Angry Birds – Il film: recensione in anteprima
Di pennuti incazzati e porci insopportabili. Malgrado i presupposti, con Angry Birds – Il film gli autori riescono a tirare fuori ‘qualcosa’ dai pochi, sgangherati e bizzarri elementi che hanno reso celebre la fortunata saga videoludica di Rovio
Red è un pennuto scontroso, il cui livello di tolleranza è davvero scarso: basta un niente per farlo adirare. Il giudice del mondo degli uccelli decide perciò, dopo l’ennesimo scoppio, di spedirlo in un centro di recupero per rimediare a questa sua cattiva inclinazione. Qui Red conosce altri che, più o meno come lui, faticano a controllarsi. Ma il vero problema è un altro: dei porci, a bordo di una nave, attraccano in questa terra a loro sconosciuta, con intenzioni apparentemente pacifiche. Di lì a poco, quando oramai tutti i pennuti dell’isola sono rimasti ubriacati dall’affabilità e dagli spettacoli suini, si scopre che le intenzioni degli inattesi ospiti sono ben altre.
Angry Birds è uno di quei progetti ardui a pensarsi, costretti di peso da un medium (quello videoludico) ad un altro (il cinema). Chi ha un minimo di familiarità con il titolo targato Rovio, poi, non fatica certo a comprendere come mai una trasposizione del genere appaia incerta a priori. Per tutti gli altri, il gioco consiste nello scagliare svariati tipi di pennuto verso queste costruzioni “abitate” da alcuni porci; il tutto servendosi di una fionda. Grossomodo la meccanica è questa, niente di più niente di meno. Certo, vi è poi il design stilizzato dei personaggi, cartooneschi ed irreali, che in larga parte viene mantenuto pure nel film.Un’opera per grandi e piccini, con una prima parte sorprendentemente interessante, salvo poi ripiegare nell’immancabile svolta action della seconda, che tende purtroppo a standardizzarla oltremodo. D’altronde, a posteriori, certe imbeccate sembrano addirittura coraggiose rispetto alle premesse, che tendono più ad un’avventura trasversale, capace, come accennato, d’intrattenere tutti. Né poteva essere altrimenti. Si pensi al discorso approntato nella prima metà, con questi suini che circuiscono i ben meno “avanzati” pennuti con giochi di fuoco, coreografie e spettacolo in generale: quando Red fa notare che qualcosa non va, quest’ultimo viene isolato e trattato da appestato, rozzo e meschino per via del suo pessimo senso d’ospitalità.
Non sanno ancora che quella dei suini è tutta una farsa, volta ad accaparrarsi il “tesoro” più grande di quella terra: le uova. Sì, siamo in piena metafora, come potrebbe esserlo una fiaba di Esopo, in cui ciascuna specie animale sta in luogo di una tipologia di uomo. Non sto forzando alcunché, dato che il rimando è palese: la società più “avanzata”, sebbene composta per lo più da tonti, è quella di stampo capitalistica, edonista ed arraffona, priva di scrupolo; dall’altro lato c’è la società dominata in quanto rimasta tecnologicamente indietro, che vive in un contesto più arcaico, fatto di dinamiche semplici. Naïf e perciò sbrigativo quanto si vuole, ma questo è.
A tutto ciò si aggiunge una traccia ulteriore, relativa ai sentimenti. La rabbia è nemica, vista come una malattia che rischia di rompere ogni equilibrio: per questo gli arrabbiati vanno rieducati, ed è già indicativo che a seguirli in questo processo di “guarigione” vi sia una che non ci sta con la testa, che a forza di reprimere la sua di rabbia vive di scompensi. Il senso ultimo è che l’ira va incanalata; basta sapere verso chi o cosa rivolgerla. Emerge perciò una sorta d’intento velatamente educativo, sebbene non moraleggiante, che pone Angry Birds sul livello delle opere per bambini. A patto che, per piccini, non significhi per forza di cose inadatto per gli adulti, i quali, al contrario, da una simile lezione potrebbero apprendere pure qualcosa.
Immancabili certi siparietti comici, taluni rimandi a mo’ di citazione, perché in fondo il Postmoderno lo si dichiara deceduto ma non di rado ce lo ritroviamo ancora in mezzo ai piedi (il disco d’oro degli Eagles nella tana dell’aquila, per come la vedo io, racchiude una doppia battuta piuttosto sagace). Possiamo stare qui a discutere quanto si vuole sulla necessità di un film del genere, questione tutt’al più di lana caprina. Angry Birds c’è e va considerato come qualunque altra operazione a cose fatte; e sarà che i presupposti per qualcosa di tremendo c’erano tutti, ma il risultato è discreto.
Se non si è disposti ad aprirsi almeno un po’, dando retta ad uno scenario in cui pennuti e suini si danno battaglia per delle uova, allora è inutile discutere. Diversamente va dato atto di un lavoro che riesce a trarre qualcosa di quantomeno divertente alla luce dei pochi, bizzarri elementi di cui si disponeva. Con in più almeno una lezione, questa sì sensata, che vale la pena tenersi: se dei porci ti rubano il futuro, al diavolo tutto, è tuo dovere incazzarti!
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6.5″ layout=”left”]
Angry Birds – Il film (Angry Birds, USA, 2016) di Clay Kaytis e Fergal Reilly. Con Jason Sudeikis, Josh Gad, Danny McBride, Maya Rudolph, Bill Hader, Peter Dinklage, Marcello Macchia, Alessandro Cattelan, Chiara Francini, Ike Barinholtz, Danielle Brooks, Keegan Michael Key, Jillian Bell, Tony Hale, Kate McKinnon, Hannibal Buress, Cristela Alonzo, Anthony Padilla e Ian Hecox. Nelle nostre sale da mercoledì 15 giugno.