Venezia 2017, Ammore e Malavita – Recensione in Anteprima del film dei Manetti Bros.
Un anno dopo La La Land, Venezia torna a ballare grazie ad Ammore e Malavita. Ma con tutt’altri risultati.
Ammore e Malavita, loro settimo film, è stato travolto da calorosi e inattesi apprezzamenti, al termine di una proiezione stampa più volte interrotta da spontanei applausi. Ingiustificati, onestamente parlando, vista la qualità media di una pellicola indubbiamente divertente, colorata, kitsch e orecchiabile ma innegabilmente vacua, leggera, tecnicamente modesta.
Protagonista indiscussa Napoli, città omaggiata dai Manetti in lungo e in largo, tra melodramma e musicarello, con la moglie di un boss malavitoso, “’o re d’o pesce”, che prende a piene mani da un vecchio 007 per ideare un piano criminale che consentirebbe ad entrambi di sparire, di abbandonare l’Italia e vivere nel lusso. A rompere le uova nel paniere un’infermiera, capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato ma protetta da un suo ex storico fidanzato, di lei ancora innamorato e ‘sicario’ del boss, da tradire per salvare l’amata mai del tutto dimenticata.
Si canta sin dai primi minuti, in Ammore e Malavita, tra canzoni che dissacrano l’incubo Scampia e quesiti che prendono forma direttamente dall’interno di una bara. Marco e Antonio Manetti, ovviamente anche sceneggiatori insieme a Michelangelo La Neve, si divertono nel profanare la malavita campana sulle note create da Pivio & Aldo de Scalzi, già visti all’opera con Song ‘e Napule e chiamati a ripetersi con 15 brani che illuminano questo crime-noir in salsa partenopea.
Eccellenti nel ruolo del boss e di sua moglie Carlo Buccirosso, come al suo solito ineccepibile, e un’esplosiva Claudia Gerini (detta anche ‘Grazia Chelli’), con Giampaolo Morelli e Serena Rossi innamorati ritrovati, Raiz degli Almamegretta sicario e Luca Tommassini incaricato di far danzare l’intero cast. Ammore e Malavita è infatti un vero e proprio musical, con dialoghi cantati e scene di ballo coreografate, sempre volutamente sopra le righe grazie anche ai testi di Alessandro Garofalo in arte Nelson e Franco Ricciardi.
Esageratamente lungo (130 minuti, con il giocattolo che alla lunga stanca), il film nuota tra i generi senza mai prendersi sul serio, cavalcando l’esagerazione visiva e di scrittura per nascondere una regia da b-movie (a tratti televisiva) e una sceneggiatura che certamente non brilla in originalità (canzoni escluse). Dovendo/volendo osare, all’interno di questo Concorso, avrebbe forse avuto più senso rischiare con Gatta Cenerentola, ingiustamente relegato nella sezione Orizzonti ma certamente più stupefacente nel dipingere una Napoli criminale e musicale che ammalia, grazie ad una scrittura capace e ad un’animazione inaspettatamente sorprendente. Ammore e Malavita è invece puro e semplice divertissement, tanto pop e travolgente con le sue musiche quanto innoquo dal punto di vista cinematografico.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6″ layout=”left”]
Ammore e Malavita (commedia, musical, 2017, Italia) dei Manetti Bros; con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso – uscita in sala: 5 ottobre