Home Curiosità Apre all’UCI Cinemas di Orio Center la prima sala IMAX con laser, con lo schermo più grande d’Italia

Apre all’UCI Cinemas di Orio Center la prima sala IMAX con laser, con lo schermo più grande d’Italia

L’apertura della nuova e più tecnologicamente avanzata sala IMAX d’Italia presso l’Orio Center di Bergamo è stata un’occasione per sondare non soltanto il presente ma anche il futuro, tra proiettori di ultima generazione e virtual reality

pubblicato 24 Giugno 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 04:39

Inaugurata nella giornata di ieri presso l’UCI Cinemas di Orio Center, arriva la prima sala IMAX con proiettore laser in Italia. Detta così sembra fantascienza, peraltro nemmeno di buona qualità, mentre invece il salto tecnologico pare essere piuttosto notevole. Giovanni Dolci, Vicepresidente e responsabile per lo sviluppo delle sale in Europa e Africa di IMAX, ci ha illustrato il tutto approntando una stringata descrizione for dummies, giusto per far capire anche a noi profani, ma soprattutto agli spettatori, di che si tratta in buona sostanza: «anzitutto i benefici ricadono sulla nitidezza delle immagini. Senza prisma abbiamo un’immagine estremamente stabile, perciò mentre nei proiettori tradizionali, per via del prisma ed altre componenti, c’è una sorta di tremolio che non viene percepito dall’occhio ma crea una leggera sfocatura nell’immagine, qui abbiamo invece un’immagine estremamente incisa e con un contrasto straordinario».

A dire il vero nel corso della presentazione Dolci si è addentrato ulteriormente nella questione tecnica, spiegando che il prisma che si trova nei proiettori precedenti, compresi quelli IMAX, comporta dei riflessi i quali, oltre che sulla stabilità delle immagini, incidono per l’appunto sul contrasto e sui colori. Detto in parole povere, con il laser i neri sono più neri e i bianchi più bianchi, con un range di sfumature molto più ampio. Dibattuto invece è il discorso inerente alla grandezza dello schermo, pari all’incirca a 490 metri quadri; Dolci sostiene senza riserve che si tratta del più grande d’Italia e del più largo d’Europa, perciò a noi non tocca che fidarci. Tuttavia, proprio nei mesi scorsi, sono sorte le prime, contenute polemiche in capo alla questione, specie in relazione ad un’altra gloriosa sala, ossia l’Energia dell’Arcadia, a Melzo.

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Lascio però volentieri ad altri l’onere di dirimere a suon di numeri l’eventuale controversia, che per ora serpeggia per lo più in certi forum specializzati. Anche perché i dati nudi e crudi li trovate un po’ dovunque, e non penso che, al di fuori di qualche appassionato e/o esercente, siano in tanti coloro che si riscalderebbero più di tanto nell’assistere a dispute del genere. Quel che è certo è che in Italia non esistono sale IMAX altrettanto avanzate, con schermi così ampi. Tanto che Andrea Stratta, Amministratore Delegato di UCI Cinemas, ha illustrato la complessità dell’allestimento: il “telo” (perdonate il termine non tecnico) che copre il pannello, che da solo è costato circa cinquantamila euro, è stato fatto arrivare dal Canada, arrotolato sul muso di un aereo da trasporto merci, dato che non entrava da nessun’altra parte. Una volta giunto a destinazione è stato fatto passare da un grosso buco nella parete posteriore allo schermo, disteso lungo tutta la sala, non ancora dotata di poltrone, e tirato per aderire al supporto che lo regge. Totale di spesa per l’intera sala, tra architettura e tecnologia, oltre un milione di euro.

Come alcuni sapranno, infatti, IMAX si pone come esperienza a tutto tondo, curando perciò ogni aspetto dell’esperienza visione. Ma va pure oltre. Da anni la politica e la filosofia dell’azienda tende ad una sorta di accentramento, o per meglio dire uniformità, che coinvolge tutte le fasi dello sviluppo di un prodotto audiovisivo. Da qui il coinvolgimento di IMAX già a partire dalla produzione, con macchine da presa proprietarie o altre di terze parti, come l’Alexa, passate però dal vaglio degli ingegneri IMAX, quindi con la loro tecnologia implementata. Uno dei loro cavalli battaglia è infatti proprio questo: che ti trovi in Angola, Los Angeles o Milano, l’esperienza IMAX è la stessa. Non per niente, a film ultimato, vi è un altro passaggio intermedio, quello che porta alla lavorazione di master specifici per le loro sale. Sale dotate di tecnologia proprietaria pure sul fronte sonoro: nella nuova sala dell’Orio Center gli impianti audio non si trovano soltanto ai quattro lati, compreso dietro lo schermo dunque, bensì anche sopra, innestati sul soffitto, a fronte di un doppio proiettore 4K studiato appositamente per questo schermo di dimensioni notevoli.

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Il rapporto d’aspetto rappresenta un altro dato interessante: anche qui, cerchiamo di andare oltre ai numeri. È infatti risaputo che le sale IMAX oppongo un formato di 1.9:1 al 2.4:1 Scope classico, in buona sostanza immagini più estese sotto e sopra, anziché a destra e sinistra. La curiosità è che Dunkirk, uno dei film di punta di quest’anno per la società, potrà essere visto in un certo modo solo nelle sale IMAX; infatti persino nele sale dotate di proiettori a 70mm, come peraltro Christopher Nolan ha girato questo suo ultimo lavoro, nella parte superiore ed inferiore dello schermo mancherà parte dell’immagine – il che non significa che vi saranno delle bande, ma che semplicemente l’immagine sarà tagliata su entrambi i lati. Dunque, come confermato da Dolci, per vedere l’immagine “piena”, bisognerà recarsi per forza di cose presso una delle loro sale.

Prima di tornare a bomba su IMAX e poi chiudere questo nostro breve resoconto, non è affatto trascurabile quanto nuovamente Stratta ci ha confermato sotto nostra sollecitazione: sì, UCI Cinemas ha in cantiere delle rassegne di film anche meno recenti da proporre in determinati periodi. A quanto pare l’iniziativa è ancora in fase embrionale, ma la notizia è che, giusto per fare un esempio, qualora vi siate persi a suo tempo Interstellar o Gravity, potreste avere ancora altre opportunità. La seconda informazione, sempre elargitaci dall’Amministratore delegato, è che per il 2020 è già prevista un’altra sala IMAX nel più grande centro commerciale d’Europa, il Westfield di Segrate (MI).

Tornando alla sala IMAX with laser (questa la dicitura che trovate all’ingresso) di Orio Center, che profuma di nuovo come un’automobile appena uscita dal concessionario, dietro a numeri e dati astrusi non c’è per niente fuffa. Nel filmato di 25 minuti che ci è stato mostrato ciò che ci ha davvero colpito è la resa del 3D, già notevole in una tradizionale sala IMAX, come abbiamo qualche giorno fa avuto nuovamente modo di appurare con l’ultimo capitolo di Transformers. Il grosso problema della luminosità appare pressoché del tutto risolto, senza perdere alcunché pure su altri fronti, come per l’appunto quello della nitidezza. In attesa perciò della sentenza dei tecnici, quella dell’occhio è già stata emessa ed effettivamente il riscontro è decisamente lusinghiero.

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Infine abbiamo chiesto al più che disponibile Vicepresidente Dolci come procede uno dei test che più intriga chi scrive, ossia quello inerente agli spazi dedicati alla virtual reality. Attualmente IMAX ne ha attivati due a New York e Los Angeles, ottenendo feedback a tal punto positivi che questo esperimento sta per essere esteso anche ad altre città. La dinamica è sempre la stessa: costruire delle aree apposite, sempre nei centri commerciali, in cui è possibile prender parte anche a questo tipo d’esperienza. E in Italia, vedremo mai una cosa del genere? «Spero proprio di sì», conferma Dolci, «siamo veramente agli esordi. Pensiamo che ci sia un vero collegamento tra l’esperienza del cinema e le possibilità offerte dalla virtual reality. Vediamo che tutti stanno offrendo questa tecnologia come un gimmick, una diavoleria tecnologica; quindi mettono magari un paio di sedie in un atrio, la gente prova, dice che è affascinante e finisce lì. Noi vogliamo capire se sia possibile costruire una consumer experience attorno alla virtual reality; quindi con dei centri dedicati. E soprattutto se possiamo renderla sociale, perché il problema della VR è che è un’esperienza molto individuale. Perciò noi abbiamo costruito questi VR Centers».

Di che si tratta? «Sono dei centri con dei pod, a sé stanti, magari inserite nell’atrio di un cinema. Sono aperti, quindi vediamo che gli amici si fermano a vedere cosa fa l’amico grazie ad un monitor che mostra ciò che vede chi sta indossando il visore. E poi stiamo lavorando all’interattività, dunque due persone insieme nella stessa esperienza. Oltre ai due siti aperti a NY e LA ne apriremo a breve un altro a Manchester, il primo in Europa; se, come pensiamo, i consumatori rispondono bene, allora proporremo il tutto anche su altre location, compresa l’Italia». Quanto ci vorrà per questa valutazione? «Pochi mesi». Manco a dirlo, IMAX ha già da un po’ in cantiere, in concerto con Google, «una macchina presa per la virtual reality con qualità cinematografica. Il problema delle macchine in circolazione è infatti che non sono di qualità eccelsa». Peccato solo per il prezzo, attualmente fissato a un dollaro per minuto, come riporta un recente articolo apparso su Bloomberg. Per il resto che dire? Una società nata producendo documentari, oggi si cimenta in qualcosa che al momento sembra finanche più in là rispetto alla nostra capacità d’immaginare.