Amici come Prima, la recensione: 13 anni d’attesa per una reunion nostalgicamente volgare
Commedia en travesti per Massimo Boldi e Christian De Sica, dopo 13 anni di lontananza tornati in coppia con Amici come Prima.
Massimo Boldi e Christian De Sica sono stati la coppia regina della commedia italiana per circa 20 anni. Decine di milioni d’incasso e cinema presi d’assalto fino al 2005, anno in cui i due si separano rumorosamente. Natale a Miami di Neri Parenti fu il loro canto del cigno, fino alla clamorosa reunion di questo 2018 con Amici come Prima, film Medusa che vede De Sica nei panni del (doppio) protagonista, regista, co-sceneggiatore e persino cantante.
Chiaramente ispirato da Mrs. Doubtfire di Chris Columbus (sfacciata la scena della scelta della parrucca, semplicemente identica) e da Quasi Amici di Olivier Nakache e Éric Toledano, Amici come Prima riporta la storica coppia alle sboccate gag di un tempo, mai tanto sessualmente esplicite e visibilmente ‘queer’. Christian indossa gli abiti di Cesare, da tempo stimato direttore di un hotel di lusso di Milano, il Relais Colombo. Peccato che Luciana (una pessima Regina Orioli che faticosamente prova a rendere credibile una cadenza milanese), l’algida figlia di Massimo Colombo, storico proprietario della catena alberghiera, lo licenzi. Rimasto senza lavoro, e troppo vecchio per trovarne altri, Cesare si traveste da badante del suo ex capo, alla ricerca di una donna piacente per 5000 euro mensili, trasformandosi in Lisa. Cesare è così costretto a gestire e a tenere nascosta una doppia identità: da direttore di hotel tra le mura amiche di casa, con moglie e figlio rimasti all’oscuro del suo licenziamento, e da anziana ma procace ‘tata’ del birichino Massimo, 70enne dall’ormone impazzito.
Cinque autori per il soggetto e ben 4 sceneggiatori. Amici come Prima è stato partorito da un’autentica squadra di scrittori, ovviamente tutti uomini, compreso quel Fausto Brizzi per anni ‘padre’ dei cinepanettoni di delauretiisiana memoria. E non è un caso che proprio a quel tipo di comicità, ossessionata dal sesso, si guardi. Doppi sensi continui e raramente esilaranti, per la ritrovata coppia, neanche a dirlo trainata da un De Sica in grande spolvero. 31 anni dopo Bellifreschi, cult en travesti di Enrico Oldoini, Christian è tornato ad ostentare parrucche e tacchi alti, rossetto e ciglia finte, ribadendo per l’ennesima volta tutta la propria unicità comica, fatta di trasformismo vocale e mimica facciale, al fianco di un Boldi tutto smorfie e linguacce relegato su una sedia a rotelle.
Tra travestitismo, transessuali (compresa Elenoire Ferruzzi) e omosessuali, mai un ‘cinepanettone’ della coppia era stato tanto inclusivo, se non fosse che la visione del mondo LGBT di De Sica & Co. sia dannatamente stereotipata, con un aspirante rapper (interpretato da uno scadente Francesco Bruni) incapace di portare a termine una qualsiasi discussione senza un’inflessione al femminile, continuamente definito ‘culo’ dalla madre Lunetta Savino e incredibilmente consigliato da Francesco Facchinetti, secondo cui un omosessuale non potrebbe/dovrebbe cantare storie d’amore etero. Fortunatamente, toccato il fondo nel finale la sottotrama gay prende la strada dell’accettazione totale, mentre il plot principale procede spedito tra servizietti orali in una spa (era dai tempi di SPQR che non si parlava tanto esplicitamente di ‘pompe’), appizzamenti pubici in stile ‘Porno Titanic’ sulla prua di una barca, palpatine e ammiccamenti continui.
Paradossalmente, il film prende una strada più interessante solo e soltanto quando cadono trucchi e maschere, ovvero nel momento in cui la malinconia prende il sopravvento, lasciando ai due anziani attori un ruolo più umano, meno clownesco ed erotomane. Tornare insieme dopo 13 anni e cedere tanto gratuitamente al triviale dei tempi andati ha inevitabilmente macchiato una reunion che avrebbe potuto virare verso quella maturità che due attori come Boldi e De Sica meriterebbero di poter finalmente esplicitare. Persino in coppia e in un film dichiaratamente realizzato per suscitare ilarità di massa e a buon mercato.
Che ancora oggi si debba cavalcare il doppio senso sessuale, parlando unicamente di erezioni alla veneranda età di 70 anni pur di strappare una risata, è a dir poco deprimente. Alessandro Bardani, De Sica, Edoardo Falcone e Marco Martani, ovvero i quattro sceneggiatori, hanno chiaramente intrapreso la strada più semplice, con il pilota automatico, perché simile a quella più volte percorsa dai tanto criticati e spudorati successi del passato, se non fosse che il fisico dei due protagonisti sia visibilmente mutato, tra corporatura più massiccia, limiti motorii ed ovvie rughe, così come un certo tipo di comicità, negli anni diventata meno sfacciatamente brutale.
Svanito l’effetto nostalgia, Amici come Prima, co-diretto con mano sicura da Brando De Sica (per lo meno la macchina da presa si muove, evento più unico che raro), oscilla costantemente tra l’imbarazzo nei confronti di alcuni sketch e il tirato sorriso di qualche sparuto divertente momento, tra l’one (wo)man show di un Christian De Sica a briglie sciolte e il malinconico omaggio al bambinesco Massimo Boldi che fu, chiaramente impossibile da gestire con medesima disinvoltura visto l’inevitabile passare del tempo. Guardare all’oggi, più che all’altro ieri, sarebbe stata cosa buona e giusta, traghettando i due mattatori verso un presente, se non addirittura un futuro, maggiormente legato alla commedia del reale.
[rating title=”Voto di Federico” value=”4″ layout=”left”]
Amici come Prima (Italia, commedia, 2018) di Christian De Sica; con Massimo Boldi, Christian De Sica, Regina Orioli, Maurizio Casagrande, Francesco Bruni, Lunetta Savino, Paola Caruso, Luis Molteni, Shi Yang, Carlo Ponta – uscita mercoledì 19 dicembre 2018.