Ancora auguri per la tua morte, recensione: cambio di registro anomalo che dà un senso all’operazione ma non a tutto il resto
Spiazzante cambio di genere per il sequel di un film che, in linea coi prodotti targati Blumhouse, aveva sbancato al botteghino. Intuizione che però finisce col dare più senso all’esistenza di quest’operazione anziché al film in sé
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Tree è riuscita ad uscire dal loop. Così ci congedò Auguri per la tua morte, con questa giovane costretta a rivivere lo stesso giorno finché non avrebbe trovato il suo assassino, va da sé eliminandolo. Superfluo chiedersi come e in che misura sia possibile costruire sopra una premessa del genere, a fronte di una storia già consumatasi a quel modo, un sequel: il modo si trova sempre. Eppure le prime battute di Ancora auguri per la tua morte sono spiazzanti, una piega che lascia francamente ben sperare.
Ryan infatti salta in aria, stravaccato sul sedile lato guidatore, dove presumibilmente ha trascorso la notte. Siamo ancora nello stesso dormitorio del primo film, anzi, è proprio nella stanza in cui Tree si sveglia sistematicamente che questa prima scena si chiude. Si cerca di capire perciò dove Christopher Landon e soci vogliano andare a parare stavolta, finché, e non passa molto, si cambia registro: da horror giocoso a fantascientifico a dire il vero ugualmente leggero. Ryan e i suoi due amici hanno infatti creato un macchinario che, senza andare troppo nel dettaglio, fa viaggiare nel tempo.
Non si sa francamente come accogliere questa netta virata, sebbene sia innegabile che il tentativo abbia un suo perché, invece di insistere su una formula che aveva già detto abbastanza, a sua volta non inedita com’era. Si creano perciò più dimensioni parallele, ed è qui che il film, pur sforzandosi a volare basso, senza insomma prendersi troppo sul serio, rischia di restare vittima del suo stesso esperimento, che accumula scene e traiettorie per lo più fumose, ancorché godibili.
Va infatti detto che nulla o quasi di ciò che non convince in Ancora auguri per la tua morte distolgono del tutto da quella vena tesa a intrattenere; nondimeno il rischio d’incartarsi non solo si corre ma in alcuni casi si concretizza pure. Dato il cambio di genere, non si tratta più di scoprire chi sia l’assassino, bensì come agirà Tree una volta posta dinanzi a certe scelte. Sempre questione d’identità insomma, con la differenza che stavolta la protagonista dovrà scegliere la propria, vedersela con sé stessa insomma, anche se sì, la caccia ad un potenziale killer c’è ancora.
Il film manifesta una specie di consapevolezza rispetto non tanto alla complessità quanto al fatto che certe sue dinamiche, su cui poi in fondo poggia lo sviluppo della narrazione, siano acerbe, o perché concepite o perché esposte in maniera un po’ approssimativa. Quel “finto intelligente” che va ancora parecchio, anche se magari non come fino a qualche anno fa, con in più l’essere coscienti, sulla falsa riga di quanto evidenziato qualche rigo sopra, di non essere stati troppo scrupolosi nel costruire uno schema elaborato, anzi.
L’accenno scientifico è per lo più un pretesto, come spesso accade a Hollywood, per dare adito a discorsi e conflitti di tutt’altro tenore, in cui il lato emotivo ha (o dovrebbe avere) il sopravvento. C’è chi grossomodo ci riesce (vedi Interstellar) e chi no, quest’ultima fattispecie ahinoi la più frequente, e non senza ragioni. Manca perciò la spensieratezza di quel divertissement che è Auguri per la tua morte, a sua volta espressione di una o forse addirittura più formule, operazione che però trova comunque un suo equilibrio.
Questo sequel non regge il peso del cambiamento, che è quasi stravolgimento. Non si tratta di mettere in discussione la scelta, ché anzi appare apprezzabile, quanto manifestare delle riserve rispetto ad un processo di posticcia sofisticazione; senza questo velo aggiunto, ma nondimeno strutturale, avremmo in pratica il primo. Auguri per la tua morte, infatti, senza troppi fronzoli e alleggerito da questo strato che a tratti distoglie, sebbene senza essere soverchiante, funzionava in maniera quantomeno più spedita.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]
Ancora Auguri per la tua Morte (Happy Death Day 2U, USA, 2019) di Christopher Landon. Con Jessica Rothe, Ruby Modine, Israel Broussard, Suraj Sharma, Sarah Yarkin, Rachel Matthews, GiGi Erneta, Charles Aitken e Steve Zissis. Nelle nostre sale da giovedì 28 febbraio 2019.