Ben Kingsley, 70 anni in 7 film
Dal trionfo di Ghandi ai flop degli anni ’90 fino alla rinascita con La casa di sabbia e nebbia. Le migliori interpretazioni dell’attore britannico nel giorno del suo compleanno.
Il 31 dicembre del 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, nasceva nella città marittima di Scarborough, in Inghilterra, Krishna Bhanji, figlio di un fisico indiano e di un’attrice di origini russe. Rimase ben presto affascinato dal lavoro della madre e dopo aver recitato in alcune compagnie teatrali di Manchester decise, raggiunti i ventanni, di iscriversi alla Royal Shakespeare Company e diventare un attore professionista e di cambiare il suo nome in Ben Kingsley prendendo spunto da un soprannome dato al padre. Negli anni ’70 approdò a Broadway, dove ottenne grande successo sia di critica che di pubblico per le sue interpretazioni a teatro, aprendogli la strada prima per la televisione poi per il cinema.
L’esordio sul grande schermo avvenne con il dimenticabile thriller Gli ultimi sei minuti e ci vollero ben dieci anni prima che Kingsley, ormai quasi quarantenne e al secondo matrimonio, tornasse a recitare per il cinema. Ma il suo ritorno fu epocale: Sir Richard Attenborough, attore e famoso regista grazie al Quell’ultimo ponte, lo scelse per interpretare Gandhi nell’omonimo biopic sul padre dell’India moderna. 8 Premi Oscar, tra cui uno e meritatissimo al protagonista, capace di impersonare il Mahatma in maniera intensa e sublime, raggiungendo una somiglianza incredibile. Uno dei migliori film biografici di tutti i tempi.
Raggiunto il successo internazionale l’attore è conteso dai migliori registi, ma incappa in una serie di film scialbi, tra i quali spicca solo Maurice, di James Ivory, in cui Kingsley affianca un giovanissimo Hugh Grant. Gli anni ’80 si chiudono senza grandi soddisfazioni, ma il nuovo decennio avrebbe dato un’occasione di riscatto all’attore: Bugsy di Barry Levinson. Il film in sé non fu memorabile, e Warren Beatty nei panni del gangster ebreo Bugsy Siegel non è lontanamente paragonabile ad altre interpretazioni di genere, ma la pellicola venne accolta favorevolmente, raccogliendo una messe di nominations sia gli Oscar che ai Golden Globes. Ben venne nominato per la sua interpretazione del boss Meyer Lansky e tornò sulla breccia. Nel ’94 venne chiamato da Steven Spielberg per Schindler’s List, dove ricoprì magnificamente la parte dell’imperturbabile ebreo Itzhak Stern, uomo di fiducia dell’eroico industriale tedesco. Il suo miglior ruolo dopo Gandhi.
Nuovamente sulla cresta si cimentò con generi diversi, sempre con grande professionalità ma con risultati non eccelsi, come nel fantascientifico Specie mortale o la commedia di Mike Nichols Da che pianeta vieni? L’interpretazione migliore di quegli anni è in La casa di sabbia e nebbia, toccante dramma diretto da Vadim Perelman e tratto dall’omonimo romanzo di Andre Dubus.
Nel 2005 lavora nuovamente (per il quale aveva recitato ne La morte e la fanciulla) con Roman Polanski nella sua rivisitazione di Oliver Twist, vestendo i panni lerci e le sembianze deforme del viscido Fagin. E’ l’ennesima rinascita.
L’anno successivo è nel cast della trasposizione cinematografica de L’ultima legione, ma si fa maggiormente notare per suo confronto a distanza con Morgan Freeman in Slevin – Patto criminale, un divertente gangster movie diretto dallo scozzese Paul McGuigan sulla falsariga di Tarantino e Guy Ritchie. Grande cast, grande ritmo, grande Ben.
Ormai anche il pubblico giovane, nato all’epoca in cui usciva Gandhi, apprezza l’attore britannico, interprete di ruoli diversi in generi diversi, dallo scabroso Fa’ la cosa sbagliata al dinamico thriller Transsiberian. L’ennesimo grande ruolo arriva però dalla collaborazione con un altro grande regista, Martin Scorsese, che gli affida il ruolo del dott. John Cawley, antagonista di Leonardo DiCaprio nell’ipnotico Shutter Island.
Attore duttile come pochi nel panorama internazionale spazia nuovamente dall’avventuroso fantasy Prince of Persia: Le sabbie del tempo al blockbuster Iron Man 3, fino al comico Il dittatore, anche sa la più memorabile interpretazione degli ultimi anni è sicuramente quella dell’anziano cineasta Georges Méliès in Hugo Cabret di Martin Scorsese. Un attore completo, un professionista di rara capacità, capace di vestire maschere diverse, dall’uomo di pace al gangster pronto a uccidere, sempre con grande credibilità. Tanti auguri Ben.