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Berlino 2013 – Paradise: Hope – La recensione del film di Ulrich Seidl

L’autore di Canicola consegna l’ultimo capitolo della sua trilogia “Paradise”.

pubblicato 9 Febbraio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 17:43

Con Paradise: Hope, l’austriaco Ulrich Seidl, già autore di Canicola consegna l’ultimo capitolo della sua trilogia “Paradise” un viaggio nel profondo degli antri più oscuri della poco luminosa vita austriaca. È la storia di una ragazzina sovrappeso che viene mandata a trascorrere le vacanze estive in un centro per giovani con problemi di obesità il cui fine è dimagrire attraverso l’esercizio fisico ma anche acquisire nozioni basiche per una alimentazione equilibrata.

Nel primo episodio della trilogia, presentato a Cannes, la protagonista era la madre della ragazzina in questione, alle prese con una serie di avventure spiacevoli nel corso di un viaggio in Kenya, che descrive la triste realtà del turismo sessuale femminile in Africa. Il secondo episodio è stato presentato a Venezia e racconta invece la storia tra sesso e religione della zia della ragazzina sovrappeso, e sorella della madre turista sessuale.

“Paradise: Hope” inizia con l’arrivo della protagonista nella clinica-centro estivo in cui si prepara ad affrontare un duro programma insieme ad altri adolescenti sovrappeso. Il gruppo è di 16 persone le cui giornate vengono scandite da un rigido allenatore, una istruttrice e un medico di mezz’età, un uomo attraente quanto solo, che dall’inizio della storia sembra sviluppare un’attrazione morbosa con la protagonista.

Conoscendo l’autore ti aspetti che le premesse producano situazioni violente o scene piuttosto esplicite, ma la relazione tra la ragazzina e il medico si sviluppa su un piano emotivo. Viene suggerita e non mostrata. Si capisce il turbamento di una giovane alle prese con genitori nulli, più che assenti, ed è facile trovare un’empatia con il gruppo di giovani che condividono la stessa stanza, le stesse ossessioni, e la stessa bellissima voglia di vivere.

Tutto ciò nonostante le stanze semivuote di una scuola cattolica invitino costantemente alla depressione. A differenza dei film precedenti della trilogia, ma anche dell’acclamato “Canicola”, Seidl non da l’impressione di disprezzare i suoi protagonisti. Si lascia il cinema piuttosto con una sensazione di tenerezza. Ma anche di fastidio.

Come nelle sue opere precedenti, l’autore austriaco è capace di estrarre lirismo e coreografia, da ciò che è evidentemente brutto e disordinato. Lo fa senza falso moralismo, per carità. Quello che non gli riesce, questa volta, è però mostrare la complessità di un uomo solo e turbato, il medico, che in questo caso non sembra essere mosso semplicemente da un impulso sessuale, ma da sentimenti veri, per quanto perversi.

Non è un pugno nello stomaco, come i fan dell’autore potrebbero volere. Il film ha però un senso all’interno della trilogia. Offre appunto “speranza” negli angoli bui di una realtà che disturba.

Recensione e Voto di Laura Lucchini: 7
Profilo Twitter: @NenaDarling

Paradise: Hope (Paradies: Hoffnung – Austria, Francia, Germania 2013 – 100 minuti) di Ulrich Seidl. con Melanie Lenz, Verena Lehbauer, Joseph Lorenz, Viviane Bartsch. Ecco il trailer.

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