Home Recensioni Attesa e cambiamenti: recensione del film con Martina Stella

Attesa e cambiamenti: recensione del film con Martina Stella

Vademecum per aspiranti donne in stato interessante, con un pizzico di rivendicazione sociale e politica, che non guasta mai. Attesa e cambiamenti fa il verso a Lory Del Santo nonché a certe produzioni italiane “indipendenti” anni ‘90, restando però indietro sia rispetto alla prima che alle seconde

pubblicato 1 Novembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 01:44

[quote layout=”big” cite=”Anna]Che poi per evitare eventuali malattie genetiche basterebbe analizzare l’embrione prima dell’impianto in utero ma la nostra Legge non lo permette.[/quote]

Leggete la citazione di cui sopra così, tutta d’un fiato, senza segni d’interpunzione, senza pause, velocemente. No, davvero: fatelo e poi tornate qui. Fatto? Perfetto. Adesso siete nelle condizioni di capire in cosa consista Attese e cambiamenti, film che, «commedia che racconta di come cambiano le dinamiche all’interno delle coppie di fronte allo straordinario evento della genitorialità» (questa la descrizione che viene data). Tema attuale perciò, al quale ci si accosta mediante i codici difficilissimi della commedia. Il risultato, senza troppi giri di parole, è impietoso proprio perché prevedibilmente tale.

Attesa e cambiamenti rappresenta un tentativo estremamente maldestro ed in alcuni casi persino inopportuno, oltre che superato, di fare un discorso vagamente sensato su una questione, o per meglio dire, una serie di questioni che sono evidentemente al di là della portata. Alla delicatezza dei temi trattati viene apposta una sciatteria da tema delle medie, effetto più che altro di una scrittura elementare poiché sgangherata, viziata com’è dalla voglia di veicolare messaggi, per lo più avari di contenuti o semplicemente stantii.

Protagoniste sono due coppie, una composta da Anna (Samuela Sardo) e Tina (Roberta Giarrusso), l’altra da Beatrice (Martina Stella) e Gianni (Corrado Fortuna). Entrambe si trovano ad affrontare la gravidanza, chi concretamente, chi in un primo momento la sola idea, con tutti i dubbi, i limiti e le difficoltà del caso. Fattispecie che vengono però svilite da un approccio talmente grossolano che nulla di ciò che si vede appare vagamente verosimile. Tina non riesce ancora a comunicare all’ex-fidanzato e a papà e mamma pugliesi di essere lesbica, finché al padre (Antonio Catania), posto “fortuitamente” dinanzi alla realtà dei fatti, non gli viene rinfacciato quel periodo in cui la piccola Tina giocava con le macchinine e le figurine anziché con le bambole, mentre a carnevale si vestiva da Zorro.

A questo punto vien già da chiedersi a chi si rivolge Attesa e cambiamenti, con chi intende stabilire un contatto insomma. E non ci si lasci eventualmente fuorviare da affermazioni come «questo film vuole parlare a tutti» perché è chiaro che non sia così. Lo si comprende meglio assistendo alle estemporanee parabole del capo di Gianni e dell’ex di Tina: il primo, all’inizio del film, lascia intendere che se le scopa tutte, compresa la segretaria che poi dovrà licenziare dato che si sta innamorando di lui, mentre il secondo contribuisce ad uno scambio di battute surreale in palestra, nel quale emerge che i froci non sono normali e che soprattutto non gli assomigliano, sentendosi rispondere, con non meno acume, che «però sono normali quando pagano le tasse eh…» (si noti che quest’ultimo, in teoria, dovrebbe prendere le difese della categoria).

Per farla breve, la sotto-trama di entrambi si risolve in un locale gay: il primo, danzante a centro pista in abiti vistosi, a differenza di come l’abbiamo visto sino a quel momento, ossia in impeccabile giacca e camicia (sottile qui il lavoro di regia); il secondo dentro al cesso del locale medesimo, in compagnia di un trans. Siamo ancora all’introduzione di Omofobia 1, le basi proprio; attenti perciò, voi finti etero a cui sotto sotto il vizietto non dispiace. Da notare che, qualche scena prima, non ci viene nemmeno risparmiato il buon vecchio sketch della saponetta («non è che gnente gnente…»).

Sarà anche vero quel che si dice, ovvero che di cliché reiterati non è morto mai nessuno; tanto più che certe cose, se esistono, un motivo ci sarà. Ma una cernita va fatta, un filtro applicato, sennò dove sta la differenza tra un film e una barzelletta? Anche perché ciò che davvero manca ad Attesa e cambiamenti è quel passo in più, quel coraggio di lasciarsi andare del tutto anziché cercare di tenere in piedi la baracca. Per certo genere di produzioni c’è infatti un pre e un post The Lady, c’è poco da fare, e tutto si può dire a Lory Del Santo fuorché rimproverarle un mancato coraggio (o incoscienza), alla luce di un prodotto che è quella cosa lì, senza maschere o chissà cosa. Il trash, consapevole o meno, va insomma saputo fare, e non si contano i passaggi in cui Attesa e cambiamenti è sul punto di donarcene una fetta salvo poi nascondercela sotto il tavolo delle intenzioni nobili. Allora, se proprio ci si trova costretti ad una sortita negli anni ‘90, beh, di gran lunga meglio è tenersi stretto Jolly Blu: almeno lì c’erano le canzoni di Max Pezzali, non gli arrangiamenti di certi brani presi da iMovie.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”1″ layout=”left”]

Attesa e cambiamenti (Italia, 2017) di Sergio Colabona. Con Martina Stella, Corrado Fortuna, Samuela Sardo, Roberta Giarrusso, Paolo Conticini, Antonio Catania, Nicola Nocella, Elisabetta Pellini, Corinne Cléry, Eleonora Giorgi e Francesco Cassano. In DVD dal 13 ottobre 2017.