono piaciuti, che mi sono piaciuti, ma…Sembrano dei frutti ancora non maturati non per il tempo trascorso dai loro ciak ma da un sentimento comune (pubblico + opionisti + storici) di cui non vedo riscontro. E il futuro? Gioco del lotto. Gratta e vinci.
Non esiste una consulta in cui si decide: il cinema ha sempre fatto da solo, ha creato i suoi classici e i suoi miti “da solo”, cioè sullo strascico di interessi e di valori che ha saputo suscitare e non per decreto.
La dico tutta? Sono molto molto preoccupato per Moretti, Garrone e Sorrentino- la nostra nazionale sconfitta a Cannes- perché sta emergendo in modo grossolano il film classico da festival, candidato alla vittoria, per coprire la mediocrità se non il vuoto di un cinema, il nostro, gonfio di portavoce tromboni e di addetti ai lavori dediti al miracolo dei pani e dei pesci. I pani e i pesci classici che poi purtroppo si rivelano classicamente soffritti nel falò degli sponsor vanitosi, a caccia di premi e premiucci per salvare le facce di bronzo di coloro che la portano con molta disinvoltura.