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Amour Fou: recensione in anteprima del film di Jessica Hausner presentato a Cannes 2014

Festival di Cannes 2014: Jessica Hausner firma con Amour Fou un period romantic (cancer) dramedy ispirato alla storia vera del poeta romantico Heinrich von Kleist e di Henriette Vogel. Non è Lourdes ed è un lavoro per certi versi minore, ma resta una delizia.

pubblicato 17 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:39

All’inizio sembra che Amour Fou sia davvero un capolavoro. Alla fine non è così, e non c’entrano molto gli ovvi paragoni con lo splendido Lourdes. Più che altro il nuovo film della bravissima regista austriaca sconta troppo il tipo di approccio e stile, pur all’interno di un film dalla durata piuttosto limitata, che nella parte centrale ingessa il prodotto.

Però vai te a trovarlo oggi in giro un cinema del genere, rigoroso, ostinato e per certi versi persino originale. Vai te a trovare all’interno della filmografia delle nuove acclamate leve un’opera “minore” del genere, che devia rispetto al lavoro precedente ma mantiene una poetica salda e riconoscibile.

Amour Fou, coi suoi difetti, è delizioso. Lo è perché innanzitutto si rivela più stratificato di quel che può sembrare. Se in Lourdes era palese sin da subito che ci fossero livelli di lettura diversi e persino speculari che non si annullavano, in Amour Fou è meno scontato, anche perché a prima vista non c’è troppo da analizzare in questa strana storia d’amore ambientata durante il Romanticismo.

Ma la Hausner sposta con arguzia e in modo impercettibile il baricentro dai suoi personaggi verso l’epoca storica stessa, che diventa da un certo punto in avanti vera protagonista del film. I personaggi sono sempre inseriti in un contesto storico che è parte integrante della vicenda, e che quindi ovviamente non può che influenzare le loro scelte e decisioni.

Heinrich von Kleist vive con un tormento interiore che nulla al mondo potrà mai alleviare. Henriette Vogel prima legge un suo romanzo incentrato sul triste destino di una marchesa e ne resta affascinata, poi lo conosce di persona. Lui le fa una proposta: sta cercando una donna che sia disposto a morire assieme a lui, e vorrebbe che fosse lei.

Ma Henriette ha un marito e una figlia, Pauline, e la proposta non è certo delle più ordinarie. L’uomo comincia a corteggiarla, finché un giorno non le viene diagnosticato un tumore all’addome, e poco a poco la donna si convince che forse la proposta dovrebbe accettarla. Ora però i dubbi vengono allo stesso Heinrich, che deve capire se la donna è veramente convinta o meno della scelta: perché lei soffre per la morte, mentre lui soffre per la vita.

L’ironia grottesca che c’era in Lourdes la si ritrova anche in Amour Fou. Quasi ogni frase e ogni situazione potrebbe avere una doppia lettura: potrebbe essere ironica o serissima allo stesso tempo. Se questo è possibile è proprio grazie allo stile rigorosissimo e geometrico della regista, che riesce così a inquadrare benissimo un periodo storico in trasformazione, spesso ritenuto “caloroso” e passionale e che vive comunque di tutte le contraddizioni del caso.

Basterebbe vedere il percorso “medico” nel cercare la cura per Henriette per capirlo (il sonno magnetico!). Così i due protagonisti si ritrovano ad andare avanti e indietro anche nelle loro scelte, ritardando il momento fatidico del suicidio a causa di fattori esterni non ben determinati. Anche lo stesso Heinrich ha motivi per non fare il grande salto con Henriette, visto che aveva a fianco un’altra donna con la quale preferirebbe morire.

Girato quasi tutto in interni, Amour Fou scotta comunque una rigidità calcolata fino all’eccesso, giocandosi la possibilità di aprirsi a qualcosa di inaspettato. Così va solo avanti pr inerzia, e bisogna stare un po’ al gioco. Almeno fino al finale beffardo, che non può non ricordare quello di Lourdes

Voto di Gabriele: 7
Voto di Antonio: 6

Amour Fou (Austria 2014, drammatico 96′), di Jessica Hausner; con Christian Friedel, Birte Schnoeink.

Festival di Cannes